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Il <strong>cielo</strong> scurissimo e il rumore <strong>del</strong>lo scroscio copriva tutto il resto, ma la sua paura sembrava più<br />
forte e profonda di tutto. Aveva quel buco allo stomaco tipico <strong>del</strong> non sapere a cosa si va incontro e<br />
sentiva quel tremolio nel petto per un futuro vicinissimo, che bisognava affrontare a tutti i costi.<br />
Rimase seduto al buio sulla sedia <strong>del</strong>la sua camera, vestito quasi elegante in confronto al pigiama<br />
ospedaliero che aveva avuto indosso per tutto quel tempo, aspettando i suoi genitori, che lo<br />
avrebbero portato nella sua casa milanese, di cui lui non aveva memoria, dandogli finalmente la<br />
possibilità di fare i conti con quella vita, di cui lui non aveva coscienza.<br />
Poco dopo arrivò suo padre che lo fece uscire, e potendo assaporare un po' d'aria esterna<br />
all'ospedale notò subito la macchina, dove dentro era seduta sua madre, ma non riconobbe neanche<br />
quella.<br />
Rimase tutto il tempo in silenzio, sul sedile posteriore mentre i suoi genitori elencavano cose da fare<br />
e raccontavano aneddoti che magari l'avrebbero aiutato con i ricordi.<br />
Dopo un buon quarto d'ora di viaggio suo padre parcheggiò difronte a un negozio di cornici e saltò<br />
fuori dalla macchina per aprire l'ombrello a suo figlio e per aiutarlo a raggiungere il portone di<br />
legno, ubicato sul marciapiede opposto.<br />
A Giulio sembrò di percorrere quel tragitto per la prima volta, si fermò a guardare gli angoli, a<br />
fissare i volti dei vicini ma tutto gli sembrò estremamente nuovo e confusionario.<br />
Appena sua madre aprì la porta di casa guardò al suo interno e vide un appartamento, molto diverso<br />
da dove abitavano prima, oltre ai mobili che ornavano tutti quelli spazi guardò il tavolo, le solite<br />
foto di famigliari e amici, il divano chiaro e largo, i quadri posizionati nel corridoio, i tappeti, poi<br />
pensò che tutto coincideva con i suoi ricordi, anche il mobilio <strong>del</strong>la sua stanza ma a pelle si accorse<br />
l'atmosfera era diversa, la sua famiglia era cambiata....<br />
''Vuoi che ti chiudo la porta?'' chiese sua mamma.<br />
Giulio si girò come disturbato nei suoi pensieri e rispose ''Si mamma grazie! Magari dormo un po'!''.<br />
Ma non riuscì nel suo intento, perché sparse per la stanza trovò le foto di quei misteriosi due anni,<br />
trovò il suo cellulare e i suoi diari, e nella curiosità generale frugò tra questi oggetti come se<br />
appartenessero alla vita di un'altra persona, che da un momento all'altro poteva entrare da quella<br />
porta.<br />
Si sedette alla scrivania, accese il telefonino e aprì il primo album fotografico.<br />
Questa dovrebbe essere Firenze! Peccato non ci sono mai andato!<br />
Ma che cavolo dico, ci sono stato e non me lo ricordo e....<br />
Una foto di loro due, lui e Andrea, abbracciati, lo fece sussultare. Non pensava che potesse essere<br />
vero ma erano amici sul serio!<br />
Continuò a girare le bustine plastificate leggere e a sorridere ogni volta che vedeva loro due<br />
insieme. Gli faceva piacere vedere quelle immagini, anche se gli procurava sempre una malinconia<br />
dolorosa, il non poter più vivere quello che magari era il bel sentimento <strong>del</strong>la loro amicizia.<br />
Dopo aver terminato quell'album gli venne mal di testa e optò per la soluzione più<br />
facile...distendersi.<br />
Portò con se il cellulare e lesse i messaggi. Non doveva essere un gran comunicatore, infatti si<br />
accorse che erano tutti messaggi con un minimo senso pratico, orari, indirizzi, saluti fugaci e con<br />
persone che non rimembrava. Posò il telefono sul comodino e chiuse gli occhi, per riposarli.<br />
Rimase lì per tutto il pomeriggio, nonostante sua madre avesse insistito per farlo pranzare, ma a<br />
nulla era servito.<br />
Passarono interminabili ore e lui rimase con gli occhi chiusi, e anche quando desiderò aprirli, li<br />
tenne serrati. Forse si stava sforzando di ricordare, forse avrebbe voluto tenerli così per sempre o<br />
forse si stava rinchiudendo in un mondo tutto suo, che sarebbe scomparso alla vista <strong>del</strong>la luce<br />
esterna.<br />
Buio.<br />
Silenzio.<br />
Calma.<br />
E qualche voce <strong>del</strong> resto <strong>del</strong>la famiglia. Era tutto qui quello che c'era, nella sua testa e nel suo<br />
presente. Si addormentò un oretta ma poi riaprendo gli occhi per sbaglio li richiuse. Subito. Veloci.