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me l'ha regalata quel ragazzo, Andrea, è stato gentile, tutto qui.''.<br />
La ragazzina non ebbe più dubbi, Giulio era interessato ad Andrea, al suo Andrea, ma era dubbiosa<br />
se raccontargli tutto oppure no, e decise comunque di non farlo, per non creargli ancora più<br />
confusione.<br />
Dopo che Filippa uscì dalla porta, Giulio rimase da solo e pensando e ripensando, nel buio <strong>del</strong>la sua<br />
camera, gli rivenne in mente lui. Andrea.<br />
Non riusciva a capire perché era sempre lì, nella sua mente.<br />
Lo pensava, lo ripensava. Lo immaginava. Lo aspettava, ricordandosi la loro passeggiata. Credeva<br />
di vederlo passare, iniziandosi ad agitare per poi capire che non era lui e ricadere in una tristezza<br />
inspiegabile.<br />
Non è più venuto da quel giorno! - pensò Giulio, notando la sua mancanza.<br />
Una mancanza, quella di Andrea, dovuta all'insistenza di sua madre che lo aveva costretto ad<br />
iscriversi all'università. Lui avrebbe voluto rinchiudersi in quella solita sala d'attesa per fargli<br />
compagnia e notare i minimi progressi di Giulio, ma per due giorni non gli era stato possibile<br />
andare di mattina e la sera gli infermieri lo avevano sempre costretto a tornare indietro.<br />
Ma quel giorno ci doveva riuscire a convincere l'infermiera, doveva riuscire a vederlo, doveva<br />
parlargli, doveva stare con lui.<br />
Doveva.<br />
Doveva.<br />
Doveva.<br />
''Senta ma che cosa le costa farmi salire un attimo? Lo so che è tardi ma per cinque minuti non<br />
succede niente!'' le disse all'entrata, per convincerla.<br />
Ma lei gli rispose picche, dicendogli ''Senti esistono degli orari, <strong>del</strong>le regole..puoi venire benissimo<br />
la mattina a trovare la persona tanto importante che vuoi vedere.''.<br />
''Ma scusi invece di perdere tutto questo tempo lei mi può far salire due minuti, darmi il tempo di<br />
salutare questa persona e poi me ne vado senza fare storie.'' aveva insistito Andrea.<br />
''Ho detto che non si può!'' rispose di rimando l'infermiera.<br />
Il ragazzo visibilmente innervosito la guardò storto e senza mezzi termini, disse ''Allora lo sa che<br />
cosa faccio? Rimango qui fuori per tutta la notte, magari mi sentirò male per il freddo e lei sarà<br />
costretta a farmi entrare..ma in barella!!''.<br />
L'infermiera lo guardò con aria interrogativa e con un sorrisetto sulle labbra, rispose ''Senti...non<br />
siamo neanche a fine Settembre, devi essere <strong>del</strong>icato per morire di freddo con questa temperatura!''.<br />
Andrea non volle mollare, non poteva farlo per riuscire nella sua impresa e senza darle tempo di<br />
parlare ancora, le disse la prima cosa che gli venne in mente. ''Allora rimarrò qui, in piedi, difronte a<br />
lei, per tutta la notte, costringendo il mio corpo a non riposarsi mai...magari alla fine sverrò e lei<br />
dovrà chiamare aiuto...''.<br />
Era forte qual ragazzo quando voleva, caparbio, insistente e duro ma con la faccia da angelo. Lei<br />
non volle cedere ma capì che non l'avrebbe fatto neanche lui e prima di passare tutta la notte in<br />
chiacchiere inutili prese il libro <strong>del</strong>le degenze e chiese ''Allora a che piano sta questa persona che<br />
vuoi vedere?''.<br />
Andrea non ci credette immediatamente.<br />
Ce l'aveva fatta a convincerla e senza aspettare tanto, rispose ''Quarto piano!''.<br />
''Come si chiama?'' chiese lei.<br />
''Giulio Castelli!'' rispose lui.<br />
L'infermiera riconobbe subito chi fosse quel ragazzo, il cui volto era coperto dalla penombra <strong>del</strong>la<br />
sera. Come aveva fatto a non pensarci?<br />
Era stata lei ad assistere a quel momento tremendo in cui Andrea aveva scoperto che Giulio aveva<br />
dimenticato tutto, era stata lei a spingerlo velocemente a salutalo per poi doverlo mandare via, era<br />
stata lei ad accorgersi dei suoi occhi spenti all'uscita da quella stanza ed era lei in quel momento che<br />
doveva aiutarlo a farlo arrivare sopra, da Giulio, che intanto cercava di addormentarsi.<br />
Il ragazzo castelli non aveva voglia di leggere o di fare altro ma solo di rimanere fermo in quella<br />
tristezza, che lo stava invadendo.