La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

La conclusione non può, a questo punto, non apparire scontata: lo spazio riservato alla
assoluzione dell’imprenditore / sostituto di imposta, il quale invochi a proprio vantaggio
una insuperabile illiquidità, appare assai ristretto e confinato in ambito pressoché
scolastico 13 .
2.2. L’omesso versamento IVA (art. 10-ter D.L.vo 74/2000)
Veniamo ora – prendendo in esame l’ipotesi dell’omesso versamento IVA – al secondo
ordine di ragioni per cui riteniamo solo in parte condivisibili le conclusioni cui è pervenuta la
dottrina poc’anzi richiamata.
Muoviamo da un primo presupposto: quello tratteggiato dall’art. 10-ter è, senza ombra di
dubbio, un reato puramente omissivo; affinché il delitto risulti consumato, è infatti
(necessario e) sufficiente che il contribuente non versi – entro il termine per il pagamento
dell’acconto relativo al periodo di imposta successivo – l’IVA dovuta in base alla
dichiarazione annuale.
Il punto merita peraltro un breve approfondimento.
Anche l’omissione di cui all’art. 10-ter viene preceduta (così come avviene per quella
descritta dall’art. 10-bis) da un antefatto storico di carattere commissivo, da un facere
rappresentato dalla avvenuta presentazione della dichiarazione annuale IVA.
Ma ciò non consente affatto di accomunare – sotto questo profilo – le due fattispecie.
Abbiamo detto che, nel caso di omesso pagamento di ritenute rilevanti ex art. 10-bis, il
contribuente può indubbiamente evitare di incorrere nella sanzione penale semplicemente
evitando di certificare.
L’agente sceglie invece deliberatamente di attestare l’avvenuta ritenzione e dunque accetta il
rischio (o addirittura decide) di incorrere così nella sanzione penale.
10-bis fa sì che la condotta non possa essere sanzionata penalmente, posto che, appunto alla scadenza del termine,
non risulta ancora essere stata posta in essere quella condotta (certificazione) che è un presupposto necessario
affinché l’omesso versamento assuma rilevanza penale.
13 Tra i casi di scuola si potrebbe ricordare quello in cui l’azienda vada distrutta in un incendio - accidentale - nel
giorno immediatamente precedente la scadenza prevista per il pagamento delle ritenute certificate, e nel quale
vada distrutta anche la cassaforte contenente il denaro prudentemente e diligentemente accantonato a tal fine. Più
“attuale” il caso in cui una grossa ed importante commessa non venga pagata e, soprattutto, si riveli insolvente -
improvvisamente ed imprevedibilmente - anche il fideiussore che, fino alla scadenza del termine di pagamento,
offriva fondata e ragionevole parvenza di solidità.
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