Lorenzo Natali in Europa
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costante. Gli era chiaro che le <strong>in</strong>frastrutture e lo sviluppo rurale erano due punti di<br />
riferimento fondamentali per riuscire a dare una speranza a tutto un cont<strong>in</strong>ente che<br />
subiva l’eredità coloniale e soprattutto era stato lo scenario del confronto tra i due<br />
blocchi che caratterizzarono la guerra fredda.<br />
Un giorno mi chiamò nel suo ufficio e mi disse: “Manolo non mi sento bene. Ti<br />
chiedo un favore. Voglio che tu vada <strong>in</strong> Botswana e al Sadecc a nome mio”. Ci andai<br />
e per la prima volta conobbi l’immensità del cont<strong>in</strong>ente nero. Sono sempre stato un<br />
divoratore del National Geographic, ma alcuni giorni nel deserto del Kalahari e sul<br />
delta dell’Okavango mi mostrarono la bellezza e <strong>in</strong>sieme la durezza delle condizioni<br />
di vita di quella gente.<br />
Il tempo trascorreva e dato che ero sempre seduto accanto a lui, com<strong>in</strong>ciai a rendermi<br />
conto che non si sentiva bene. Un giorno me lo confermò confessando che<br />
spesso soffriva durante le sedute della Commissione perché aveva la febbre molto alta.<br />
Non si lamentò mai e resse f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del suo mandato.<br />
L’ultima volta che ci vedemmo fu all’ospedale Erasmus. Era appena stato operato.<br />
Era ottimista. Mi abbracciò. Già sapeva che il nuovo commissario per la Cooperazione<br />
allo Sviluppo sarei stato io. “Manolo, l’erede”. Sì. Nella nuova distribuzione dei<br />
portafogli della Commissione, Jacques Delors mi suggerì di portare a term<strong>in</strong>e le trattative<br />
per il r<strong>in</strong>novo della Convenzione di Lomé che <strong>Lorenzo</strong> aveva <strong>in</strong>iziato. Accettai.<br />
Gli anni successivi furono felici. Lucio Guerrato si trasferì nel mio Gab<strong>in</strong>etto. Mi<br />
aiutò molto.<br />
Dicemmo addio a <strong>Lorenzo</strong> nella piazza Grande dell’Aquila. C’era Giulio Andreotti,<br />
primo m<strong>in</strong>istro. Jacques Delors pronunciò brevi parole: “<strong>Lorenzo</strong> non ti dimenticheremo<br />
mai”. Non lo abbiamo dimenticato.