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Lorenzo Natali in Europa

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Lord Cockfield. Poiché il cantiere del rilancio della costruzione europea era allo stesso<br />

tempo entusiasmante e difficile, la Commissione viveva tali momenti <strong>in</strong> modo collegiale,<br />

avendo bisogno di dibattere a fondo le proposte da presentare. L’Obiettivo<br />

92 era quello di creare un grande mercato unico – con la necessaria riforma dei trattati<br />

e il loro ampliamento verso il sociale, l’ambiente e la moneta – e la sistemazione<br />

di un bilancio europeo perché la Commissione potesse prendersi carico con successo<br />

di questo nuovo impegno: “la realizzazione dell’Atto Unico”. A questo proposito<br />

ho sempre vivo il ricordo del caloroso abbraccio che mi diede <strong>Lorenzo</strong> quando, alle<br />

4 di matt<strong>in</strong>a, uscii dal Consiglio europeo nel gennaio 1988, dopo aver ottenuto l’accordo<br />

del Consiglio sulle pr<strong>in</strong>cipali direttive del “Realizzare l’Atto Unico”, che divenne<br />

il pacchetto Delors 1.<br />

Di tutto ciò discutevamo, ed anche di altri argomenti legati alla vita quotidiana della<br />

Comunità europea, all’efficacia delle regole, alla preoccupazione di rilanciare un’economia<br />

europea che, dal 1981 al 1984, aveva perso cent<strong>in</strong>aia di migliaia di posti di lavoro.<br />

Ciascun commissario aveva il suo parere. Qualche volta esprimeva il punto di vista<br />

del suo paese, ma <strong>in</strong> questo caso <strong>Lorenzo</strong> – per non citare che lui – dist<strong>in</strong>gueva tra<br />

le preoccupazioni italiane e la necessità di una convergenza per valorizzare l’<strong>in</strong>teresse<br />

europeo. Il suo buon esempio ci permise di migliorare il metodo di discussione e<br />

di lavoro.<br />

C’erano comunque momenti di tensione e nervosismo, anche da parte mia. Ma<br />

<strong>Lorenzo</strong> vigilava aff<strong>in</strong>ché il suo presidente ritrovasse la calma e l’assemblea la sua<br />

missione pr<strong>in</strong>cipale: esprimere una posizione coerente, se necessario coraggiosa, atta<br />

a conv<strong>in</strong>cere gli Stati membri.<br />

Competizione, cooperazione e solidarietà<br />

47<br />

Cosa faceva correre <strong>Lorenzo</strong>, lo motivava, lo sp<strong>in</strong>geva f<strong>in</strong>o ai limiti estremi della<br />

fatica? Era semplicemente il suo ideale di solidarietà, certamente dovuto alla sua gioventù<br />

militante, vissuto nel compimento dei suoi <strong>in</strong>carichi nazionali, poi europei.<br />

Appoggiava molto la formula con la quale proponevo di concretizzare il nuovo<br />

trattato, l’Atto Unico, strumento per il rilancio europeo: “La competizione che stimola,<br />

la cooperazione che r<strong>in</strong>forza, la solidarietà che unisce”.<br />

Avendo condotto i negoziati con Spagna e Portogallo, il cui livello di sviluppo era<br />

sensibilmente <strong>in</strong>feriore alla media europea, <strong>in</strong>sisteva sulla necessità di un aiuto strutturale<br />

a questi paesi. E, <strong>in</strong>scritta <strong>in</strong> quel trattato, la coesione economica e sociale divenne<br />

uno dei pilastri della costruzione europea.<br />

Ma egli sapeva anche, meglio di chiunque altro, pensando soprattutto al Mezzogiorno,<br />

che la solidarietà con i nuovi arrivati e l’apertura dei nostri mercati preoccupava<br />

alcune regioni italiane, francesi e … greche. Con questo spirito arricchì e poi<br />

sostenne il nostro proposito nei “Programmi <strong>in</strong>tegrati mediterranei” (Pim) per aiutare<br />

queste regioni.

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