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L'esclusione sociale in Lombardia - Eupolis Lombardia - Regione ...

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abbiamo avuto modo di osservare (cfr. par. 3.4), non è detto che gli enti <strong>in</strong>tervenuti su<br />

questo punto abbiamo conferito lo stesso significato “tecnico” a questo concetto,<br />

<strong>in</strong>cludendo, ad esempio, coloro che non posseggono una residenza anagrafica ufficiale<br />

ma non per questo sono privi di qualche forma di capitale <strong>sociale</strong>. Nell’ambito degli enti<br />

che hanno dichiarato di occuparsi anche dei senza fissa dimora, la percentuale di chi<br />

segnala un aumento del loro numero resta abbastanza contenuta (15%), comunque<br />

<strong>in</strong>feriore a quelli di chi segnala una riduzione (35%), mentre la maggior parte non<br />

registra modifiche di rilievo (50%) 19 (tabella 3.13).<br />

Tabella 3.13 - Distribuzione percentuale degli enti per variazione dal 2008 al 2011<br />

del numero complessivo di utenti senza fissa dimora assistiti. <strong>Lombardia</strong><br />

Val. %<br />

Ridotto 34,6<br />

Costante 50,0<br />

Aumentato 15,4<br />

Fonte: elaborazione ORES su dati rilevati (Allegato 1)<br />

Le <strong>in</strong>evitabili rigidità legate alla presa <strong>in</strong> carico dei senza dimora spiega la prevalente<br />

stabilità del loro numero e le limitate fluttuazioni ascendenti. Meno univoco è capire il<br />

senso della riduzione potendo dipendere dal miglioramento delle condizioni degli<br />

assistiti oppure da sopraggiunte difficoltà degli enti che li assistono a causa delle<br />

complessità gestionali che questo tipo di ospiti richiede di affrontare.<br />

3.6.5. Le probabilità di uscita dalla povertà<br />

Le probabilità degli assistiti di uscire dalla condizione di povertà dipendono <strong>in</strong> modo<br />

congiunto da due elementi pr<strong>in</strong>cipali: l’<strong>in</strong>tensità dello stato di bisogno dei s<strong>in</strong>goli<br />

<strong>in</strong>dividui e dei loro nuclei familiari, da un lato, e la qualità e quantità degli aiuti ricevuti,<br />

che possono provenire sia dagli enti caritativi, sia da altre fonti, tra cui merita ricordare<br />

quelle istituzionali esplicitamente considerate nel corso della nostra <strong>in</strong>chiesta (cfr. la<br />

domanda sulla collaborazione degli enti caritativi con i servizi sociali). L’uscita dalla<br />

povertà - misurata come percentuale di enti che hanno segnalato questo evento per un<br />

numero anche limitato di assistiti - segnala dunque un <strong>in</strong>treccio tra più variabili e non<br />

può essere assunta come <strong>in</strong>dicatore di efficacia degli <strong>in</strong>terventi, ma solo come <strong>in</strong>dicatore<br />

di non cronicizzazione della situazione, che pure non è di secondaria importanza. Come<br />

abbiamo osservato nel par. 3.5, nel 2011 il 47% degli enti ha registrato qualche segnale<br />

di miglioramento tra i suoi assistiti pr<strong>in</strong>cipalmente però <strong>in</strong> misura ridotta, cioè con<br />

variazioni comprese tra l’1-5% (<strong>in</strong> 33 casi su 100), e solo marg<strong>in</strong>almente <strong>in</strong> misura più<br />

ampia (dal 6 al 20% e oltre) (14 casi su 100).<br />

L’analisi longitud<strong>in</strong>ale dal 2008 al 2011 conferma un quadro pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

problematico, con segnali positivi circoscritti all’8% degli enti e negativi estesi al 23%<br />

degli enti; la mobilità <strong>in</strong> uscita dalla povertà si è ridotta piuttosto che ampliata, con<br />

effetti non <strong>in</strong>coraggianti anche per il 69% degli enti che hanno dichiarato una situazione<br />

costante (tabella 3.14).<br />

19<br />

Per le ragioni già segnalate i numeri assoluti dei soggetti <strong>in</strong> povertà estrema dichiarati dagli enti<br />

appaiono meno affidabili rispetto alle altre tipologie di utenti.<br />

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