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icordasse. Strinse quel libro nelle sue mani, sentendolo importante. L'avrebbe letto e avrebbe<br />
cercato di trovarvi quel significato che lo rendeva speciale, anche se lo aveva dimenticato.<br />
Era forse una punizione?<br />
Era forse un avvertimento <strong>del</strong> destino, che voleva riorganizzare gli eventi?<br />
I due ragazzi non sapevano più cosa pensare e se pensare servisse a qualcosa, ma le loro sensazioni<br />
erano molto simili, di paura, di incertezza sul futuro e di stanchezza, soprattutto mentale.<br />
Lo aveva salutato per disperazione, quasi, e si era allontanato dall'ospedale in fretta come a voler<br />
seminare la negatività che lo stava inseguendo. Ma Andrea lo sapeva bene da cosa stava scappando.<br />
Dalla sua paura e dal terrore di dovergli raccontare tutto, ma soprattutto da quel pensiero che non lo<br />
faceva tranquillizzare, mai. Pensava al suo rifiuto, pensava alla paura di dover rivivere tutti i<br />
momenti brutti che c'erano stati. Giulio forse non avrebbe mai ricordato e forse neanche mai<br />
accettato.<br />
Andrea si lasciò trasportare da quei pensieri negativi, sperando l'indomani di trovare la forza giusta<br />
per aggiustare le cose.<br />
Rimase catatonico sul divano, non ebbe voglia neanche di cenare, a cosa sarebbe servito in fondo?<br />
Ad aumentare la possibilità di sopravvivere in quell'emisfero, che ormai non gli apparteneva più.<br />
Volle solo addormentarsi per non risvegliarsi l'indomani mattina, ma nella fitta rete di quei pensieri<br />
che lo stavano assillando riuscì ugualmente a sentire il campanello.<br />
La persona che era oltre la porta si mostrò insistente e decisa ad entrare o a rimanere attaccata al<br />
campanello, se questo non fosse avvenuto.<br />
Stava quasi per urlare di pazzia, Andrea, ma si alzò sforzandosi di non cadere e raggiunse il pomello<br />
che gli avrebbe fatto scoprire chi fosse.<br />
Appena aperta la porta pensò che avrebbe fatto meglio a non aprirla! La stava per sbattere quando<br />
Alessandro la fermò con la mano. ''Voglio solo sapere come stai?''.<br />
''Bene..come vedi! Vivo! Ora ciao.'' rispose in fretta Andrea.<br />
''Aspetta...voglio solo farti compagnia.'' ribattè il ragazzo indesiderato.<br />
Spazientito il padrone di casa prese la porta, volendogliela scagliare in faccia e disse innervosito<br />
''Prima vuoi solo sapere come sto, ora vuoi farmi compagnia...no grazie!''.<br />
''Ma perché ce l'hai con me?'' chiese Alessandro, sorpreso da quella reazione.<br />
''Io lo so in che modo mi vuoi fare compagnia e non mi va ne ora ne mai!'' rispose Andrea, ancora<br />
più deciso.<br />
Il ragazzo allora spalancò la porta ed entrò come una furia.<br />
''Cazzo! Ho detto di andartene!'' urlò Andrea, che intanto era stato scagliato all'interno <strong>del</strong>la stanza.<br />
''Io l'unica persona con cui voglio stare qui non c'è, perciò tu sei indesiderato...sparisci!''.<br />
''Cazzo voglio solo stare qui in qualunque modo tu voglia...'' disse Alessandro, insistentemente.<br />
''Io non voglio! Punto!''.<br />
La sua presenza lo infastidì, altamente. Gli fece ricordare momenti particolari di quando stava con<br />
Giulio e non volle farlo, perché quel Giulio, il suo Giulio, non esisteva più.<br />
''Non lo tradisci mica se ceniamo insieme!'' puntualizzò quel ragazzo.<br />
''Io non l'ho mai tradito e quando ti ho fatto venire qui quella notte maledetta volevo fargli <strong>del</strong> male<br />
o farlo a me non lo so. Tu starai pensando che non siamo dei santi per quello che abbiamo fatto con<br />
te ma non mi frega perché tu non puoi capire, come non possono farlo tante altre persone...'' disse<br />
Andrea, tutto d'un fiato.<br />
''Ma...''.<br />
''Ora voglio rimanere solo, perché è così che mi sento ed è quello che sono!''.<br />
***<br />
La pioggia cadeva fitta, quel giorno di Ottobre inoltrato, in cui Giulio doveva fare il suo ritorno a<br />
casa.