"La Città dell'Oro" di Emilio Salgari - Altervista
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agguardevole.<br />
Al comando dell'in<strong>di</strong>ano tutti avevano ritirato i remi e la<br />
scialuppa, non più sorretta, aveva virato <strong>di</strong> bordo lasciandosi<br />
trasportare dalle acque. In pochi istanti giunse in fondo alla<br />
cateratta, oscillò spaventosamente imbarcando parecchie ondate,<br />
poi si rialzò girando su se stessa.<br />
Quasi nell'istesso momento i tronchi colossali<br />
precipitavano giù per l'ultima china. Yaruri, don Raffaele ed i<br />
loro compagni avevano rapidamente riafferrati i remi per evitare<br />
un urto, ma mancò a loro il tempo.<br />
Uno <strong>di</strong> quei tronchi, il più enorme, investì la scialuppa a<br />
poppa e con tale impeto da spaccarla. Le onde della cateratta in<br />
un baleno si rovesciarono attraverso all'apertura, sommergendo<br />
le casse.<br />
– I fucili e le munizioni! – urlò don Raffaele. – Tutti<br />
sull'albero!<br />
Gli uomini balzarono sulle loro armi che stavano sui<br />
banchi, afferrarono alla rinfusa quanto era a portata delle loro<br />
mani e s'aggrapparono alle griselle dell'albero.<br />
Erano appena giunti sul picco della randa, che la scialuppa<br />
affondava, scomparendo sotto le acque spumeggianti. Discese<br />
rapida per quattro metri, poi, quando già i naufraghi credevano<br />
d'esser perduti, s'arrestò: aveva toccato il fondo!<br />
– Siamo salvi! – esclamò Alonzo.<br />
– Ma sono riusciti nel loro intento – <strong>di</strong>sse don Raffaele con<br />
sorda rabbia. – Ci hanno arrestati.<br />
– Non ancora – mormorò Yaruri.<br />
– Ma che siano stati gl'in<strong>di</strong>ani a lanciarci contro quei<br />
dannati tronchi? – chiese Alonzo.<br />
– Sì – rispose don Raffaele. – Io non ho più alcun dubbio.<br />
– Sono stati loro – confermò Yaruri.<br />
– Ma in quale modo? Occorrono molte braccia per<br />
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