Lorenzo Natali in Europa
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gredire chiunque fosse da lui considerato <strong>in</strong>feriore (<strong>in</strong> pratica la maggior parte dell’umanità)<br />
ed Edgar Pisani, meno bellicoso di Cheysson, ma un formidabile casuista<br />
dall’eloquenza un po’ card<strong>in</strong>alizia. Ero stato qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong>fettato, sebbene le orig<strong>in</strong>i italiane,<br />
dal virus della dialettica francese.<br />
<strong>Natali</strong> era ben lontano dai tali modelli: apparentemente non aveva nessuna <strong>in</strong>tenzione<br />
di brillare, utilizzando nelle discussioni frasi taglienti, aforismi, allusioni sottilmente<br />
erudite che costituivano la maniera di esprimersi della maggior parte dei suoi<br />
colleghi commissari. C’era certo il problema della l<strong>in</strong>gua: <strong>Natali</strong> non possedeva tutte<br />
le sfumature del francese. Tale handicap lo aveva portato ad elaborare una forma di<br />
discorso piuttosto essenziale, orientato più sulla ragionevolezza che sugli artifici retorici.<br />
Ho potuto constatare <strong>in</strong> diverse occasioni come tale modo di esporre le proprie<br />
idee, poco attraente dal punto di vista oratorio, fosse malgrado tutto, efficace. Ma, <strong>in</strong><br />
una prima fase, stimavo questa maniera di esprimersi troppo dimessa, troppo poco<br />
aggressiva per i miei gusti.<br />
Bisogna capire le ragioni profonde di questo mio sentimento. Quando si lavora <strong>in</strong><br />
quasi simbiosi con una persona, compiamo fatalmente una sorta di transfert nei suoi<br />
riguardi proiettando su di lui tutte le nostre ambizioni. Vorremmo vederla dom<strong>in</strong>are<br />
ed emergere su tutto e su tutti. L’attitud<strong>in</strong>e un po’ sottotono e la modestia del vicepresidente<br />
perciò non mi potevano dare soddisfazione.<br />
Ma avrei dovuto <strong>in</strong> seguito rivedere il mio giudizio. Non bisognava cercare <strong>in</strong> <strong>Natali</strong><br />
delle qualità che per cultura e carattere non poteva possedere: <strong>Natali</strong> andava controcorrente<br />
rispetto allo stile della maggior parte dei commissari. Per costoro la virtù<br />
pr<strong>in</strong>cipale era quella di far prevalere ad ogni costo il loro punto di vista, per <strong>Natali</strong><br />
era saper ascoltare, l’opera di persuasione sarebbe eventualmente venuta dopo.<br />
Che questo modo di procedere fosse efficace lo dimostra il credito che <strong>Natali</strong> godeva<br />
<strong>in</strong> Commissione. C’erano tra i commissari delle personalità forti, particolarmente<br />
brillanti, ma immodeste, pronte al litigio. <strong>Natali</strong> evitava coscienziosamente di<br />
partecipare alla gara per il primato, anzi non mancava mai di riconoscere <strong>in</strong> pubblico<br />
(ed anche <strong>in</strong> privato) i meriti dell’uno e dell’altro. La bonarietà che manifestava<br />
nei suoi contatti, rassicurava. Quale fosse la parte di strategia voluta <strong>in</strong> questa sua attitud<strong>in</strong>e,<br />
e quanto gli venisse dall’ist<strong>in</strong>to non potrei dirlo: il fatto è che <strong>Natali</strong> divenne,<br />
come ho potuto constatare <strong>in</strong> seguito, una sorta di padre nobile della Commissione,<br />
il saggio chiamato spesso ad arbitrare le frequenti dispute tra commissari.<br />
A tale proposito c’è un episodio che vale la pena di essere raccontato. Nel novembre<br />
del 1987 <strong>Natali</strong> partì per Niamey <strong>in</strong> Niger per assistere ai funerali del presidente<br />
Seyni Kountché. In sua assenza, durante l’abituale riunione della Commissione del<br />
mercoledì, scoppiò un grave litigio tra i commissari ed il presidente Delors. Pare che<br />
l’alcool, consumato durante la colazione, avesse <strong>in</strong>oltre risvegliato i caratteri bellicosi<br />
degli uni e degli altri (da cui l’appellativo di crisi del Fernet <strong>in</strong>ventato, credo, da<br />
Papitto allora corrispondente di la Repubblica a Bruxelles).