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L'altra metà del cielo

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a sapere? E gli altri che direbbero?<br />

Nella mente di Giulio erano contenute mille angosce e mille rimpianti, i dubbi gli laceravano lo<br />

stomaco e il sol pensiero di dover tornare a scuola lo faceva impazzire lentamente.<br />

Non prese minimamente in considerazione l'ipotesi di andare a quella festa. Era passata poco meno<br />

di una settimana e lui invece di pensare a qualcosa di pratico, si chiuse nelle sue paure e nei suoi<br />

tormenti, non sapendo come affrontare la situazione e cosa pensare riguardo a quello che aveva<br />

provato in quei momenti, lassù, su quella terrazza fredda e stellata.<br />

Rimase tutto il pomeriggio chiuso nella sua stanza, a meditare e a non fare null'altro.<br />

Durante la cena suonò il citofono suonò e il cuore di Giulio fece un balzo per la paura o per il<br />

desiderio che fosse Andrea, ma non fece in tempo a dire che se ne andava in camera sua, che subito<br />

la mamma gli chiese di andare a prendere i pacchi che erano appena arrivati.<br />

Mentre scendeva le scale gli venne, improvvisamente, il desiderio di andare a quella festa, di<br />

fregarsene <strong>del</strong>la gente, <strong>del</strong>la situazione. Voleva anche affrontarlo, Andrea, per dirgli che era stato un<br />

errore, un momento di smarrimento per l'ebbrezza di provare cose nuove, che si poteva dimenticare<br />

e che facilmente si poteva tornare ad essere amici come prima.<br />

Si sentì forte in quel momento, pieno <strong>del</strong>le sue convinzioni, <strong>del</strong>le sue idee, aveva <strong>del</strong>le presunte<br />

certezze che crollarono irrimediabilmente appena vide quegli occhi...i suoi.<br />

Andrea chissà da quanto tempo si trovava lì, sotto quel nevischio ghiacciato e pungente di fine<br />

Dicembre, infatti era cupo, infreddolito e triste ma quando lo vide scendere si avvicinò a lui, gli tese<br />

una leggera carezza e disse, con voce strozzata dal tormento ''Scusami, ti ho confuso e...e ho<br />

rovinato la nostra amicizia, scusami...scusami!''.<br />

Erano <strong>del</strong>le scuse che forse potevano valere ma Andrea sapeva benissimo che la sua anima non era<br />

affatto pentita, che il suo corpo lo desiderava infinitamente, ancora più di quel giorno e che anche in<br />

quel momento l'avrebbe abbracciato forte e baciato intensamente, per fargli scomparire l'angoscia e<br />

la paura che aveva negli occhi.<br />

Giulio in quel momento era confuso, impaurito e tutto quel che riuscì a dire fu '' Andrea io non so<br />

più niente, cosa provo, cosa provavo in quel momento. Non è stata solo colpa tua, ma io non lo<br />

so...non lo so....''.<br />

Allora Andrea, preso da un senso di protezione e dolore per quella situazione, prese il suo amico, lo<br />

abbracciò fortissimo fino a sentire i battiti sfalsati <strong>del</strong> suo cuore e disse ''Non preoccuparti,<br />

possiamo dimenticare se vuoi, se ti fa soffrire...dimentichiamo.'' mentre la sua anima piangeva e i<br />

suoi occhi si gonfiavano per un pianto cupo, che voleva scoppiare.<br />

Ma davvero Giulio voleva dimenticare?<br />

Davvero voleva far finta che non fosse successo niente?<br />

Passare sopra alla prima volta in cui si era sentito vivo?<br />

Davvero voleva superare e andare avanti?<br />

Giulio non ne era affatto sicuro ma disse ugualmente che andava bene e che non lo voleva perdere<br />

come amico, con un groppo alla gola che quasi lo soffocò, e per non far notare il suo<br />

disagio, disse ''Mia sorella mi ha detto <strong>del</strong>la festa di Gandi....''.<br />

''Giusto, sì, la festa...'' rispose Andrea, come quasi caduto dalle nuvole. ''Passo solo a salutarlo, ma<br />

certo non rimango lì fino all'anno nuovo, anche se a dire la verità non mi va neanche di rimanere a<br />

casa da solo!'' continuò, mentre si distaccavano e si sedevano sul gradino.<br />

Intanto la signora Castelli iniziò ad urlare per farlo salire e allora il ragazzo invitò l'amico ad entrare<br />

un attimo, sperando in un qualcosa che non si sapeva spiegare.<br />

Ma come poteva Giulio dare un nome a tutte quelle emozioni che aveva provato tutte in una volta?<br />

Come poteva capire e razionalizzare ciò che era così diverso e lontano dalla ragione?<br />

Infondo lui non aveva mai sentito quel tremore che prendeva lo stomaco o quella sensazione di<br />

pesantezza che premeva sul petto, non aveva mai udito la sua voce così indecisa e inesistente, e non<br />

si era mai sentito così insicuro e scoperto difronte ad uno sguardo.<br />

Salirono senza parlare e arrivati in casa, poggiarono i pacchi per terra e si diressero velocemente in<br />

camera.<br />

Nessuno dei due proferì parola alcuna. Quel silenzio poteva significare tanto e quegli sguardi,

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