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L'esclusione sociale in Lombardia - Eupolis Lombardia - Regione ...

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una certa rapidità. Il verificarsi dell’una o dell’altra prospettiva dipende <strong>in</strong> modo<br />

rilevante dalle caratteristiche socio-economiche del contesto, ma anche dalle politiche di<br />

contrasto della povertà che vengono messe <strong>in</strong> atto tanto dalle istituzioni pubbliche<br />

quanto dalle organizzazioni sociali impegnate su questo versante e rappresenta di fatto<br />

la sfida a cui debbono rispondere le politiche sociali. Il carattere persistente o transitorio<br />

della povertà conferisce un senso profondamente diverso anche alle tradizionali misure<br />

di <strong>in</strong>cidenza e di <strong>in</strong>tensità della povertà (relativa o assoluta) che di per sé stimano la<br />

diffusione e la gravità del fenomeno ma non colgono le transizioni da uno stato (di<br />

povertà) all’altro (o viceversa) degli <strong>in</strong>dividui direttamente co<strong>in</strong>volti. Due comunità<br />

locali con la stessa <strong>in</strong>cidenza di povertà si troverebbero <strong>in</strong> condizioni assai diverse se<br />

l’una avesse a che fare prevalentemente con una povertà di lunga durata, cioè cronica<br />

per gli stessi <strong>in</strong>dividui, e l’altra con una povertà di breve durata, cioè transitoria per gli<br />

stessi <strong>in</strong>dividui; <strong>in</strong> pratica dovrebbero adottare politiche alquanto diverse, non solo con<br />

un dispendio di risorse più elevato nel primo caso e meno elevato nel secondo, ma<br />

anche con probabilità di successo del re<strong>in</strong>serimento <strong>sociale</strong> alquanto differenziate. Sulla<br />

natura persistente o temporanea della povertà <strong>in</strong>cidono non solo elementi strutturali e<br />

elementi di policy, legati alle opportunità economiche e sociali attivabili nella comunità,<br />

ma anche alcune caratteristiche degli <strong>in</strong>dividui <strong>in</strong> stato di povertà ed <strong>in</strong> particolare la<br />

loro età e il ciclo di vita <strong>in</strong> cui si trovano; <strong>in</strong> alcuni casi - si pensi alle persone anziane o<br />

alle persone <strong>in</strong> m<strong>in</strong>ore età - l’<strong>in</strong>tervento non può che essere di lunga durata e di carattere<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente “assistenziale”, mentre <strong>in</strong> altri casi - si pensi alle persone abili al lavoro -<br />

l’<strong>in</strong>tervento può far leva sulle potenzialità lavorative del soggetto ed avere<br />

pr<strong>in</strong>cipalmente un carattere “condizionale” e “attivo”. Il mix socio-anagrafico degli<br />

assistiti lascia dunque <strong>in</strong>tendere la possibilità di adottare forme di <strong>in</strong>tervento e policy<br />

parimenti differenziate <strong>in</strong> rapporto al metodo di <strong>in</strong>tervento e all’ammontare di risorse.<br />

Tra le circostanze che più <strong>in</strong>fluiscono sulla fuoriuscita dalla povertà vanno <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

segnalate le forme di collaborazione che <strong>in</strong>tercorrono tra gli enti e i servizi sociali<br />

territoriali: tanto più <strong>in</strong>fatti esse sono costanti e formalizzate tanto più elevate sono le<br />

probabilità che il processo di re<strong>in</strong>serimento <strong>sociale</strong> abbia successo. La controprova, <strong>in</strong><br />

negativo, di questa regolarità statistica, dotata di elevata significatività, viene dagli enti<br />

che non <strong>in</strong>trattengono alcuna forma di collaborazione con l’ente locale - per scelta o per<br />

mancanza dei requisiti richiesti dall’amm<strong>in</strong>istrazione comunale - e non registrano alcun<br />

tasso di transizione.<br />

Si tratta, come <strong>in</strong>tuibile, di un’<strong>in</strong>dicazione oltremodo importante a livello delle policy<br />

per il contrasto della povertà, giacché avvalora l’utilità di promuovere una vera e<br />

propria alleanza sussidiaria tra gli enti istituzionali e gli enti non profit, nel rispetto<br />

attivo delle specifiche competenze e modalità operative. Sarebbe <strong>in</strong> proposito opportuno<br />

<strong>in</strong>coraggiare sia i servizi istituzionali che le organizzazioni non profit a estendere la<br />

collaborazione reciproca trovando forme meno v<strong>in</strong>colanti e burocratiche rispetto a<br />

quelle ancora <strong>in</strong> uso, che penalizzano pr<strong>in</strong>cipalmente le organizzazioni più piccole, ma<br />

non meno vitali. Se, da un lato, i servizi sociali istituzionali sono <strong>in</strong> grado di garantire<br />

<strong>in</strong>terventi cont<strong>in</strong>uativi con i necessari supporti professionali oltre che economici,<br />

dall’altro lato gli enti non profit - di piccole o di grandi dimensioni - sono per lo più <strong>in</strong><br />

grado di compiere <strong>in</strong>terventi flessibili <strong>in</strong> un più ampio ventaglio di situazioni, che <strong>in</strong><br />

buona parte resterebbero <strong>in</strong>visibili o non raggiungibili secondo i parametri istituzionali.<br />

Questa divisione funzionale delle competenze e dei metodi di <strong>in</strong>tervento consente, <strong>in</strong><br />

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