Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte
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progetto 6 D’Annunzio esteta: gli animali, gli oggetti da collezione progetto 6 D’Annunzio esteta: gli animali, gli oggetti da collezione<br />
simbolizzata e volutamente sublimata, in cui ogni oggetto assume per il Poeta rilevanza<br />
allegorica ed è scelto come le parole, musicali ed evocative, della sua scrittura. D’Annunzio<br />
stesso ci suggerisce questa interpretazione, quando scrive: “[…] Tutto… è qui (nel Vittoriale<br />
degli Italiani) da me creato e trasfigurato. Tutto qui mostra le impronte del mio stile nel<br />
senso che io voglio dare al mio stile. […] Tutto è qui dunque una forma della mia mente, un<br />
aspetto della mia anima, una prova del mio fervore. […]. (Dall’Atto notarile di donazione del<br />
Vittoriale all’Italia del 1930).<br />
Il Vate è, anche, “addobbatore”, un artista – arredatore, infatti riconduce ogni sua acquisizione<br />
di oggetti non solo ad esclusivi criteri simbolici, ma anche di bellezza, talvolta puramente<br />
estetici, artistici e formali, nonchè storico – culturali, sebbene il valore evocativo – simbolico<br />
e materiale di ogni oggetto prevalga su quello stilistico – formale. Nelle stanze della Prioria,<br />
d’Annunzio, come sostiene Valerio Terraroli nel suo saggio “d’Annunzio e la Cina”. Il fascino<br />
di due culture, non dimostra di essere un collezionista nel vero senso della parola, ma<br />
sembra esibirsi come artista che liberamente crea con oggetti, decorazioni e mobili, forme<br />
nuove, singolari accostamenti cromatici, inusuali ed inusitati abbinamenti, originali ed inediti<br />
collegamenti simbolici; tale impressione ci viene confermata dal Poeta stesso che, nel Libro<br />
segreto (1935), ci confida: “[…] Certo l’arte sovrana m’inspira, il gusto della forma e del<br />
colore mi conduce nella scelta e nella composizione, una ingegnosissima scaltrità mi illumina<br />
nel modo di regolare gli intervalli e le altezze, per sollevare una figura più che un’altra una<br />
scatola di maiolica mi serve da base, uno straccio di tessuto d’oro m’è buono a dissimulare il<br />
cubo provvisorio, una maniera lesta di soppesare il bronzo mi rassicura della resistenza della<br />
sottostante fragile materia invetriata, ma, in questa abilità e versatilità di tecnico dico che il<br />
cuore mi trema […] mi muovo in una selva di figure e di simboli […]”.<br />
Fra tutti gli oggetti d’arte, certamente, quelli a forma di animale, rappresentato in modo<br />
naturalistico o come mitico e leggendario mostro, attraggono ed appassionano di più il<br />
Poeta per la loro intrinseca connotazione evocativa, simbolica ed anche apotropaica, ed il<br />
Vate li ricerca con fervore appassionato, quindi li raccoglie numerosi nella propria dimora,<br />
nella Prioria, dal 1921, anno in cui Gabriele d’Annunzio si ritira definitivamente nella tenuta<br />
di Cargnacco a Gardone sul lago di Garda, al 1938, anno della morte. L’interesse e l’amore<br />
che il Poeta nutre per gli oggetti-animali, per questo mondo prodigioso della natura e della<br />
fantasia, è tale che egli stesso prova stupore per questa sua passione ed attrazione e lo<br />
accenna nel Libro segreto: “Tralascio la penna affannato dal ritrovamento di un’altra arte.<br />
[…] Perché tanto m’attrae fra tutte le arti l’arte del grande animaliere?”<br />
I pezzi, porcellane, ceramiche, bronzi, sculture lignee, ecc., provenienti dal mercato<br />
antiquario o di alto artigianato europeo o orientale, cinese, giapponese, indiano, persiano,<br />
abbinati, con raffinato gusto eclettico ed esotico, creano inusuali, quanto coinvolgenti effetti<br />
d’insieme. Nelle stanze della Prioria si respira un’atmosfera particolare, decadente, ora<br />
malinconica, triste, talvolta lugubre, ma anche dolce e seducente, che attrae e respinge<br />
allo stesso tempo. Ed è proprio la commistione degli oggetti di arte e cultura occidentale<br />
e orientale, appartenenti a diverse epoche, che, coinvolgendo, a livello sensoriale, il<br />
visitatore in un percorso sinestesico di grande impatto ed effetto, palesa, come è già stato<br />
detto precedentemente, che G. d’Annunzio non fu un “collezionista” perché non fu mai<br />
interessato, se non in modo marginale e generico, al valore di un singolo pezzo, quanto alle<br />
emozioni che l’insieme degli oggetti, di diversa foggia, colore, significato, ecc., ambientato<br />
scenograficamente in modo artificioso e spettacolare, poteva indurre.<br />
Ciò che G. d’Annunzio raccoglie testimonia la sua storia individuale che si proietta come<br />
storia della Nazione, diventando, quindi, collettiva. Egli dona, infatti, il Vittoriale all’Italia,<br />
agli Italiani e sottolinea questo concetto facendo incidere nel portale d’accesso la legenda<br />
araldica “Io ho quel che ho donato”. Questa scritta illustra l’accorta ed economicamente<br />
vantaggiosa copertura della donazione che permette a G. d’Annunzio di giustificare i<br />
finanziamenti ricevuti dallo Stato italiano, perché quanti più aiuti economici gli sarebbero<br />
stati donati, tanto più lo Stato Italiano avrebbe ricevuto in dono.<br />
Gli oggetti della collezione dannunziana diventano, anche, forme d’arte estetica e soggetti<br />
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poetici, sicuramente degli strumenti per avvicinarsi alla verità, al profondo mistero<br />
dell’esistenza, anch’essi, infatti, come la poesia, non spiegano, ma fanno intuire, attraverso<br />
<strong>dei</strong> simboli, quanto la ragione non riesce a comprendere.<br />
Il Vittoriale e, in particolare, la Prioria, con le sue stanze ricche di oggetti metamorfosati e di<br />
numerosi animali trasformati in simboli, diventano un luogo dello spirito, di meditazione, non<br />
fisico ma metafisico, in cui il Poeta vive il suo disagio verso se stesso e la società, chiudendosi<br />
orgogliosamente in un solitario individualismo che, talvolta, assume <strong>dei</strong> toni superomistici.<br />
Il Vittoriale vuole essere una sorta di d’Annunzio immortale, percepibile sempre attraverso<br />
i secoli, che il Poeta stesso ha eretto ad estrema rivelazione di sé, curandone i minimi<br />
particolari.<br />
Il Vittoriale è, quindi, da considerare, e non è azzardato ritenerlo, come un’opera letteraria<br />
anche per la sensibilità che presiede al suo arredamento che è un tutt’uno con quella che<br />
regola la scrittura.<br />
Collage di impressioni e riflessioni individuali degli studenti della classe.<br />
METAMORFOSI DI ANIMALI IN PENSIERI<br />
Dal Libro segreto (c. 94 bis)<br />
AQUILA<br />
Ed io son l’aquila:<br />
d’aspetto sempre maestoso,<br />
mi son giustamente guadagnata<br />
presso di voi, uomini,<br />
il titolo di reale ed imperiale.<br />
Sono forte, rapace, bramosa<br />
di prede, pronta a ghermire<br />
con il mio becco adunco<br />
e i miei robusti artigli.<br />
Spesso sosto su un’alta guglia,<br />
o in volo, ad ali spiegate,