Lorenzo Natali in Europa
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Giampiero Gramaglia,<br />
Corrispondente dell’Ansa da Bruxelles<br />
Un punto di riferimento<br />
93<br />
Giampiero Gramaglia<br />
Era una sera di novembre del 1981, un sabato. A Bruxelles, faceva già fredd<strong>in</strong>o<br />
e, a tratti, pioveva, come accade sempre. Elysa, mia moglie, e io eravamo attesi a cena<br />
a casa <strong>Natali</strong>: il vicepresidente della Commissione europea aveva <strong>in</strong>vitato tutti i<br />
giornalisti della colonia italiana della Sala Stampa di Palazzo Berlaymont, forse la<br />
più numerosa nella Comunità ‘piccola’ di allora – con l’<strong>in</strong>gresso della Grecia, i paesi<br />
membri erano da poco saliti a dieci.<br />
Quella sera, Elysa e io non ci presentammo mai a casa <strong>Natali</strong>, che sentivamo particolarmente<br />
amica perché era stata la prima ad aprirci le porte al nostro arrivo a<br />
Bruxelles due anni e mezzo prima: quando eravamo già <strong>in</strong> auto, diretti al Bois de la<br />
Cambre, decidemmo, con un impeto giovanilista, di ‘bigiare’ l’appuntamento socioprofessionale.<br />
Proprio quel giorno, avevamo saputo che presto sarebbe arrivata una<br />
bimba a cambiarci la vita e avevamo il desiderio di concederci un’evasione da fidanzat<strong>in</strong>i,<br />
una cenetta a due a Place Sa<strong>in</strong>te-Cather<strong>in</strong>e, al Quai aux Briques.<br />
Il lunedì successivo, mi scusai con il vicepresidente, rendendolo partecipe di quello<br />
che era ancora un segreto familiare. Lo sentii affettuoso, paterno, sollecito, quasi che il<br />
condividere la notizia lo rendesse un po’ nonno della bimba <strong>in</strong> arrivo. L’episodio r<strong>in</strong>saldò<br />
e personalizzò, da parte mia, un rapporto professionale di stima e di rispetto.