La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

Tale profilo si svincola da un piano squisitamente tributario, per investire quello penalistico;
invero, sembra difficile configurare ipotesi in cui il soggetto commetta un illecito tributario
che non sia neanche in minima parte riconducibile alla sua sfera psichica; tuttavia, alla luce
di quanto si avrà modo di illustrare nel prosieguo, potrebbero essere integrate le cause che
escludono l’attribuibilità psichica della condotta al soggetto, quali sono il costringimento
fisico, il caso fortuito e la forza maggiore.
Il riferimento a concetti ed istituti penalistici riemerge anche nell’individuare la nozione di
colpa, di cui al comma 3; segnatamente, entra in gioco l’art. 43 del codice penale in base al
quale, come noto, si ha colpa laddove l’evento non sia voluto dall’agente e si sia verificato a
causa di negligenza, imprudenza o imperizia (colpa generica), o ancora per inosservanza di
leggi, regolamenti, ordini o discipline (colpa specifica).
Declinando sinteticamente la nozione al campo tributario, ne deriva che sembra integrato il
requisito della colpa allorquando le violazioni derivino da: (i) insufficiente attenzione o
inadeguata organizzazione rispetto ai doveri imposti dalla legge tributaria (negligenza),
ovvero da (ii) atteggiamenti o decisioni approssimative od avventate, assunte cioè senza le
cautele suggerite dalle circostanze per i comportamenti volti ad adempiere gli obblighi fiscali
(imprudenza), ovvero da (iii) una insufficiente conoscenza degli obblighi medesimi,
riconducibile però ad un difetto di diligenza in relazione alla preparazione media, riferibile
ad un soggetto i cui comportamenti rilevano ai fini fiscali.
Giova evidenziare, peraltro, che proprio alla luce della commistione tra piano penalistico e
piano tributario, e l’indefettibile “filtraggio” da un versante all’altro, la regola di giudizio
non appare essere rigorosamente quella secondo cui, per sottrarsi dalle conseguenze
dell’inadempimento, è indispensabile fornire la prova di aver fatto tutto il possibile per
evitare il danno. Per non incorrere nella sanzione tributaria, potrebbe quindi essere
sufficiente dimostrare di aver assunto un comportamento diligente, secondo schemi
probatori meno rigorosi.
Infine, il sistema delineato dall’art. 5 è “chiuso” dai commi 3 e 4 i quali tratteggiano, accanto
alla nozione di colpa (appunto, non definita esplicitamente e ricavabile dai predetti principi
ordinamentali), quelle di colpa grave e di dolo.
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