Lorenzo Natali in Europa
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attenzione ricevuta. Per l’Italia non cercava favoritismi né trattamenti di privilegio, ma<br />
era sempre pronto a battersi per ottenere il dovuto e il giusto, per affermare il pr<strong>in</strong>cipio<br />
dell’uguaglianza di trattamento fra gli Stati membri – e questo, purtroppo e sovente,<br />
nella disattenzione se non nel dis<strong>in</strong>teresse delle autorità del nostro paese.<br />
Fu così, qu<strong>in</strong>di, che ebbi la soddisfazione di accompagnarlo e di sostenerlo nella<br />
sua partecipazione attiva a tutte le decisioni <strong>in</strong> materia di ristrutturazione del settore<br />
siderurgico, allora preoccupazione pr<strong>in</strong>cipale della politica <strong>in</strong>dustriale europea (decisioni<br />
<strong>in</strong> materia di aiuti di stato, decisioni di pr<strong>in</strong>cipio sulla gestione delle quote,<br />
piani di <strong>in</strong>tervento per l’occupazione o la riconversione degli addetti), dove l’Italia<br />
era presente al contempo con una grande impresa pubblica tecnologicamente avanzata,<br />
ma f<strong>in</strong>anziariamente piuttosto malandata (tanto quanto quelle di altri Stati<br />
membri, peraltro), e il d<strong>in</strong>amico e concorrenziale comparto dei “bresciani”, produttori<br />
privati di prodotti lunghi; qui lo scrupolo di <strong>Natali</strong> era quello di esercitare il necessario<br />
rigore per assicurare eque condizioni di concorrenza <strong>in</strong> tutto il mercato comune,<br />
ma senza trascurare i risvolti produttivi e occupazionali dell’ampio processo<br />
di ristrutturazione <strong>in</strong> corso <strong>in</strong> <strong>Europa</strong> e <strong>in</strong> Italia. E fu lo stesso <strong>Natali</strong>, come commissario<br />
responsabile della politica di cooperazione con i paesi <strong>in</strong> via di sviluppo, a far<br />
accettare dalla Commissione il divieto a che certi aiuti alla cantieristica (altro settore<br />
<strong>in</strong> crisi e <strong>in</strong> profonda ristrutturazione nella seconda metà degli anni ‘80), praticati soprattutto<br />
<strong>in</strong> due Stati membri del nord <strong>Europa</strong>, potessero essere autorizzati come<br />
“aiuti allo sviluppo” impiegati nella costruzione di nuove navi per paesi come S<strong>in</strong>gapore<br />
o Israele, con evidenti svantaggi concorrenziali per i cantieri navali di altri Stati<br />
membri.<br />
Una questione commerciale <strong>in</strong>teressante, con risvolti economici rilevantissimi sia<br />
per l’<strong>in</strong>dustria agroalimentare che per la politica agricola, fu quella del cosiddetto<br />
“editto sulla purezza” (Rhe<strong>in</strong>heitsgebot) della birra tedesca – una norma del XVI secolo,<br />
ancora <strong>in</strong> vigore <strong>in</strong> quell’ultimo scorcio del XX, che faceva divieto di utilizzare<br />
<strong>in</strong>gredienti che non fossero malto d’orzo, luppolo e acqua nella produzione della birra,<br />
e che qu<strong>in</strong>di escludeva dal mercato tedesco birre legalmente prodotte con malto<br />
di altri cereali <strong>in</strong> altri Stati membri. Nel conflitto tra tradizione e mercato unico, che<br />
<strong>in</strong>fiammò dibattiti <strong>in</strong> Commissione ad ogni tappa della procedura d’<strong>in</strong>frazione contro<br />
la Germania per restrizione alla libera circolazione delle merci, <strong>Natali</strong> scelse di<br />
dare la priorità a quest’ultimo pur sapendo che, per coerenza, non avrebbe più potuto<br />
opporsi a che la stessa sorte toccasse alla ricetta tanto italiana della pasta di grano<br />
duro – come difatti avvenne, ma a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia<br />
che precedette la conclusione di una procedura d’<strong>in</strong>frazione.<br />
E questo proprio quando la Commissione, per ridurre le eccedenze e le spese per<br />
gli ammassi, proponeva una drastica riduzione del prezzo d’<strong>in</strong>tervento per il grano<br />
duro solo parzialmente compensata da un modesto “aiuto all’ettaro” per i produttori.<br />
Come garantire qu<strong>in</strong>di un “reddito equo” (uno degli obiettivi dichiarati della po-