L'esclusione sociale in Lombardia - Eupolis Lombardia - Regione ...

sostanzialmente ricondotte alla capacità del personale amministrativo regionale (quello
chiamato alla gestione ordinaria di queste misure) di riuscire a declinare in modo
effettivo tale principio nelle pratiche e nella routine amministrativa. Sebbene
l’esperienza maturata in questi 15 anni abbia portato a un significativo livello di
trasformazione della capacità amministrativa regionale (soprattutto se la si riferisce al
resto del Paese), la sua declinazione nelle procedure e nelle modalità di intervento della
componente amministrativa si scontra ancora con delle resistenze. Principi quali il
riconoscimento della centralità della domanda, la calibratura delle politiche sul
fabbisogno rilevato, la conseguente convergenza delle politiche attuate dai diversi
settori, la valorizzazione del ruolo dei Comuni, la programmazione orientata alla
partecipazione e all’ascolto delle forze sociali attive sul territorio, non costituiscono
ancora un risultato consolidato nella prassi amministrativa regionale, sebbene di esso sia
possibile trovarne traccia in modo pressoché trasversale nella programmazione
regionale.
In secondo luogo, l’analisi del caso lombardo ha chiarito come la cultura e la
capacità amministrativa siano significativamente indipendenti dalle caratteristiche
dell’assetto istituzionale di riferimento. Nello specifico, non trova piena conferma
l’assunto secondo cui un ordinamento di tipo federale avrebbe, rispetto a uno di tipo
centralistico (Wildavsky, 1992) 16 , un effetto diretto sull’erogazione di servizi più
efficienti ed efficaci e sulla capacità di risposta ai bisogni dei cittadini. L’analisi del
caso lombardo evidenzia come l’efficacia dei risultati perseguiti non dipenda tanto
dall’assetto istituzionale, quanto, ancora una volta, dalla cultura e dalla capacità
amministrativa delle istituzioni di riferimento.
È convinzione di chi scrive che questo aspetto possa ricoprire un ruolo centrale
all’interno del dibattito creatosi intorno alla riforma federale del nostro ordinamento e,
in modo particolare, all’interno di quello relativo all’impatto che questa
riorganizzazione può esercitare sul funzionamento del nostro comparto assistenziale
(Ranci Ortigosa, 2009; Righettini e Arlotti 2009; Tardiola, 2008). Molto spesso si tende
ad attribuire alla riforma federale la capacità di ridurre le disuguaglianze esistenti a
livello territoriale (infra e intraregionale), sia da un punto di vista dello sviluppo socioeconomico,
sia da quello del riconoscimento del diritto all’assistenza sociale (Saraceno,
2005), lasciando invece in secondo piano il tema della scarsa capacità amministrativa
delle nostre istituzioni pubbliche, e in particolare di quelle locali.
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Wildavsky, uno dei più convinti sostenitori di questa teoria, parla a questo proposito di « pregiudizio a
favore del federalismo», in quanto si basa sull’assunto che il principio della prossimità territoriale delle
istituzioni rappresenti una leva molto importante attraverso la quale garantire una risposta più puntuale ed
efficace ai suoi bisogni e, in generale, lo sviluppo di un territorio.
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