L'esclusione sociale in Lombardia - Eupolis Lombardia - Regione ...
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3.6.3. La variazione degli assistiti per nazionalità, genere e classi di età<br />
Il sensibile <strong>in</strong>cremento degli assistiti registrato, a livello complessivo, nel corso degli<br />
ultimi quattro anni, è il risultato di andamenti che hanno co<strong>in</strong>volto <strong>in</strong> modo difforme i<br />
s<strong>in</strong>goli enti; se è vero che la maggior parte di essi ha visto crescere il numero dei propri<br />
utenti, vi è anche una quota elevata di enti che ha sperimentato una certa riduzione o (<strong>in</strong><br />
m<strong>in</strong>or misura) una sostanziale stabilità (tabella 3.12).<br />
Tabella 3.12 - Distribuzione percentuale degli enti per variazione dal 2008 al 2011 del<br />
numero complessivo di utenti assistiti, dist<strong>in</strong>to per genere e cittad<strong>in</strong>anza. <strong>Lombardia</strong><br />
Stranieri Italiani<br />
Maschi Femm<strong>in</strong>e Maschi Femm<strong>in</strong>e<br />
Ridotto 43,8 40,0 30,9 34,5<br />
Costante 10,4 20,0 5,5 7,3<br />
Aumentato 45,8 40,0 63,6 58,2<br />
Fonte: elaborazione ORES su dati rilevati (Allegato 1)<br />
In 64 enti su 100, la crescita degli assistiti è stata alimentata dalla componente maschile<br />
italiana e <strong>in</strong> misura quasi identica (58%) dalla componente femm<strong>in</strong>ile italiana; una<br />
quota più ridotta di enti ha accolto un maggior numero di stranieri sia di sesso maschile<br />
(46%) che femm<strong>in</strong>ile (40%). È s<strong>in</strong>tomatico osservare che una quota speculare di enti ha<br />
registrato una riduzione tanto di uom<strong>in</strong>i (43%) quanto di donne straniere (40%) mentre<br />
il decremento della componente italiana maschile (31%) e femm<strong>in</strong>ile (34%) risulta<br />
meno diffuso. Attraverso questa analisi longitud<strong>in</strong>ale si conferma l’aumento, già<br />
evidenziato dall’analisi dei dati trasversali, degli <strong>in</strong>digenti tra la popolazione italiana più<br />
che tra la popolazione straniera che però parte da condizioni più diffuse ed accentuate di<br />
deprivazione e svantaggio.<br />
3.6.4. La variazione dei senza fissa dimora<br />
Le complesse problematiche umane e sociali che caratterizzano la condizione dei senza<br />
fissa dimora richiedono modalità di <strong>in</strong>tervento e strutture di supporto piuttosto<br />
impegnative per tutti gli enti (pubblici e privati) che <strong>in</strong>tervengono a loro favore; questi<br />
soggetti necessitano <strong>in</strong>fatti di alloggi notturni, servizi di igiene personale, assistenza<br />
sanitaria, pasti caldi e mense, centri di accoglienza diurna con spazi adeguati, a cui<br />
vanno aggiunte forme di accompagnamento di lunga durata che richiedono l’impegno<br />
costante di personale qualificato oltre che di volontari occasionali. Le strutture di aiuto<br />
debbono, <strong>in</strong> pratica, saper erogare una molteplicità di servizi, gestiti <strong>in</strong>teramente <strong>in</strong><br />
proprio o <strong>in</strong> collaborazione con altri, debbono dunque possedere una cultura ed<br />
un’organizzazione aperta al lavoro di rete. Per tutte queste ragioni non è facile far fronte<br />
all’aumento dei senza fissa dimora né è pensabile dare risposte improvvisate e precarie,<br />
come può accadere nei confronti di soggetti meno problematici, con capacità relazionali<br />
e reti di sostegno non gravemente compromesse.<br />
L’ipotesi sottostante a queste osservazioni è che il term<strong>in</strong>e “senza fissa dimora”<br />
identifichi persone <strong>in</strong> povertà estrema e a forte rischio di esclusione <strong>sociale</strong>, ma, come<br />
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