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L’insegnamento dello strumento musicale nella scuola media

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INTERVENTI<br />

70 • ANNALI DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE<br />

rie musicali, in generale, fa sì che il programma di studio sia raccordato in modo<br />

che gli alunni possano assolvere pienamente sia agli obblighi scolastici normali,<br />

che a quelli derivanti dall’applicazione allo studio <strong>dello</strong> <strong>strumento</strong> <strong>musicale</strong>.<br />

4. Dovunque possibile, sono stati instaurati buoni e costruttivi rapporti con teatri,<br />

orchestre stabili e Associazioni musicali. Si sono registrati anche scambi di saggi<br />

musicali degli alunni fra diverse scuole della stessa provincia.<br />

5. Una percentuale di alunni, che varia dal 20% al 40%, lasciata la <strong>scuola</strong> <strong>media</strong>,<br />

continua a frequentare gli studi musicali intrapresi nelle scuole medie sperimentali,<br />

nei Conservatori di musica, presso civiche scuole di musica o scuole private.<br />

Numerosi alimentano le esperienze acquisite attraverso la pratica <strong>musicale</strong> in<br />

complessi a carattere dilettantistico.<br />

DA SPERIMENTAZIONE A ORDINAMENTO<br />

Il Decreto<br />

13 febbraio 1996<br />

riconosce alla<br />

sperimentazione<br />

un valore<br />

propedeutico<br />

per la<br />

continuazione<br />

<strong>dello</strong> studio<br />

<strong>dello</strong> <strong>strumento</strong><br />

Bisogna attendere diciassette anni dal Decreto del 1979 per l’emanazione di<br />

una norma che non solo definisce meglio l’organizzazione dei corsi ma affronta<br />

anche problematiche di diffusione territoriale e di reclutamento dei docenti: il<br />

Decreto 13 febbraio 1996.<br />

L’articolo 1 contiene un’importante affermazione che riconosce alla sperimentazione,<br />

a differenza del Decreto del 1979, un valore propedeutico per la continuazione<br />

<strong>dello</strong> studio <strong>dello</strong> <strong>strumento</strong>: «Gli stessi [corsi], pur non essendo<br />

indirizzati a prevalenti prospettive specialistiche, non escludono, per la loro<br />

specificità, una valenza funzionale e propedeutica alla prosecuzione degli studi<br />

musicali». Non è certamente un implicito riconoscimento di ammissione al<br />

Conservatorio ma rappresenta certamente un passo avanti rispetto a quanto<br />

stabilito dal Decreto precedente: «Né la promozione, né il giudizio finale analitico-orientativo<br />

di cui al comma precedente, per gli alunni dei corsi in argomento,<br />

costituiscono titolo di ammissione ai conservatori di musica».<br />

È significativa nell’articolo 2 la nuova articolazione dei gruppi strumentali: strumenti<br />

a tastiera, strumenti a corda, strumenti a fiato e strumenti a percussione.<br />

Il Decreto del 1979 non prevedeva il gruppo di strumenti a percussione e limitava<br />

la sperimentazione a tre settori, tastiera, corda e fiato.<br />

I corsi, comprendenti da un minimo di tre ad un massimo di cinque specialità strumentali,<br />

sulla base di quelle previste nel quadro dei corsi principali dei conservatori<br />

di musica e precisamente: pianoforte, violino, violoncello, oboe, clarinetto, flauto,<br />

corno e tromba, si svolgeranno nelle prime classi per estendersi gradualmente, negli<br />

anni scolastici successivi, nelle seconde e nelle terze. Oltre allo studio degli strumenti<br />

musicali indicati al comma precedente, è ammesso anche lo studio della chitarra<br />

classica.<br />

Il D.M. 13 febbraio 1996 contiene anche un preciso riferimento alle finalità<br />

educative:

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