L’insegnamento dello strumento musicale nella scuola media
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
L’INSEGNAMENTO DELLO STRUMENTO MUSICALE NELLA SCUOLA MEDIA • 101<br />
sità di stabilire programmi uniformi per gli esami di licenza e magistero nei diversi<br />
rami dell’insegnamento <strong>musicale</strong>’ – e consisteva in una stringata lista di<br />
prove solo per il grado superiore, con brani di autori più o meno specificati, per<br />
ottenere il titolo abilitante di ‘magistero’ in ogni disciplina; per accedere all’esame<br />
finale bisognava aver conseguito precedentemente gli esami di ‘licenza<br />
normale’ e delle materie tecniche complementari ‘secondo i programmi dell’istituto’,<br />
corsi ed esami che quindi rimanevano fuori dalla normativa.<br />
Con questi programmi si sancì una delle specificità dei Conservatori italiani:<br />
la mancanza di veri e propri programmi didattici e la sola determinazione dei<br />
programmi d’esame, tendenza che si svilupperà al massimo grado con i programmi<br />
emanati nel 1930». Secondo l’autore «Veniva quindi lasciata ancora<br />
piena discrezionalità a ogni istituto <strong>musicale</strong> nel definire i programmi interni<br />
per ciò che riguardava i corsi intermedi degli insegnamenti principali e per<br />
tutti i corsi complementari».<br />
Questa mancanza di precisazioni su base nazionale, unita alla nominale compiutezza<br />
della «licenza normale» portò alle due maggiori disfunzioni di quegli<br />
anni: l’esistenza, tra i vari istituti, di programmi d’esame profondamente<br />
diversi per grado di complessità nello stesso insegnamento e l’equivoco che<br />
tale licenza normale, in realtà titolo intermedio, poteva comportare in campo<br />
professionale.<br />
Per esemplificare la disparità dei programmi interni dei singoli istituti si consideri<br />
che, anche se con modalità di esecuzione diverse, fino ai nuovi programmi<br />
del 1930 l’esame di compimento per la licenza normale di pianoforte<br />
al Conservatorio di Milano richiedeva, tra le altre prove, la presentazione di sei<br />
studi (composizioni strumentali di carattere fondamentalmente didattico) e<br />
sei preludi e fughe di J.S. Bach contro, rispettivamente, i 62 studi e 41 brani<br />
<strong>dello</strong> stesso autore necessari per sostenere il medesimo esame a Napoli.<br />
Il successivo Regolamento del 1918 rappresenta il primo completo ordinamento<br />
statale per gli «istituti di belle arti, di musica e d’arte drammatica». Si<br />
prevedevano disposizioni comuni a tutti gli istituti artistici (articoli 1-84) e<br />
specifiche: per i Conservatori gli articoli 174-253, formanti la parte IV sugli<br />
istituti di musica e d’arte drammatica insieme al regolamento per la «commissione<br />
permanente per le arti <strong>musicale</strong> e drammatica» (articoli 160-173).<br />
Dobbiamo ai ripetuti appelli del compositore Ildebrando Pizzetti e alle critiche<br />
del musicologo Guido Pannain l’emanazione della circolare del Ministro<br />
Pietro Fedele per la convocazione nel 1925 degli «studi generali» al fine di effettuare<br />
la revisione dei programmi approvati con R.D. 2 marzo 1899 n. 108.<br />
I nuovi programmi furono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 16<br />
marzo 1931, come parte del Regio Decreto 11 dicembre 1930, n. 1945: Norme<br />
per l’ordinamento dell’istruzione <strong>musicale</strong> ed approvazione dei nuovi programmi<br />
di esame. Si tratta anche dei primi programmi di studio, riferiti a tutti i corsi<br />
intermedi e ai corsi complementari, unificati a livello nazionale. Il decreto è<br />
INTERVENTI<br />
Il Regio<br />
Decreto<br />
del 2 marzo<br />
1899 sancì<br />
una delle<br />
specificità dei<br />
Conservatori<br />
italiani:<br />
la mancanza<br />
di veri e propri<br />
programmi<br />
didattici<br />
e la sola<br />
determinazione<br />
dei programmi<br />
d’esame