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tesi Albano.pdf - Università degli Studi del Molise

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presenza <strong>del</strong> fenomeno estensivo e quelle che, al contrario, pongono l’accento sul<br />

carattere straordinario <strong>del</strong> rimedio di cui all’art. 587 c.p.p.<br />

La prima variante interpretativa, espressione di un indirizzo<br />

giurisprudenziale minoritario, ritiene che in presenza di una impugnazione<br />

estensibile, il rapporto processuale «non “muore” ma mantiene integra la sua<br />

vitalità».<br />

Pertanto, il giudice <strong>del</strong>l’impugnazione è tenuto ad esercitare un duplice<br />

controllo: per un verso, accertare che uno dei motivi, presentati da qualsiasi<br />

coimputato ritualmente impugnane, sia non esclusivamente personale; per un<br />

altro, verificare – pur nel caso d’infondatezza <strong>del</strong> medesimo – se sussista una<br />

causa d’estinzione <strong>del</strong> reato nel momento in cui adotta la decisione e applicarla a<br />

tutti i coimputati 97 .<br />

Fermo restando quanto già osservato in altra sede sui rapporti tra effetto<br />

estensivo e giudicato, lo schema logico-giuridico adottato da quest’orientamento,<br />

caso appare lineare: indipendentemente dal momento in cui la stessa maturi, si<br />

trasmetterà anche agli altri coimputati, le cui posizioni non sono state ancora<br />

attinte dal giudicato.<br />

Meno coerente appare la soluzione offerta da quelle sentenze che – pur<br />

non affrontando esplicitamente il tema <strong>del</strong>le relazioni tra irrevocabilità ed effetto<br />

estensivo – fanno leva sulla non esclusiva personalità dei motivi addotti, per<br />

riconoscere l’operatività <strong>del</strong>l’istituto a prescindere dal rapporto temporale tra la<br />

formazione <strong>del</strong> giudicato e il maturarsi <strong>del</strong>la prescrizione.<br />

Invero, pare debba accordarsi una certa preferenza a quest’ultimo indirizzo<br />

interpretativo che enfatizzando il carattere di favor alla base <strong>del</strong> fenomeno, ha il<br />

pregio di garantire effettivamente una parità di trattamento tra più autori <strong>del</strong><br />

medesimo reato.<br />

Tale prospettiva, inoltre, ben si concilia con quelle pronunce che<br />

ritengono l’inammissibilità originaria <strong>del</strong>l’impugnazione non ostativa alla<br />

estensione <strong>del</strong>la declaratoria di prescrizione <strong>del</strong> reato, qualora altro impugnante<br />

pen., 1998, p. 74.<br />

97 In questo senso si espresse Sez. III, 4 novembre 1997, Giampaoli, in Arch. n. proc.<br />

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