Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte
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progetto 1 Io sono un collezionista progetto 1 Io sono un collezionista<br />
Ecco il prodotto della ricerca:<br />
IL CARDINALE ANGELO MARIA QUERINI<br />
Angelo Maria Querini nacque a Venezia nel 1680 in una<br />
famiglia fortunata: il padre era procuratore e il fratello<br />
maggiore era sicuramente generoso; lo accompagnò<br />
infatti a studiare in varie città d’Italia, tra cui anche la<br />
nostra Brescia, esattamente nel collegio <strong>dei</strong> nobili di S.<br />
Antonio.<br />
Da studente Angelo Maria doveva essere un vero<br />
secchione, infatti era particolarmente interessato alle<br />
lingue classiche, come il latino e il greco, ma studiava<br />
volentieri anche l’italiano e la matematica.<br />
A Pisa si laureò in Diritto Canonico, cioè della Chiesa.<br />
Dopo la laurea intraprese un lungo viaggio, che durò<br />
tre anni, su e giù per l’Europa, come erano soliti fare i<br />
“rampolli benestanti”. Attraversò la Francia, la Germania,<br />
l’Inghilterra, il Belgio e l’Olanda e strinse amicizia con molti studiosi colti, come Voltaire e Federico II di<br />
Prussia, con i quali ebbe per molti anni scambi di lettere.<br />
Da quanto abbiamo capito, per lui il viaggio non fu una lunga vacanza, ma davvero una<br />
continuazione degli studi, perché confrontò il suo sapere con quello di altri “cervelloni” come lui.<br />
Venne chiamato da molte Università europee ad esprimere le proprie opinioni e tenere conferenze,<br />
contribuendo di fatto ad avvicinare la religione Cattolica a quella Protestante, che aveva incontrato in<br />
Germania, dove si era particolarmente diffusa.<br />
Rientrato in Italia venne nominato Abate Generale dell’Ordine Benedettino, di cui studiò le radici storiche.<br />
Si recò poi a Corfù, dove ricevette la cattedra episcopale.<br />
Ma a Corfù, isola della Grecia, probabilmente fu mandato perchè gli fosse impedito di pubblicare notizie<br />
storiche scomode sulla storia del paese di Comacchio. Insomma, tutto il suo sapere cominciava a dare<br />
fastidio a qualcuno…<br />
Nel 1727 fu nominato vescovo di Brescia.<br />
Anche da noi Angelo Maria Querini manifestò un carattere energico, un’intelligenza vivace e coltivò il suo<br />
interesse per la letteratura, la storia, la filosofia e la teologia.<br />
Ma soprattutto si appassionò all’archeologia raccogliendo anche molti reperti e gettando le basi del<br />
nostro Museo di S. Giulia.<br />
Spesso si oppose al Papa per il suo carattere polemico, ad esempio quando voleva conservare alcune<br />
feste di precetto che invece il Papa voleva abolire… avete capito bene? Voleva mantenere più feste<br />
possibile! Simpatico, vero?<br />
Altro motivo per il quale questo intelligentone ci è simpatico: fu un grande collezionista, proprio come noi<br />
bambini. È vero, lui collezionava, si dice, per amore della cultura, ma secondo noi chi colleziona ama un<br />
po’ giocare…<br />
Querini raccolse e catalogò monete, medaglie, oggetti archeologici, copertine particolari, stampe,<br />
incisioni raffinatissime, miniature, stemmi, lettere (circa 7000), che riceveva dai molti uomini colti con i<br />
quali si confrontava e, soprattutto, libri.<br />
Acquistò oggetti preziosi come il Dittico Queriniano.<br />
Si tratta di un raffinatissimo bassorilievo in avorio che<br />
raffigurava scene mitologiche.<br />
Probabilmente all’inizio era il coperchio di un cofanetto<br />
“amatorio”. Che significa? Era una di quelle scatole (o<br />
meglio scrigni) nelle quali le donne conservavano i loro<br />
anellini e gli altri piccoli gioielli, o le lettere degli innamorati;<br />
ma venne poi utilizzato come copertina di un libro.<br />
Il Dittico fu oggetto di contrasto con altri studiosi come<br />
Scipione Maffei, il quale negava che il reperto fosse<br />
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autentico e prezioso. Tra Querini e Maffei ci fu uno scambio di lettere avvelenate, senza arrivare ad<br />
una soluzione, finché Bartoli, un altro illustre studioso, diede ragione a Querini affermando che il<br />
Dittico era autentico e di inestimabile valore. Ma allora entrambi i contendenti erano già morti e per il<br />
nostro Vescovo era troppo tardi per gioire…<br />
Oggi il Dittico Queriniano è esposto nelle sale del Museo di Santa Giulia, dove potete vedere anche un altro<br />
Dittico posseduto in passato da Querini: è il Dittico <strong>dei</strong> Lampadi, dove si vede un antico console romano<br />
che, su una tribuna, dà l’avvio ai giochi.<br />
Sotto ci sono quadrighe di cavalli che corrono intorno a un obelisco, la loro meta.<br />
Come abbiamo detto, le collezioni di Querini, che secondo noi lo avranno divertito ed appassionato,<br />
avevano uno scopo profondamente culturale di ricerca storica ed artistica, ma dovevano anche servire a<br />
rendere onore alla città di Brescia e a chi aveva contribuito a raccogliere tali oggetti preziosi.<br />
È comprensibile, del resto anche noi siamo orgogliosi delle nostre piccole collezioni!<br />
Ma vediamo cosa fece Querini per la nostra città: innanzitutto si prese cura della costruzione<br />
del Duomo Nuovo, poi del Collegio Vescovile di S. Eustacchio e della chiesa e monastero delle<br />
monache Salesiane di Darfo. Ma soprattutto rese Brescia uno <strong>dei</strong> centri culturali più attivi in<br />
Italia. In quel periodo la città venne chiamata “Repubblica <strong>dei</strong> letterati”. Fu l’unico momento in cui<br />
Brescia fu paragonabile ad una corte.<br />
Querini curò la formazione morale, culturale e intellettuale del clero, così come <strong>dei</strong> cittadini di Brescia.<br />
La sua opera più importante, infatti, fu la Biblioteca Queriniana, inizialmente destinata alla Chiesa,<br />
ma poi donata alla città.<br />
Essa nasceva come un’iniziativa modernissima: doveva essere un<br />
luogo di cultura per tutti i bresciani, la “casa della cultura”, e doveva<br />
essere al tempo stesso una casa e un museo.<br />
Infatti essa divenne un centro culturale, un luogo di incontro, di dibattito<br />
e di confronto.<br />
I primissimi libri raccolti e recuperati da Querini provenivano da una sua<br />
vecchia donazione, poco valorizzata, che aveva fatto al Vaticano. Deve<br />
aver pensato: “Mettete i miei libri in uno sgabuzzino? all’umidità e alla<br />
polvere? Allora me li riprendo, vedrete che i bresciani ne saranno ben<br />
contenti!”… Ve l’avevamo detto che aveva un bel caratterino!<br />
Al ritorno i ragazzi hanno prodotto con facilità<br />
la seguente relazione:<br />
VISITA ALLA QUERINIANA<br />
Il lavoro di ricerca ha avuto una<br />
continuazione molto piacevole: la visita<br />
alla Biblioteca della città, da tutti sentita<br />
nominare, ma da nessuno visitata.<br />
La visita ha avuto una guida d’eccezione,<br />
il signor Ferraglio, il responsabile della<br />
Queriniana, ed è stata documentata da<br />
fotografie e riprese.<br />
L’ingresso attuale della biblioteca Queriniana, in via Mazzini, è una<br />
stretta porticina indegna di un edificio di tale importanza.<br />
Infatti non è altro che l’entrata secondaria del palazzo vescovile.<br />
Un tempo, per accedere alla biblioteca, si passava proprio dalle<br />
sontuose stanze del palazzo. Così aveva voluto il Cardinal Querini<br />
quando donò alla città di Brescia la sua immensa raccolta di libri.<br />
Come abbiamo detto, il cardinale li aveva raccolti non solo per la<br />
sua passione culturale, ma anche per collezione: amava i libri per<br />
come erano fatti, decorati, rilegati, arricchiti.<br />
In essi era raccolta la storia, il pensiero, l’eccellenza preziosa di<br />
un’intera società.<br />
In quel periodo storico, nobili ed<br />
ecclesiastici come Querini presero l’abitudine di far studiare i reperti<br />
delle loro collezioni, far pubblicare dotti cataloghi, perché si rendevano<br />
conto di possedere oggetti preziosissimi, di cui si doveva tramandare<br />
la memoria e il cui possesso aumentava il loro prestigio.