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Lorenzo Natali in Europa

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Eppure, dieci anni dopo, furono lacrime a fiumi quando salutai <strong>Natali</strong> <strong>in</strong> occasione<br />

dell’ultima cena brussellese nella sua bella casa ai limiti del Bois de la Cambre. Lacrime<br />

e s<strong>in</strong>ghiozzi senza freni, una scena sicuramente imbarazzante. <strong>Lorenzo</strong> – da<br />

molti anni lo chiamavo per nome e ci davamo del tu – mi sp<strong>in</strong>se <strong>in</strong> una stanza lontano<br />

da occhi estranei. Ricordo la scena come se fosse ora. Tentò di consolarmi dicendomi<br />

che non era la f<strong>in</strong>e del mondo e che ci saremmo visti ancora. Mi parvero parole<br />

di circostanza. Sapevo che era ammalato e sospettavo il peggio; non avevo certezze<br />

perché non le cercavo; non chiedevo, nel timore che qualcuno mi confermasse<br />

quel peggio che mi pareva di <strong>in</strong>tuire dai volti tristi di chi gli stava più vic<strong>in</strong>o.<br />

Gli dissi, <strong>in</strong> quella occasione: “Mi dispiace, perché so che non ti chiamerò più. In<br />

questo momento mi viene di dirti che ti chiamerò ogni settimana e lo penso veramente.<br />

Ma so che non lo farò, perché mi conosco. Mille volte alzerò la cornetta del telefono<br />

e ogni volta mi fermerò, per paura di disturbare, di essere <strong>in</strong>opportuno o con mille<br />

altri alibi. So che sarà così perché mi è già accaduto con amici carissimi, che ho perso<br />

per strada a causa della mia sciatteria. Tu non volermene e cont<strong>in</strong>ua a essermi amico”.<br />

Eppure, con <strong>Lorenzo</strong> non mi è accaduto: l’ho chiamato al telefono spesso, quasi ogni<br />

settimana. Lo facevo ogni volta con una tale tensione da sfociare <strong>in</strong> situazioni tragicomiche.<br />

Mi rispondeva sempre lui, direttamente, senza <strong>in</strong>termediari. Ogni volta non lo<br />

riconoscevo. Alla tensione si aggiungeva così l’imbarazzo che mi faceva farfugliare frasi<br />

sconnesse. E lui faceva f<strong>in</strong>ta di niente, come se tutto fosse normale, f<strong>in</strong>ché non ritrovavo<br />

toni più posati. La settimana successiva la scena si ripeteva, immutabile. Un giorno<br />

mi <strong>in</strong>vitarono a un convegno della Coldiretti per parlare di cose europee. A un certo<br />

punto citai <strong>Natali</strong> e dalla sala, dove <strong>in</strong> molti lo sapevano sofferente, si levò un applauso<br />

<strong>in</strong>tenso e prolungato. Lo chiamai entusiasta e, per una volta, senza imbarazzi.<br />

Fu contento di quell’applauso e io ero a mia volta contento di avergli potuto regalare<br />

quel momento di soddisfazione.<br />

Un altro ricordo preciso. Era l’autunno del 1989, da qualche parte <strong>in</strong> <strong>Europa</strong> a seguire<br />

una riunione dei capi di governo della Comunità. Seduto a un bar, <strong>in</strong> attesa di<br />

notizie, con Francesco Mattioli che all’improvviso mi chiede: “Hai notato come si<br />

sente l’assenza di <strong>Lorenzo</strong>?”. Uomo di grande sensibilità, Francesco era corrispondente<br />

del Tg2. Anche lui non c’è più. In quel primo pomeriggio di una giornata autunnale<br />

di tanti anni fa, dal vuoto che avvertivamo con chiarezza capivamo quanto<br />

importante fosse stata la presenza di <strong>Natali</strong> nelle riunioni europee. Quando c’era veramente<br />

– e c’era stata per dieci anni – quella presenza quasi non si avvertiva, tanto<br />

era discreta. Saltava agli occhi ora che non c’era più, si avvertiva il vuoto <strong>in</strong> maniera<br />

<strong>in</strong>equivocabile. <strong>Natali</strong> preferiva tessere nell’ombra piuttosto che r<strong>in</strong>correre i riflettori.<br />

Perciò faceva coppia perfetta con Jacques Delors, uomo geniale, ma poco paziente,<br />

pronto a sbattere la porta di fronte alle <strong>in</strong>comprensioni e alle difficoltà dell’azione<br />

politica. Ogni volta che Delors m<strong>in</strong>acciava le dimissioni, c’era <strong>Natali</strong> a ricucire gli<br />

strappi. Ha funzionato così, e ha funzionato molto bene, per dieci anni.

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