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Lorenzo Natali in Europa

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Nell’ambito del negoziato sul contributo britannico l’impegno di <strong>Natali</strong> si è concentrato<br />

sopratutto su due fronti: la valorizzazione del contributo netto italiano al bilancio<br />

comunitario e la difesa dei regimi di sostegno per i prodotti mediterranei.<br />

Il limitato contributo “netto” italiano venne enfatizzato utilizzando un modello<br />

d’analisi messo a punto da ricercatori britannici per quantificare i trasferimenti detti<br />

“<strong>in</strong>visibili”. Si trattava dei trasferimenti di risorse che i consumatori dei paesi importatori<br />

di prodotti agricoli, quali l’Italia e l’Inghilterra, assicuravano a favore dei paesi<br />

comunitari esportatori. Trasferimenti dovuti al fatto che il consumatore italiano comprava<br />

prodotti agricoli di largo consumo quali cereali, latte e zucchero ai prezzi garantiti<br />

dalla Pac, molto più elevati di quelli <strong>in</strong> vigore sul mercato mondiale. Elaborammo,<br />

su questo tema, vari documenti. Anche se fortemente criticati, <strong>in</strong> particolare<br />

dai commissari responsabili dell’agricoltura e degli affari economici, ambedue designati<br />

da paesi che beneficiavano di confortevoli saldi “netti”, i nostri documenti illustravano<br />

<strong>in</strong> term<strong>in</strong>i quantitativi e conv<strong>in</strong>centi il forte contributo che il nostro paese<br />

forniva, con le sue importazioni dagli altri paesi membri, per l’equilibrio dei mercati<br />

agricoli.<br />

Sull’altro fronte, <strong>Natali</strong> era <strong>in</strong>stancabile nel mettere <strong>in</strong> evidenza lo squilibrio fra le<br />

diverse modalità di sostegno <strong>in</strong> vigore e la necessità di assicurare maggiore equità,<br />

migliorando l’efficacia dell’<strong>in</strong>tervento per i prodotti mediterranei. Richiesta giustificata<br />

anche dal fatto che si trattava di prodotti fortemente concentrati nelle regioni<br />

meno sviluppate della Comunità e maggiormente dipendenti economicamente dall’agricoltura.<br />

Il forte impegno di <strong>Natali</strong> fu determ<strong>in</strong>ante per conv<strong>in</strong>cere la Commissione della<br />

necessità di <strong>in</strong>terventi addizionali <strong>in</strong> favore delle regioni mediterranee nella prospettiva<br />

dell’adesione dei due nuovi paesi. Apparve però evidente l’impossibilità politica<br />

di far passare miglioramenti realmente significativi <strong>in</strong> materia di misure di sostegno<br />

dei prezzi. La difficoltà derivava, <strong>in</strong> parte, dalle caratteristiche dei prodotti mediterranei,<br />

deperibili e qu<strong>in</strong>di difficili da stoccare per lunghi periodi, ma anche dalle frodi<br />

che avevano danneggiato l’immag<strong>in</strong>e del settore. La Commissione optò, alla f<strong>in</strong>e<br />

di lunghissimi negoziati, per un’azione a carattere strutturale, i “Programmi <strong>in</strong>tegrati<br />

mediterranei” (Pim). Ricordo come importante al riguardo la mediazione del commissario<br />

francese Edgard Pisani, anche lui ex m<strong>in</strong>istro dell’agricoltura e vic<strong>in</strong>o <strong>in</strong>tellettualmente<br />

alle istanze di <strong>Natali</strong>. I Pim, molto <strong>in</strong>novativi per le modalità di programmazione<br />

e d’<strong>in</strong>tervento, basati sul partenariato fra servizi della Commissione e<br />

amm<strong>in</strong>istrazioni nazionali, vennero presi come modello, anni dopo, per la riforma<br />

del Fondo Regionale. Purtroppo l’Italia non seppe utilizzare tutte le potenzialità dello<br />

strumento ed una parte consistente delle risorse f<strong>in</strong>anziarie a lei dest<strong>in</strong>ate andarono<br />

perdute.<br />

Nella difesa dei prodotti mediterranei <strong>Natali</strong> aveva sempre preso le distanze, senza<br />

ambiguità, da chi vi ricorreva <strong>in</strong> modo illegale. Non poteva però accettare che le

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