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Percorsi didattici Sulle orme… dei collezionisti - Vie dell'Arte

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Acquaforte riproducente<br />

le due valve del “dittico<br />

Queriniano” (1757)<br />

progetto 3 Il Cardinale Angelo Maria Querini collezionista di antichità<br />

di varie parti d’Europa, con discordanti tentativi di esegesi e datazione: per alcuni si trattava<br />

di un reperto originale, per altri di un falso.<br />

Proprio su questo punto si sviluppò un’accesa polemica tra il cardinale e il marchese Scipione<br />

Maffei 31 , una delle personalità più illustri nell’ambito archeologico.<br />

Sollecitato dal Querini a esprimere un parere sul dittico, il marchese ebbe un atteggiamento vago,<br />

esprimendo apprezzamento per l’opera, ma affermando che avrebbe dato un giudizio preciso solo<br />

dopo aver analizzato il pezzo.<br />

Dopo tale verifica, il Maffei fece stampare un opuscolo in cui contraddiceva l’antichità del reperto.<br />

Il cardinale pubblicò subito una lettera in cui difendeva l’autenticità del suo cimelio.<br />

Il Querini morì sei mesi dopo, il 6 gennaio 1755.<br />

A chiudere in qualche modo la questione usciva nel 1575 a Parma un’opera a favore<br />

dell’autenticità del dittico e che forniva un’interpretazione del contenuto mitologico, in netto<br />

contrasto con le tesi di Maffei.<br />

VALVA A<br />

Ippolito, appoggiato ad un lancia, legge ad una giovane velata, forse Fedra, una lettera<br />

d’amore. In alto, un erote tiene nella mano sinistra un arco e nella destra una fiaccola, in<br />

basso un levriero pare seguire attentamente la scena.<br />

Le figure sono trattate in modo tozzo, appiattito. I panneggi, persa ogni vitalità, sono ridotti a<br />

pure linee schematiche.<br />

Autore: Vicino allo spirito del modesto ceto locale, sembra ormai legato ad un nuovo filone<br />

artistico che, perso ogni contatto con la tradizione classicistica, fa affiorare la visione<br />

disorganica, il gusto lineare <strong>dei</strong> panneggi, le tendenze decorative che segnano il trapasso<br />

alla cultura medievale.<br />

VALVA B<br />

Sulla destra una figura, Diana (o Selene), si appoggia con la mano sinistra ad una colonna,<br />

mentre con la destra stringe il labbro inferiore del compagno Endemione (o Virbio). Il<br />

personaggio maschile è colto in atteggiamento di riposo con le gambe incrociate, mentre<br />

tiene nella destra la lancia e poggia la sinistra sullo scudo. Indossa una toga succinta,<br />

progetto 3 Il Cardinale Angelo Maria Querini collezionista di antichità<br />

54 Le vie dell’arte <strong>Sulle</strong> <strong>orme…</strong> <strong>dei</strong> <strong>collezionisti</strong> 55 Le vie dell’arte <strong>Sulle</strong> <strong>orme…</strong> <strong>dei</strong> <strong>collezionisti</strong><br />

porta sulla testa un berretto frigio. La dea veste un himation ed ha un nastro nei capelli che<br />

scendono a boccoli sulle spalle. In alto un amorino sta per porre sulle teste di entrambi una<br />

corona di alloro.<br />

L’atmosfera richiama, molto da vicino, gli elementi del gusto ellenistico: la luce indugia in<br />

giochi chiaroscurali, il ritmo delle figure è molle, sinuoso, perfino sensuale.<br />

È legato alla sopravvivente aristocrazia paganeggiante che tende a nobilitarsi con un tono<br />

classicheggiante misto ad influssi orientali ed ama ancora cantare temi mitologici come il<br />

contemporaneo Claudiano, il poeta classicista del circolo intellettuale <strong>dei</strong> Simmaci.<br />

LA CUSTODIA<br />

Entrambe le valve sono racchiuse in una custodia di rame dorato di forma rettangolare, fatta<br />

eseguire tra il 1451 ed il 1459 dal Cardinale Pietro Barbo (futuro papa Paolo II). Sul diritto,<br />

fra l’arco e la riquadratura rettangolare, il Cardinale fece apporre il proprio stemma niellato<br />

entro ghirlande con quattro nastri svolazzanti, pure in rame dorato.<br />

Lo stesso Querini fece incidere sul retro della custodia, forse perché priva di decorazione,<br />

un motivo molto simile a quello dell’altro dittico, ma con effetto complessivo diverso. Nel<br />

riquadro centrale, adorno dello stemma araldico queriniano, si legge:<br />

ILLE EGO QUI PLATINAM / COMPRESSI, DENTE MALIGNO / CARPENTEM MORES / PAULE<br />

SECUNDE / TUOS / LAUDAVIQUE TUUM STU = / DIUM PERMULTA PARANDI / QUAE TIBI<br />

PRAECLARAE / SISTERET ARTIS OPUS / HIC MODO COMPOSUI / SIGNA HAEC PROPRIO<br />

/AERE COEMPTA / CONGRUA QUOD LIBRO / TEGMINA VISA MEO 32 .<br />

Rispetto al disegno dell’altra custodia il motivo vegetale che incornicia il testo scritto si<br />

presenta più rigido ed appesantito a causa soprattutto della tecnica a punzone qui utilizzata.<br />

Sul retro, racchiusa da un largo bordo con cespo e girali d’acanto si legge l’iscrizione a bei<br />

caratteri romani e punti divisori romboidali in niello, con la quale il Barbo testimonia il proprio<br />

possesso dell’avorio: PETRVS. H/ ERVS MEVS/ EST. VENET/ IS. GENEROS/ VS. ALVMNV/<br />

S BARBVS C/ ARDO SACER/ . TVVS . ET. V/ INCENTIA. PR/ AESVL. HORV / M. OPERVM. I /<br />

NGENIIS. MI / RO. OBLECT / ATVS. AMOR / E 33 .<br />

La ricca cornice che circonda lo specchio epigrafico è stata ottenuta sbalzando sul fondo<br />

zigrinato gli elementi vegetali e costituisce un pregevole lavoro di oreficeria veneta della<br />

metà del quindicesimo secolo.<br />

Valva A del “dittico<br />

Queriniano” con la<br />

raffigurazione di Ippolito e<br />

Fedra (V sec. d.C.)<br />

Valva B del “dittico<br />

Queriniano” con la<br />

raffigurazione di Diana o<br />

Selene e di Endimione o<br />

Virbio (V sec. d.C.)<br />

Custodia in rame dorato<br />

della valva A del “dittico<br />

Queriniano” fatta eseguire<br />

dal card. Pietro Barbo, poi<br />

papa Pio II (1451-59)<br />

Custodia in rame dorato<br />

della valva B del “dittico<br />

Queriniano” fatta eseguire ad<br />

imitazione dell’altra dal card.<br />

Querini

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