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Lorenzo Natali in Europa

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regione e alla sua città, l’Abruzzo e l’Aquila, sconvolte dal sisma, e sottol<strong>in</strong>eare come<br />

quella terra e la sua gente fossero sempre presenti nella sua azione europea, non certo<br />

per favoritismo o per ragioni di campanile, ma per quella profonda esigenza di<br />

concretezza, di servizio ai cittad<strong>in</strong>i, di giustizia sociale e di uguaglianza di trattamento<br />

che era alla base del suo impegno politico.<br />

Ero arrivato alla Commissione come giovane “giurista agricolo” nel 1979 e, proprio<br />

al momento del mio primo trasferimento verso un altro <strong>in</strong>carico, alla f<strong>in</strong>e di settembre<br />

1983, mi giunse totalmente <strong>in</strong>aspettata l’offerta di un posto al Gab<strong>in</strong>etto del<br />

vicepresidente, dove mi sarei dovuto occupare di questioni giuridiche, di concorrenza,<br />

di mercato <strong>in</strong>terno e della politica globale mediterranea. Ero imbarazzatissimo:<br />

da una parte avevo cercato di mia <strong>in</strong>iziativa, e ottenuto, un trasferimento all’<strong>in</strong>terno<br />

della direzione generale dell’Agricoltura; dall’altra, la prospettiva di salire al “tredicesimo<br />

piano” (<strong>in</strong> realtà al dodicesimo) del Berlaymont, obiettivo ambitissimo da<br />

ogni giovane funzionario della Commissione, era un’occasione da non perdere. Ma<br />

come sottrarsi al primo impegno senza commettere una scorrettezza, per accettare il<br />

secondo? Mi rivolsi per consiglio ai miei superiori gerarchici che, con mia sorpresa,<br />

sapevano già tutto (perché il vice-capo Gab<strong>in</strong>etto si era rivolto a loro per <strong>in</strong>formazioni<br />

su di me); mi spiegarono allora come la richiesta di collaborazione ricevuta da un<br />

membro della Commissione (e per di più da un personaggio così stimato come il vicepresidente<br />

<strong>Natali</strong>) fosse un’offerta che non si può rifiutare e che il capo della divisione<br />

dove non sarei più stato trasferito avrebbe capito benissimo la situazione.<br />

Seppi poi che il capo Gab<strong>in</strong>etto si era occupato di spiegare la cosa a quest’ultimo,<br />

vecchia conoscenza del vicepresidente dai tempi dell’adesione della Grecia e legato a<br />

lui da un debito di riconoscenza.<br />

Il mio passaggio dai servizi al Gab<strong>in</strong>etto <strong>Natali</strong> si svolse qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> un baleno, con<br />

grande mia trepidazione e entusiasmo, ma con buona pace di tutti, tanto che fui addirittura<br />

<strong>in</strong>vitato a un piccolo ricevimento allo stesso tempo di benvenuto e di addio<br />

(organizzato dalla cara Françoise Gaudenzi, prematuramente scomparsa, che <strong>Natali</strong><br />

conosceva e stimava) nella divisione da cui ero stato sottratto all’ultimo momento!<br />

Com<strong>in</strong>ciai qu<strong>in</strong>di il mio nuovo lavoro il 1° ottobre 1983, e confesso che passai i<br />

primi qu<strong>in</strong>dici mesi (f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del 1984 e alla f<strong>in</strong>e del mandato della Commissione<br />

Thorn) ad impararlo, tanto era diverso rispetto al precedente sia per qualità che<br />

per quantità. Come ricordano altri <strong>in</strong> questo volume, e come mi confessavano amici<br />

e colleghi <strong>in</strong> altri gab<strong>in</strong>etti, quante notti passate, soprattutto nei primi mesi, <strong>in</strong> un<br />

dormiveglia agitato dal timore di non essere stato all’altezza delle proprie responsabilità,<br />

di aver valutato male un dossier complicato e qu<strong>in</strong>di di essere stato un <strong>in</strong>affidabile<br />

o addirittura un cattivo consigliere per il vicepresidente!<br />

Ma devo anche dire che il mio primo maestro <strong>in</strong> questo nuovo lavoro fu lo stesso<br />

<strong>Natali</strong>, che non avevo conosciuto prima se non di fama e che mi mise subito a mio<br />

agio, spiegandomi quello che si aspettava da me, a che cosa o a chi dovevo <strong>in</strong> partico-

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