Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte
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progetto 8 Misticismo, eroismo e stimmate<br />
FRANCESCANESIMO MARTIRE E REDENTORE<br />
Ambienti/oggetti Elementi notevoli<br />
Corridoio Via Crucis Piagnone, Calco<br />
dipinto (1925) di una statua della tomba di<br />
Philippe Pot al Louvre<br />
Corridoio Via Crucis 14 pannelli della Via<br />
Crucis, in smalto e rame, di G. Guidi (1924,<br />
al Vittoriale dal ’25)<br />
Corridoio Via Crucis Deposizione in smalto<br />
e rame, di G. Guidi (1924, al Vittoriale dal<br />
’25)<br />
Stanza del Lebbroso Quadretto in rame e<br />
smalto: Crocefissione, di G. Guidi (1924/25)<br />
Stanza del Lebbroso Dipinto su rame: S.<br />
Francesco abbraccia d’Annunzio ignudo e<br />
monocolo, di Cadorin (1924).<br />
Stanza del Lebbroso Corona di spine al<br />
centro del soffitto sopra il letto, con motti<br />
Stanza del Lebbroso lampada appesa al<br />
soffitto, ispirata all’immagine della corona<br />
di spine<br />
Stanza del Lebbroso Cristo benedice e<br />
assolve Maddalena nella casa del fariseo,di<br />
Guido Cadorin<br />
Stanza del Lebbroso Vaso in maiolica<br />
bianca e azzurra (It. Centr., primo ventennio<br />
XX sec.) con figura di S. Francesco .<br />
Sormontato da un fascio di allori: vita eterna<br />
dopo la morte<br />
In alcune scene si individuano figure con<br />
saio francescano, tra cui, forse, lo stesso<br />
d’Annunzio<br />
(croce con tre Marie, S. Giovanni e un frate)<br />
Comes et vitae mortis[que] (compagno sia<br />
della vita sia della morte), Levius vestio (mi<br />
vesto con maggiore leggerezza)<br />
tipica del periodo quaresimale<br />
D’A. a Ines Pradella (modella) «Tu sei Maria di<br />
Magdala, Elisabetta d’Ungheria, e non so<br />
quale altra santa in assistenza di lebbrosi. Io<br />
sono lebbroso e quasi santo»<br />
Contiene “Gospel according to St. Mattew” e<br />
sfera di Giada verde.<br />
progetto 8 Misticismo, eroismo e stimmate<br />
Secondo una testimonianza di Ines Pradella riportata da Romano M. Levante, nel dipinto<br />
Cristo benedice la Maddalena sarebbe da ravvisarsi un’identificazione di d’Annunzio<br />
con Cristo stesso, visto come «lebbroso» , evitato ed umiliato dai potenti della sua epoca<br />
e, in occasione dell’omaggio di Maria di Magdala, rimproverato addirittura dal fariseo e<br />
dai presenti, in particolare da Giuda, secondo il racconto di Marco, Matteo e Giovanni<br />
(cfr. VANGELO Lu, 7, 36-50; Mc, 14, 3-11; Mt, 26, 6-16; Gv, 12, 1-10). Si tratta di una<br />
lettura del dipinto alternativa e complementare rispetto a quella proposta sopra, attraverso<br />
l’identificazione tra d’Annunzio e la Maddalena (cfr. Francescanesimo “mistico”).<br />
In un biglietto di invito rivolto ad Ines, il poeta autorizza tale interpretazione, scrivendo: «Tu<br />
sei Maria di Magdala, Elisabetta d’Ungheria, e non so quale altra santa in assistenza di<br />
lebbrosi. Io sono lebbroso e quasi santo».<br />
Nel rimando alla vicenda di Cristo, tuttavia, la ferita subita in vari modi dal poeta (delusioni,<br />
malattia, lutto...) è resa sacra dal dolore.<br />
Ma se Francesco è “figura Christi”, la stanza del Lebbroso, in questo senso, rappresenta<br />
anche il punto d’arrivo del rapporto tra il Vate e il Poverello d’Assisi. I due, in un rapporto<br />
perfettamente simbiotico, sembrano ormai fondersi e scambiarsi i ruoli nella comune cifra<br />
del dolore...<br />
Commenta Fortini, parlando del dipinto S. Francesco abbraccia d’Annunzio ignudo e<br />
monocolo del medesimo Cadorin: “Il lebbroso era lui, d’Annunzio, e aveva il suo viso,<br />
a significare che, quantunque passato attraverso infinite<br />
contaminazioni, egli sperava che, nell’istante del supremo<br />
trapasso, il Santo che cantò la lauda della sorella Morte avrebbe<br />
avuto pietà di lui” (Fortini, cit., p. 103). E’ qui evidente il riferimento<br />
ad un altro Fioretto, il XXV, in cui un malato giunge a miracolosa<br />
salvazione dalla lebbra corporale e spirituale per opera del<br />
poverello, e gli appare in sogno, dopo la morte, per ringraziarlo,<br />
divenuto anima beata, lui prima terribile peccatore..<br />
Se si trasla l’identificazione con il Cristo suddetta anche sul dipinto<br />
con S. Francesco e d’Annunzio, risulta evidente la sovrapposizione<br />
tra le figure del lebbroso redento e del santo redentore, poiché il<br />
poeta stesso si sentiva tanto uno quanto l’altro (“lebbroso e quasi<br />
santo”): i dardi lo hanno colpito senza intaccarne lo spirito, così<br />
come le piaghe del lebbroso e le stimmate del Santo temprano<br />
nella sofferenza la superiorità morale.<br />
È un percorso per d’Annunzio, una Via Crucis esplicitata anche<br />
dall’opera in quattorici pannelli dell’omonimo corridoio, il cui<br />
tragitto, non a caso, ha come ultima ed estrema tappa proprio la<br />
stanza del Lebbroso (o «Cella <strong>dei</strong> puri sonni o delle pure immagini»<br />
o ancora «Zambra del Misello»), nella quale la sublimazione dello<br />
spirito avviene attraverso la sofferenza, la solitudine e il sacrificio.<br />
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