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Lorenzo Natali in Europa

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quell’impegno politico a<br />

tutto tondo. Primo dei<br />

non eletti, entra alla Camera<br />

il 26 ottobre 1950<br />

e partecipa, così, alla<br />

prima legislatura repubblicana:<br />

sarà successivamente<br />

rieletto altre sei<br />

volte consecutive, sedendo<br />

dunque <strong>in</strong> Parlamento<br />

per sette legislature<br />

<strong>in</strong><strong>in</strong>terrotte, f<strong>in</strong>o al<br />

12 gennaio 1977, quando,<br />

nom<strong>in</strong>ato commissario<br />

europeo, dovrà lasciare<br />

il seggio parlamentare.<br />

Gli esordi nella politica,<br />

ispirati alla volontà<br />

di promuovere lo svi-<br />

17<br />

Con Giovanni Paolo II durante la visita<br />

al traforo del Gran Sasso<br />

luppo e la crescita dell’Abruzzo, la Regione ormai divenuta sua, non furono né facili<br />

né tranquilli. Un episodio li segnò tragicamente. Il 5 giugno 1951, durante un comizio<br />

dell’onorevole <strong>Natali</strong> a Venere di Pisc<strong>in</strong>a dei Marsi – allora, nessun esponente politico<br />

democristiano andava volentieri a fare comizi nella Marsica, l’unica area ‘rossa’<br />

dell’<strong>in</strong>tero Abruzzo –, una parte della folla contestava e rumoreggiava. A un tratto,<br />

furono esplosi colpi di arma da fuoco: un giovane contad<strong>in</strong>o rimase ucciso, un altro<br />

astante fu gravemente ferito.<br />

L’omicidio di Pietro Pollio, 27 anni, ebbe grande e controversa eco. Le circostanze<br />

dell’episodio furono riportate <strong>in</strong> modo diametralmente opposto dalla stampa locale<br />

conservatrice e comunista: le cronache de Il Tempo e de l’Unità sono specchio di<br />

un’Italia profondamente divisa, dove l’<strong>in</strong>formazione è settaria e dove la ricostruzione<br />

d’un fatto di cronaca è <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ata da contraddizioni. L’Unità sosteneva che l’ucciso<br />

era un comunista vittima della violenza reazionaria. Il Tempo scriveva che l’assass<strong>in</strong>o<br />

era un capo comunista locale, che aveva esploso colpi di arma da fuoco durante il comizio<br />

all’<strong>in</strong>dirizzo di una guardia comunale che tentava di sedare le contestazioni,<br />

raggiungendo, forse per errore, il Pollio e l’altro astante. Neppure l’arresto e la confessione<br />

del colpevole, un esponente comunista emarg<strong>in</strong>ato dal partito e bollato come<br />

malato di mente, chiarì del tutto l’episodio: democristiani e comunisti cont<strong>in</strong>uarono<br />

per qualche tempo a presentare entrambi il Pollio come un loro martire.<br />

Di quell’episodio, come delle ferite di guerra, che pure gli lasciarono una flebite

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