Lorenzo Natali in Europa
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In un silenzio assoluto, <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> sta parlando dell’Abruzzo, dell’Italia, dell’<strong>Europa</strong>,<br />
agli amici e agli sconosciuti che lo ascoltano, con una voce che risuona forte<br />
attraverso l’aria trasparente: e attraverso le sue parole l’<strong>Europa</strong> diventa davvero vic<strong>in</strong>issima<br />
e concreta, non è più una concezione astratta, e l’Abruzzo ne è parte, come<br />
è parte dell’Italia; è un rapporto giusto ed equilibrato, quello che unisce le diverse<br />
entità istituzionali, le tre patrie, ognuna ha il suo ruolo che rafforza quello delle altre,<br />
un’armonia perfetta. Questo è il ricordo che preferisco, perché rappresenta bene<br />
quello che, per me, era il suo grande merito, quello di saper rendere, con parole semplici<br />
e forti, l’<strong>Europa</strong> una realtà vivente per quanti ne erano all’epoca ancora lontani.<br />
<strong>Natali</strong> aveva la capacità di trasformare idee <strong>in</strong> concetti molto concreti e rilevanti per<br />
i suoi <strong>in</strong>terlocutori.<br />
Per <strong>Natali</strong> il rapporto tra l’<strong>Europa</strong> e i suoi concittad<strong>in</strong>i non doveva però trasformarsi<br />
<strong>in</strong> una pretesa di assistenza da parte di questi ultimi, <strong>in</strong> una richiesta di sussidi;<br />
questo rapporto lo concepiva come un’esigenza di solidarietà, di cooperazione attiva<br />
da ambedue le parti, che avrebbe permesso a tutti di dare il meglio di sé, nel quadro<br />
dei rispettivi diritti e doveri.<br />
Questa capacità di co<strong>in</strong>volgimento e al tempo stesso di rigore ha caratterizzato la<br />
sua relazione non solo con l’Italia e l’Abruzzo, ma anche i suoi rapporti con i politici<br />
ed i paesi con i quali ha lavorato nel quadro dei suoi mandati: l’allargamento, la politica<br />
mediterranea, la cooperazione con i paesi Acp, <strong>in</strong> particolare dell’Africa. <strong>Natali</strong><br />
era certo molto generoso, ma anche molto esigente.<br />
Un altro ricordo riguarda il modo con cui <strong>Natali</strong> comunicava, la sua capacità e<br />
l’abitud<strong>in</strong>e a parlar chiaro, senza le abituali ipocrisie del l<strong>in</strong>guaggio politico, a quei<br />
tempi molto più “diplomatico” di quello a cui ora siamo abituati. Rivedo, come fosse<br />
oggi, l’energia con la quale rimproverava un esponente di primo piano dell’economia<br />
italiana d’allora, <strong>in</strong> visita a Bruxelles. Era evidente che si preoccupava più di passare<br />
un messaggio senza equivoci che di mantenersi <strong>in</strong> buoni rapporti con un personaggio<br />
che avrebbe potuto essergli utile <strong>in</strong> futuro. <strong>Natali</strong> era certamente un abile e<br />
astuto negoziatore, ma non sopportava sotterfugi e ambiguità.<br />
Inf<strong>in</strong>e penso che sia importante, per apprezzare nella giusta dimensione il lavoro<br />
di <strong>Natali</strong>, riconoscere che, per ragioni diverse, gli <strong>in</strong>izi e la conclusione della sua<br />
esperienza europea non si sono svolti <strong>in</strong> un contesto facile, tutt’altro. In effetti, a distanza<br />
di anni, confrontato con le difficoltà che abbiamo sotto gli occhi e davanti a<br />
noi, il passato ci appare spesso come un’isola felice, un mondo nel quale era più facile<br />
di quanto non sia oggi ottenere risultati, un’età dell’oro senza dubbi, dissensi, critiche<br />
spesso violenti.<br />
Non è stata un’isola felice. <strong>Natali</strong> ha avuto degli <strong>in</strong>izi non facili a Bruxelles, perché<br />
ci era arrivato senza un sostegno veramente forte del suo paese e dei media, <strong>in</strong><br />
particolare italiani, che avevano preferito mettere <strong>in</strong> evidenza la sua mancanza di<br />
esperienza <strong>in</strong>ternazionale, la non conoscenza delle l<strong>in</strong>gue straniere, i recenti contra-