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Lorenzo Natali in Europa

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Franco Papitto,<br />

Corrispondente de la Repubblica da Bruxelles<br />

Ricucire gli strappi<br />

Franco Papitto<br />

89<br />

Il mio primo <strong>in</strong>contro con <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> fu molto formale e un po’ fredd<strong>in</strong>o.<br />

Era il mese di gennaio del 1977. Il neocommissario europeo aveva appena assunto le<br />

sue funzioni a Bruxelles e il suo portavoce dell’epoca, Giancarlo Chevallard, gli aveva<br />

organizzato un <strong>in</strong>contro con i corrispondenti dei giornali italiani. Di sera, a cena:<br />

ambiente <strong>in</strong>formale e spirito conviviale, per favorire l’avvio di rapporti almeno corretti,<br />

se non proprio cordiali. Alcuni di noi avevano sostenuto nei mesi precedenti a<br />

spada tratta la candidatura di Giovanni Marcora, che però faceva bene il m<strong>in</strong>istro<br />

dell’agricoltura e non aveva nessuna <strong>in</strong>tenzione di lasciare l’Italia. Ma noi <strong>in</strong>sistevamo,<br />

soprattutto Arturo Guatelli, che purtroppo non c’è più, sul Corriere della Sera, e<br />

il sottoscritto su Repubblica. Avevamo anche creato uno slogan che fu il titolo di uno<br />

dei nostri articoli: “Marcora e Giolitti l’accoppiata v<strong>in</strong>cente”. Giolitti venne veramente<br />

a Bruxelles perché era il candidato reale dei socialisti. I democristiani mandarono<br />

<strong>Natali</strong> perché la candidatura di Marcora era esistita solo nella testa di Guatelli<br />

e nella mia.

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