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L'altra metà del cielo

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Di scatto.<br />

Verso le otto di sera sua madre bussò alla porta e lui senza farsi pregare disse, quasi scontroso<br />

''Mamma vattene! Non ho fame! Lasciami in pace!''.<br />

''Giulio la dovrai finire prima o poi di fare così!'' rispose la donna, con un tono più pacato <strong>del</strong>la<br />

mattina. ''Comunque non è per la cena ma qui c'è Andrea. Lo faccio entrare?'' chiese, alla fine.<br />

I suoi occhi si spalancarono, quasi fino a sentire dolore. Non se lo aspettava.<br />

Cazzo! Andrea!<br />

''Aspetta!'' disse ad alta voce, dopo aver pensato per un quarto di secondo, ma sentì la maniglia<br />

muoversi e vide un lampo di luce.<br />

''Aaah!'' mugugnò subito, coprendosi gli occhi tempestivamente e portando la faccia quasi sotto il<br />

cuscino.<br />

Andrea rimase interdetto sulla porta per qualche istante, prima di dire ''Cazzo, scusa non credevo<br />

stessi dormendo!''. ''Ho spento! Tranquillo!'' disse, dopo aver spento la luce e chiuso la porta, ma il<br />

tonfo <strong>del</strong> suo ginocchio allo spigolo <strong>del</strong> letto precedette un suo sibilo di dolore.<br />

Giulio rise divertito e mentre accendeva il lumino sul suo comodino, chiese se si fosse fatto male e<br />

lo invitò a sedersi sul letto.<br />

L'amico nonostante il dolore sorrise anch'egli e mentre si tuffava sul materasso, notando gli occhi<br />

assonnati di Giulio, disse ''Ma stavi proprio dormendo!''.<br />

''Ho voluto tenere gli occhi chiusi...non so perché!'' rispose.<br />

''Ma hai pianto?'' chiese Andrea preoccupato, mentre la sua mano gli prese la guancia.<br />

''No, è che non mi sento tanto bene.'' rispose Giulio, imbarazzato.<br />

Il ragazzo Goffredi tolse la mano dal suo viso e si portò in posizione eretta, incrociò le gambe sul<br />

letto è gli chiese ''In che senso?''.<br />

''Ho sempre mal di testa, mi sento sempre stanco e un po' solo...'' rispose il giovane Castelli, col viso<br />

basso per non far notare che comunque il sentirsi solo era scomparso, ora che c'era lui.<br />

''Mi dispiace!'' sussurrò Andrea, vicino al suo viso.<br />

Voleva baciarlo, abbracciarlo, stringerlo forte e dirgli che lo amava. Voleva avvicinarsi alle sue<br />

labbra, stringere il suo collo e sentirlo incredibilmente vicino. Gli mancava.<br />

Giulio sentì agitarsi lo stomaco da un turbinio di sentimenti mischiati, aveva notato da subito la<br />

bellezza di quel ragazzo, l'aveva spiato sperando di potergli stare sempre più vicino e l'aveva<br />

pensato, spesso.<br />

Avendo visto le foto, notò il loro attaccamento, prima <strong>del</strong>l'incidente e la sua mente sperò in qualcosa<br />

di più.<br />

Cazzo! Gay! Ecco.....<br />

Possibile?<br />

Aveva notato i loro corpi nelle foto sempre molto attaccati, aveva letto tra le righe quelle scritte sul<br />

suo diario, aveva capito il motivo per il quale tutti cercavano di sapere se si ricordasse di lui, aveva<br />

capito perché Andrea fu l'unico a non fargli un'unica visita, ma a stare giornate intere in ospedale.<br />

Ma i suoi genitori sapevano? Stavano insieme sul serio? E suo padre come l'aveva presa?<br />

Sentiva anche quello che provava Andrea e finalmente ne comprese il motivo e l'intensità.<br />

Aveva capito e non ricordato, ma tutti quei pensieri lo agitarono visivamente e mentre il suo affanno<br />

crebbe si alzò dal letto, ancora più imbarazzato e disse che doveva andare in bagno.<br />

Nello specchio c'era la sua immagine riflessa, un'immagine forse che lui non voleva vedere.<br />

Andrea piaceva anche a lui, l'aveva notato, spiato, e desiderato che andasse a trovarlo e ora che<br />

aveva capito che prima <strong>del</strong>l'incidente stavano insieme non ci vide più dall'agitazione.<br />

Perché cazzo lui non si ricordava niente?<br />

Se dava retta alla sua mente, questa gli mandava impulsi strani, quasi di ribrezzo alla vicinanza di<br />

un ragazzo ma se poi dava retta ai sentimenti capiva di essere assolutamente in sintonia con lui, da<br />

ogni punto di vista. Ma un conto erano le sensazioni e un conto era il suo corpo. Non si era reso<br />

subito conto <strong>del</strong> suo interesse verso quel ragazzo ma più passavano i giorni e più ci pensava, più<br />

passavano i minuti e più cresceva in lui la paura di dovergli dimostrare qualcosa.<br />

Non si ricordava nulla ma aveva capito... e cosa doveva fare? Parlargli? Ma per dire cosa?

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