L'esclusione sociale in Lombardia - Eupolis Lombardia - Regione ...

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pratica, costituire un nodo ricorrente 18 , difficile da sciogliere, specie quando le situazioni si cronicizzano e riguardano cittadini stranieri senza accesso al welfare nazionale e locale. I risultati ottenuti in questo primo passaggio forniscono indicazioni chiare sulle misure di contrasto della povertà che andrebbero attivate: moltiplicazione delle occasioni lavorative attraverso processi di formazione e riqualificazione; sostegno al reddito mediante bonus, voucher, erogazioni liberali, microcredito, forme di sostegno anti-usura, alloggi economici temporanei o di lunga durata. L’eterogeneità di queste sfide - tanto più difficili da gestire quanto più compromessa è la situazione di partenza - evidenzia l’impossibilità per un singolo ente non profit di effettuare interventi risolutivi e la contemporanea necessità di unire gli sforzi con altri partner pubblici o privati. Le misure in deroga a sostegno del reddito dei lavoratori di aziende in crisi hanno esemplificato l’utilità/necessità di provvedimenti eccezionali in situazioni eccezionali a cui la povertà può essere strutturalmente assimilata. 3.6.2. La variazione del numero di assistiti La crescita complessiva degli assistiti dipende, in via principale, dalle dimensioni dei flussi ascendenti e discendenti piuttosto che dal numero degli enti che hanno sperimentato questi flussi; una variazione elevata di utenti in pochi enti può infatti compensare una variazione più contenuta di utenti in tanti enti, grandi e piccoli. In via di fatto si constata che il 31% degli enti ha sperimentato un aumento di utenti superiore alle 50 unità a fronte del 15% di enti che ha sperimentato una speculare contrazione. Al bilancio ascendente contribuisce anche il 9% degli enti con aumento di utenti compreso tra i 20 e i 50, non compensato dal 4% di enti che ha dichiarato una simmetrica riduzione di assistiti. In sintesi, si constata che il 65% degli enti ha dovuto far fronte ad un aumento delle richieste di aiuto a fronte del 35% che - per diverse ragioni - ha avuto una riduzione (tabella 3.11). Tabella 3.11 - Distribuzione percentuale degli enti per variazione del numero di utenti assistiti nell'anno dal 2008 al 2011. Lombardia Percentuale di enti Riduzione Riduzione maggiore a 50 utenti 15,5 Riduzione compresa fra i 20 e i 50 utenti 4,2 Riduzione compresa fra 1 e 20 utenti 11,3 Numero utenti invariato 4,2 Aumento Aumento compreso fra 1 e 20 utenti 23,9 Aumento compreso fra 20 e 50 utenti 9,9 Aumento maggiore a 50 utenti 31,0 Fonte: elaborazione ORES su dati rilevati (Allegato 1) (1,7%); analogamente limitati sono anche i passaggi dai problemi principalmente di salute (indicati nel 2008 dal 25% degli enti) ai problemi economici (2,6%) o di altro genere (1,4%). 18 Gli andamenti nel quadriennio confermano le tendenze registrate nella prima indagine longitudinale 2008-2009, pubblicate nel Rapporto ORES 2009, con una polarizzazione leggermente più accentuata sulle cause economiche e sanitarie. 92
3.6.3. La variazione degli assistiti per nazionalità, genere e classi di età Il sensibile incremento degli assistiti registrato, a livello complessivo, nel corso degli ultimi quattro anni, è il risultato di andamenti che hanno coinvolto in modo difforme i singoli enti; se è vero che la maggior parte di essi ha visto crescere il numero dei propri utenti, vi è anche una quota elevata di enti che ha sperimentato una certa riduzione o (in minor misura) una sostanziale stabilità (tabella 3.12). Tabella 3.12 - Distribuzione percentuale degli enti per variazione dal 2008 al 2011 del numero complessivo di utenti assistiti, distinto per genere e cittadinanza. Lombardia Stranieri Italiani Maschi Femmine Maschi Femmine Ridotto 43,8 40,0 30,9 34,5 Costante 10,4 20,0 5,5 7,3 Aumentato 45,8 40,0 63,6 58,2 Fonte: elaborazione ORES su dati rilevati (Allegato 1) In 64 enti su 100, la crescita degli assistiti è stata alimentata dalla componente maschile italiana e in misura quasi identica (58%) dalla componente femminile italiana; una quota più ridotta di enti ha accolto un maggior numero di stranieri sia di sesso maschile (46%) che femminile (40%). È sintomatico osservare che una quota speculare di enti ha registrato una riduzione tanto di uomini (43%) quanto di donne straniere (40%) mentre il decremento della componente italiana maschile (31%) e femminile (34%) risulta meno diffuso. Attraverso questa analisi longitudinale si conferma l’aumento, già evidenziato dall’analisi dei dati trasversali, degli indigenti tra la popolazione italiana più che tra la popolazione straniera che però parte da condizioni più diffuse ed accentuate di deprivazione e svantaggio. 3.6.4. La variazione dei senza fissa dimora Le complesse problematiche umane e sociali che caratterizzano la condizione dei senza fissa dimora richiedono modalità di intervento e strutture di supporto piuttosto impegnative per tutti gli enti (pubblici e privati) che intervengono a loro favore; questi soggetti necessitano infatti di alloggi notturni, servizi di igiene personale, assistenza sanitaria, pasti caldi e mense, centri di accoglienza diurna con spazi adeguati, a cui vanno aggiunte forme di accompagnamento di lunga durata che richiedono l’impegno costante di personale qualificato oltre che di volontari occasionali. Le strutture di aiuto debbono, in pratica, saper erogare una molteplicità di servizi, gestiti interamente in proprio o in collaborazione con altri, debbono dunque possedere una cultura ed un’organizzazione aperta al lavoro di rete. Per tutte queste ragioni non è facile far fronte all’aumento dei senza fissa dimora né è pensabile dare risposte improvvisate e precarie, come può accadere nei confronti di soggetti meno problematici, con capacità relazionali e reti di sostegno non gravemente compromesse. L’ipotesi sottostante a queste osservazioni è che il termine “senza fissa dimora” identifichi persone in povertà estrema e a forte rischio di esclusione sociale, ma, come 93
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Rhodes R. A. W. (1997), Understandi
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