Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte
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progetto 8 Misticismo, eroismo e stimmate<br />
testo del Patto sine nomine); il seggio del Comandante è posto di fronte alla Colonna del Giuramento<br />
e al Cristo crocifisso, nel circolo <strong>dei</strong> sedili in pietra destinati ai “sodales”.<br />
Nel ricordo <strong>dei</strong> gloriosi giorni della Grande Guerra e di Fiume, si ripropongono le spine in un motto,<br />
ma associabili alla corona del supplizio e della Vittoria (le stimmate di Francesco, la croce di Cristo...).<br />
Torna in questa chiave combattiva anche l’allusione a S. Damiano, con l’eroica resistenza delle<br />
Clarisse, che, nel medesimo periodo di sistemazione del Vittoriale (1924) divenne argomento di una<br />
progettata lauda drammatica (La Vergine e la Città), di cui ci parla, con dovizia di particolari, Fortini.<br />
(cfr. D’Annunzio..., cit., pp. 38-45.)<br />
L’opera letteraria-musicale non fu mai realizzata; restano però dichiarazioni dell’autore sui toni della<br />
sua ispirazione: Il 23 giugno 1925, giorno successivo alla commemorazione annuale dell’impresa<br />
leggendaria, così d’Annunzio telegrafava all’amico: «[...] io sono nella verità, considerando Francesco<br />
quale altissimo eroe generato da un popolo eroico. L’Ostia animosa di Santa Chiara splenda in<br />
perpetuo contro tutti i barbari di Oriente e d’Occidente, di Austro e di Borea [...].» (idem, p.44).<br />
Non si realizzò neppure un successivo progetto (che doveva portare lo stesso titolo) di poema corale e<br />
sinfonico dedicato a S.Caterina da Siena, anch’essa in atto di donare la propria vita per la liberazione<br />
della sua gente: nel 1932 avvenne l’incontro con Respighi al Vittoriale, per il disegno destinato a<br />
restare incompiuto per la morte del musicista. Ma se gli scritti restarono allo stato di abbozzo, la<br />
palazzina in pietra testimonia la fedeltà a quell’ispirazione.<br />
Era sentito come necessario riproporre, in bella evidenza anche agli eventuali visitatori del Giardino,<br />
il motivo del Francescanesimo Eroico, fervido soprattutto dal 1911 al 1920 (dalla Libia a Fiume) e<br />
ancora vivo nel nuovo progetto del Patto marino, alle soglie di una svolta drammatica per la storia<br />
italiana, che stavolta escluderà d’Annunzio in quanto scomodo spirito libero.<br />
Per altro verso, l’autocelebrazione sembrava vacillare nel momento stesso della spettacolare messa<br />
in scena: nella dedica della copia del nuovo Patto marino donata a Fortini, già nel novembre 1923<br />
l’autore definiva gli avversari politici “piccoli uomini men docili del lupo d’Agobbio, ma che il grande<br />
Serafico approva e benedice”, quasi affidando al Santo la risoluzione di un nodo destinato a non<br />
sciogliersi affatto. (cfr. A. Fortini).<br />
Poco prima lo stesso d’Annunzio aveva chiarito all’amico il motivo di tale stato d’animo: «Il Poeta si<br />
diffuse a narrare gli ostacoli che gli armatori ponevano all’approvazione del Patto marino. Ma egli<br />
sarebbe giunto a superare tutte le difficoltà. San Francesco aveva ammansito il lupo. Egli avrebbe<br />
fatto altrettanto.» (idem, p.178) Per il momento, comunque, il lupo evocato restò sulla carta, nella<br />
dedica all’amico e in un’illustrazione <strong>dei</strong> Fioretti, mostrata a suo dire agli irriducibili armatori (cfr.<br />
ibidem). Nel ’24, abbiamo visto, l’atmosfera si fece più triste, più meditativa e delusa, anche se<br />
l’Arengo continuò a testimoniare lo spirito battagliero dell’uomo.<br />
Dopo pochi anni (1929), acuitasi sempre più polemicamente la frattura con i politici, un energico<br />
Cacciatore con branco di lupi venne a sostituire il piccolo Frate Sole di Bardetti. Si trattò forse di un<br />
redivivo sussulto di orgoglio, che portava ad abbandonare più miti consigli in nome di un ritrovato<br />
“eroismo”: evidente, in tal senso, il riferimento ai compagni di lotta sul Veliki, i leggendari Lupi di<br />
Toscana...<br />
Ma ciò che appare più interessante è la nuova ambientazione della statuetta, nella Stanza delle<br />
Reliquie, con valenze più meditative e spirituali, a coronamento della tavola francescana. (cfr. V.<br />
Terraroli, Il Vittoriale, Mi, 2001, pp. 170-171).<br />
Già nel ’23 d’Annunzio aveva confidato all’amico l’intuizione che S. Francesco fosse l’espressione<br />
«più completa e più perfetta del sentimento religioso in tutti i popoli e in tutti i paesi.», anticipando<br />
nelle intenzioni il trasferimento effettivo dell’oggetto e la successiva considerazione di una valenza più<br />
“gratificante” e insieme più “umanamente universale” del Poverello di Cristo (cfr. D’Annunzio..., cit., p.<br />
177)<br />
Era nel frattempo giunto a maturazione il passaggio pressochè definitivo alla terza “maschera”<br />
francescana: il Santo delle stimmate e del Calvario, che conforta il lebbroso come lui piagato e lo<br />
trasfigura nel proprio patimento. Questa forma di francescanesimo troverà piena espressione in<br />
alcune stanze della Prioria, culminando nell’allestimento della stanza del Lebbroso.<br />
progetto 8 Misticismo, eroismo e stimmate<br />
PRIORIA<br />
FRANCESCANESIMO “MISTICO”<br />
Ambienti/oggetti Elementi notevoli<br />
Facciata Prioria [Sistemazione 1925-‘26]<br />
(muro centr., a sin. sopra bassorilievo), motto<br />
Facciata Prioria<br />
(muro centr., a sin.), iscrizione<br />
su cornice in pietra di Botticino<br />
Muro perimetrale della Prioria Finestre<br />
con grate imitanti il cordiglio francescano<br />
(dal 1929)<br />
Vestibolo Porta di S. Francesco: lunetta con<br />
S. Francesco di A. Landi (1925) e porta con<br />
rami d’alloro su fondo nero, occhio alato e<br />
motti<br />
Vestibolo Porta di S. Chiara: lunetta con S.<br />
Chiara di A. Landi (1923-‘24) e porta con<br />
rami d’alloro su fondo nero, occhio alato e<br />
motti<br />
Oratorio Dalmata Fonte d’acqua, coronata<br />
con lampada votiva in ricordo della madre e<br />
con iscrizione<br />
Oratorio Dalmata Caminetto in broccatello<br />
di Verona di G. C. Maroni (1925-1927) , con<br />
iscrizione<br />
Oratorio Dalmata Ampolla in maiolica<br />
bianca e azzurra: S. Francesco<br />
Vestibolo In prossimità della Scala di<br />
Giobbe, tavole in legno dipinto: alloro, occhio<br />
del veggente e motto<br />
128 Le vie dell’arte <strong>Sulle</strong> <strong>orme…</strong> <strong>dei</strong> <strong>collezionisti</strong> 129 Le vie dell’arte <strong>Sulle</strong> <strong>orme…</strong> <strong>dei</strong> <strong>collezionisti</strong><br />
“Pax et bonum...” (saluto francescano)<br />
“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra<br />
matre terra, / la quale ne sustenta et governa<br />
/ et produce diversi fructi con coloriti flori et<br />
herba”<br />
Santo “serafico”, ma colori scuri e scarsa<br />
illuminazione ambientale.<br />
Occhio alato simbolo del poeta veggente.<br />
Recto: “Nihil coinquinatum” / verso: “Pax et<br />
bonum”<br />
“Laudato sia mio Signore per suor Aqua la<br />
quale è molto utile et humele et preciosa et<br />
casta”<br />
“Lodato sia mio Signore per frate fuocho per<br />
lo quale tu alumini la nocte et ello è bello et<br />
iocundo et robustissimo et forte”<br />
Atmosfera “lieta”, nonostante le stimmate<br />
(Francesco nella natura, colori chiari)<br />
Testo iscrizione: “Ego sum Gabriel qui asto<br />
ante deos, alitibus de fratribus unus, oculeus<br />
Postvortae alumnus, arcani divini minister,<br />
humanae dementiae sequester, volucer<br />
demissus ab alto, princeps et praeco.”