Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte
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progetto 10 Ritagliato e incorniciato<br />
L’invenzione <strong>dei</strong> caratteri mobili<br />
Nella prima metà del XV secolo, un orefice della<br />
città tedesca di Magonza chiamato Johann<br />
Gesfleisch von Gutemberg (1398 circa-1468),<br />
grazie alle sue abilità nel maneggiare metalli,<br />
riuscì a migliorare decisamente lo “scrivere<br />
artificiosamente”, cioè il realizzare libri con testi<br />
non scritti a mano e ricopiati.<br />
Fino a quel momento i libri si facevano<br />
incidendo in un unico blocco le parole delle<br />
singole pagine. Il metallo era perciò utilizzabile<br />
solo per stampare la pagina per la quale era<br />
stato preparato.<br />
Gutemberg ideò i caratteri mobili, cioè fuse<br />
in piombo le singole lettere dell’alfabeto. Ciascuna fu prodotta<br />
in gran numero e in dimensioni molto piccole. L’invenzione<br />
<strong>dei</strong> caratteri mobili consentì agli stampatori di trasformarsi<br />
in tipografi di riprodurre cioè un testo dopo aver disposto<br />
opportunamente i caratteri l’uno accanto all’altro per formare<br />
le parole e le frasi desiderate. In questo modo, dopo la stampa<br />
i caratteri potevano essere riutilizzati per formare altre pagine o<br />
altri libri.<br />
Dopo il 1450 Gutemberg dette alle stampe con questo sistema<br />
un’edizione della Bibbia latina che rimasta famosa anche per le<br />
sue bellissime miniature. È stata chiamata “dalle 36 linee”, dal<br />
numero delle righe stampate in ogni pagina.<br />
La diffusione della stampa a caratteri mobili fu clamorosa e<br />
rapida. Circa trenta anni dopo in Europa erano attive 380<br />
tipografie: nel mezzo secolo successivo vennero stampati<br />
più libri che nei mille anni precedenti. I prezzi <strong>dei</strong> libri si<br />
abbassarono e si aprì una nuova era nella diffusione delle idee<br />
e del sapere.<br />
Dopo l’invenzione <strong>dei</strong> caratteri mobili, con l’Età Moderna, grazie ai<br />
progressi tecnologici e alla richiesta di opere d’arte da parte di un<br />
numero crescente di compratori, si diffuse l’uso di riprodurre figure e scene. Si svilupparono così<br />
alcune tecniche per la riproduzione di immagini, copie preziose<br />
e rare perché stampate in presenza e<br />
sotto il diretto controllo dell’artista, che è<br />
l’autore dell’esemplare da cui discende la<br />
riproduzione.<br />
progetto 10 Ritagliato e incorniciato<br />
Le tecniche di stampa<br />
riguardanti la figurazione<br />
artistica si possono ridurre a<br />
tre tipi, che corrispondono a diversi materiali usati per<br />
predisporre la matrice.<br />
- Il primo procedimento è quello della stampa in<br />
rilievo: in questo la matrice è incisa in rilievo; è<br />
di legno e da questo materiale prende il nome<br />
xilografia.<br />
- Il secondo è la stampa in cavo e prevede<br />
l’incisione in cavo della matrice che è di metallo, in prevalenza rame o zinco ed è chiamata<br />
calcografia.<br />
- Il terzo procedimento è quello della stampa in piano ed è praticato sulla lastra in pietra, da<br />
cui prende il nome litografia.<br />
Xilografie e calcografie sono chiamate incisioni perché le matrici sono preparate incidendovi<br />
sopra l’immagine. Le incisioni possono essere dirette o indirette. Quella diretta si ottiene<br />
scavando punti o tratti sulla superficie di una lastra con strumenti dotati di punta metallica<br />
(sgorbie, bulini o punte metalliche). Indiretta si ottiene per mezzo di acidi, la cui azione<br />
corrosiva determina i solchi sulla lastra metallica.<br />
Nel nostro laboratorio abbiamo sperimentato la stampa in rilievo, incidendo matrici di<br />
linoleum e la stampa in cavo per la realizzazione piccole acqueforti con matrice in zinco.<br />
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