La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

Volendo dare un senso concreto alle nostre parole possiamo dire che, perché possa
escludersi, in riferimento alla omissione sanzionata dal più volte citato art. 10-ter, la
sussistenza del dolo (anche nella forma del dolo c.d. eventuale), è necessario che:
A) risulti integrata una situazione di vera e propria insolvenza (non di mera illiquidità);
B) detta situazione di insolvenza abbia avuto origine in un momento anteriore o,
quantomeno, concomitante alla scadenza del termine entro il quale, secondo le disposizioni
tributarie, l’IVA avrebbe dovuto essere versata e sia ancora in essere alla scadenza del
termine sancito dall’art. 10-ter;
C) tale perdurante situazione di insolvenza non sia stata causata (o con-causata) dallo stesso
imprenditore;
D) la perdurante situazione di insolvenza sia stata “gestita” dall’imprenditore, dal momento
in cui l’insolvenza stessa si è conclamata, al momento in cui è scaduto il termine di cui all’art.
10-ter, nel rispetto delle regole civilistiche che disciplinano i pagamenti.
Solo a queste condizioni – tutte necessariamente oggetto di una complessiva allegazione (sul
punto vedasi infra) – sarà possibile escludere la sussistenza del dolo da parte dell’agente, il
quale non paga non perché non vuole, né perché ha accettato il rischio del verificarsi della
impossibilità di adempiere, ma perché “non può” per cause realmente indipendenti dalla sua
volontà.
Veniamo allora all’analisi dei diversi requisiti.
A) La situazione di insolvenza
Il punto impone una precisazione preliminare: dopo aver cominciato questo intervento
facendo riferimento, sulla scia della dottrina più recente, ad una eventuale crisi di liquidità,
siamo ora giunti a parlare di una vera e propria insolvenza.
La scelta non è (ovviamente) casuale: l’imprenditore potrà appellarsi alla propria illiquidità
non certo quando egli si sia trovato a vivere in una situazione critica momentanea e
transitoria, ma solo quando risulti conclamata una vera e propria perdurante impossibilità di
fare fronte alle proprie obbligazioni.
Ciò detto, occorre appunto soffermarsi sul concetto di insolvenza.
A differenza della dottrina (che, con riferimento al concetto di insolvenza, ha espresso
molteplici ed, a volte, contrastanti orientamenti), la giurisprudenza sembra essersi assestata
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