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La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

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Nello stesso senso vanno ricordate le <strong>di</strong>sposizioni (art. 216 L. Fall.) che prevedono sanzioni<br />

penali laddove i beni aziendali vengano “svenduti” e/o laddove vengano eseguiti<br />

pagamenti preferenziali.<br />

L’esistenza <strong>di</strong> tali procedure e <strong>di</strong> tali norme (assistite da sanzione penale) <strong>di</strong>mostra appunto<br />

che la liquidazione dei cespiti aziendali, pur se <strong>di</strong>sposta al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> garantire l’adempimento<br />

delle obbligazioni dell’impresa, non può sp<strong>in</strong>gersi oltre i limiti <strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ceva.<br />

Qui sta la ragione del nostro riferimento non ad una mera “illiqui<strong>di</strong>tà”, ma ad una più ampia<br />

situazione <strong>di</strong> “<strong>in</strong>solvenza”: qualora la liquidazione dei cespiti aziendali sia possibile nei<br />

limiti dell'or<strong>di</strong>nario – e si versi pertanto <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> illiqui<strong>di</strong>tà – l'impren<strong>di</strong>tore ha perciò<br />

stesso la possibilità <strong>di</strong> far fronte alla situazione e <strong>di</strong> onorare i propri debiti anche verso<br />

l'Erario; qualora <strong>in</strong>vece la liquidazione dei cespiti aziendali vada oltre i conf<strong>in</strong>i dell'or<strong>di</strong>nario<br />

– e ci si trovi pertanto <strong>in</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vera e propria <strong>in</strong>solvenza – allora e solo allora<br />

sarà impossibile per l'impren<strong>di</strong>tore fare fronte ai propri debiti verso lo Stato.<br />

Solo a fronte <strong>di</strong> una “<strong>in</strong>solvenza” come def<strong>in</strong>ita dalla Suprema Corte si potrà <strong>in</strong>vocare una<br />

carenza dell’elemento psicologico proprio del delitto <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter.<br />

B) <strong>La</strong> collocazione temporale dell’<strong>in</strong>solvenza<br />

Muoviamo da una prima, banalissima affermazione: è ovviamente necessario – per potere<br />

eventualmente <strong>in</strong>vocare una sentenza <strong>di</strong> assoluzione a fronte <strong>di</strong> un omesso versamento IVA<br />

– che l’<strong>in</strong>solvenza risulti conclamata sia alla scadenza del term<strong>in</strong>e sancito dalle norme<br />

tributarie, sia alla scadenza del term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dall’art. 10-ter.<br />

Difettando tale duplice con<strong>di</strong>zione ostativa rispetto al pagamento, l’impren<strong>di</strong>tore avrebbe<br />

potuto (rectius: dovuto) adempiere; sicché l’omissione risulterebbe punibile a titolo <strong>di</strong> dolo<br />

<strong>di</strong>retto.<br />

<strong>La</strong> valutazione risulta solo apparentemente semplice.<br />

Dovranno <strong>in</strong>fatti essere esam<strong>in</strong>ati con particolare attenzione tutti quei casi <strong>in</strong> cui la<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>in</strong>solvenza si sia manifestata <strong>in</strong> epoca risalente rispetto alla scadenza del<br />

debito tributario.<br />

E’ <strong>in</strong>fatti evidente che quanto più lungo sarà il lasso temporale <strong>in</strong>tercorso tra il verificarsi<br />

dell’<strong>in</strong>solvenza e la scadenza del debito tributario, tanto più <strong>di</strong>fficile sarà <strong>di</strong>mostrare che<br />

l’impren<strong>di</strong>tore ha agito nel pieno rispetto della normativa civilistica.<br />

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