Lorenzo Natali in Europa
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ra della Commissione per l’aiuto umanitario, che da lì a qualche anno sarebbe stata<br />
guidata da Emma Bon<strong>in</strong>o – ai pr<strong>in</strong>cipi sui quali si basa la Convenzione di Yaoundé,<br />
che ha sostituito l’accordo precedente, sono stati ispirati anche da quei dibattiti e da<br />
quelle riflessioni. <strong>Lorenzo</strong> riuscì a <strong>in</strong>trodurli nella Commissione europea.<br />
Si sentiva che amava quello che faceva, amava l’Africa e gli africani e ne era riamato.<br />
C’era poi anche quel suo appassionato e generoso prodigarsi, a volte f<strong>in</strong>o allo stremo,<br />
nel quale non fu certo difficile riconoscerci, credo anche da parte sua – di certo<br />
dalla mia – come forma “naturale” dell’<strong>in</strong>tendersi e del comprendersi. Mi è capitato<br />
di sbarcare con lui <strong>in</strong> questo o quel paese dell’Africa nera e di vederlo accogliere come<br />
“papa <strong>Lorenzo</strong>”. Anche se sapevo essere lì abituale riservare questo trattamento<br />
alle personalità <strong>in</strong> visita, ho sempre pensato che nel suo caso si rivelava poi non più<br />
mera liturgia ospitale, ma effettivo carisma. E sono sicuro che lo pensasse anche lui.<br />
Con <strong>Lorenzo</strong>, oltre che di Africa, abbiamo parlato molto anche di <strong>Europa</strong>.<br />
Dopo la battuta d’arresto imposta al Trattato Sp<strong>in</strong>elli dalla Thatcher – e per la verità<br />
non solo da lei – si giunse al cosiddetto “Atto Unico”, che ebbe sì il merito di dar<br />
vita al “grande mercato europeo”, via via sempre più ricco di politiche comuni, di regole<br />
e direttive; ma che ci fece concretamente mancare l’appuntamento con la storia:<br />
l’allora possibile realizzazione degli “Stati Uniti d’<strong>Europa</strong>”, prima che il crollo del<br />
muro di Berl<strong>in</strong>o e la paura di un’<strong>Europa</strong> troppo forte sp<strong>in</strong>gessero i governi e gli Stati<br />
nazionali a una folle e perdente marcia <strong>in</strong>dietro sul terreno dell’unificazione.<br />
A quell’epoca, lo provocavo spesso anche su notizie abruzzesi, lo stuzzicavo facendo<br />
spesso riferimento a “zio Remo”: lui lo capirebbe! era lo scherzoso ritornello<br />
di quei motteggi.<br />
<strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> fu un grande protagonista di quella stagione, <strong>in</strong> cui il “cantiere<br />
<strong>Europa</strong>” funzionò a pieno ritmo. La Commissione di Delors a <strong>in</strong>ondarci di direttive,<br />
fedele al modello caro a Jean Monnet, secondo il quale si sarebbe arrivati al nostro<br />
stesso f<strong>in</strong>e ma appunto “a piccoli passi”; e noi, io stesso, a <strong>in</strong>calzare, criticare, dibattere<br />
con Delors, <strong>Natali</strong> e gli artefici della storia europea che allora – probabilmente<br />
oggi non più – potevano far avanzare davvero il progetto comune.<br />
Quando dico protagonista, non lo dico per un ricordo apologetico: egli era davvero<br />
seduto, accanto a Delors, nella “stanza dei bottoni” della Commissione europea,<br />
proprio perché la sua esperienza e il suo impegno ne facevano un <strong>in</strong>terlocutore<br />
privilegiato del presidente della Commissione e dei pr<strong>in</strong>cipali governi europei.<br />
Questo è il mio ricordo di <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong>. Un uomo che ha lottato con forza per le<br />
sue conv<strong>in</strong>zioni, le ha difese con tenacia, le ha portate a compimento quando ha potuto,<br />
ad esempio con il suo ruolo decisivo nei negoziati per l’adesione di Spagna e Portogallo.<br />
<strong>Lorenzo</strong> ha onorato la sua terra – l’Abruzzo – e il suo paese – l’Italia – <strong>in</strong> tutto il<br />
mondo, e ha concretamente contribuito a costruire l’ideale di una comune Patria<br />
europea.