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La trasformazione di società in trust - Reggio Emilia

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Si tratta <strong>di</strong> una azione (la certificazione) non necessitata, e dunque volontaria, che – come tale<br />

– si <strong>in</strong>serisce nell’iter tipico <strong>di</strong> una fattispecie che, come già abbiamo detto, sembra potersi<br />

def<strong>in</strong>ire a formazione progressiva.<br />

<strong>La</strong> situazione appare evidentemente <strong>di</strong>versa <strong>in</strong> relazione all’ipotesi <strong>di</strong> cui all’art. 10-ter.<br />

Qui <strong>in</strong>fatti l’agente – che si limita a compiere una operazione meramente ricognitiva <strong>di</strong> un<br />

saldo dare / avere – deve necessariamente <strong>di</strong>chiarare (<strong>di</strong>chiarare, appunto, non certificare),<br />

posto che l’omessa <strong>di</strong>chiarazione <strong>in</strong>tegra già essa sola (pur se con i limiti quantitativi <strong>in</strong><strong>di</strong>cati<br />

dalla norma) un fatto <strong>di</strong> rilevanza penale.<br />

<strong>La</strong> presentazione della <strong>di</strong>chiarazione si pone qu<strong>in</strong><strong>di</strong> come un antefatto dovuto, come un<br />

facere assolutamente necessitato.<br />

Si tratta allora <strong>di</strong> un presupposto che, come antecedente storico e logico, si pone al <strong>di</strong> fuori<br />

della condotta tipica descritta dalla norma, norma che tratteggia – riba<strong>di</strong>amo – una<br />

fattispecie <strong>di</strong> carattere squisitamente omissivo.<br />

Data qu<strong>in</strong><strong>di</strong> per assodata la natura esclusivamente omissiva del reato <strong>in</strong> esame, torniamo alle<br />

conclusioni cui perviene la dottr<strong>in</strong>a sopra menzionata.<br />

L’omissione può essere ricondotta alla volontà dell’agente – si afferma – solo laddove<br />

l’agente medesimo sia stato, nel momento <strong>in</strong> cui il term<strong>in</strong>e <strong>in</strong><strong>di</strong>cato dalla norma è scaduto, <strong>in</strong><br />

grado <strong>di</strong> versare quanto dovuto.<br />

Qualora <strong>in</strong>vece – si sostiene – l’impren<strong>di</strong>tore / debitore si sia trovato, <strong>in</strong> quel determ<strong>in</strong>ato<br />

momento, <strong>in</strong> una crisi <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong>tà <strong>in</strong>superabile, l’omissione non può essere <strong>in</strong> alcun modo<br />

imputata ad un comportamento volontario, <strong>di</strong>fettando il dolo richiesto dalla norma o<br />

vertendosi ad<strong>di</strong>rittura <strong>in</strong> un’ipotesi <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> suitas della condotta (rectius:<br />

dell’omissione).<br />

Si rendono a tale proposito necessarie alcune precisazioni.<br />

Come noto, la suitas, <strong>in</strong>tesa come “appartenenza della condotta al soggetto” 14 , viene meno a<br />

fronte <strong>di</strong> cause che la migliore dottr<strong>in</strong>a raggruppa <strong>in</strong> tre <strong>di</strong>verse categorie: l’<strong>in</strong>coscienza<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>pendente dalla volontà 15 , la forza maggiore ed il costr<strong>in</strong>gimento fisico 16 .<br />

14 F. Mantovani, Diritto penale, Parte generale, 2001, Cedam, p. 318.<br />

15 Si pensi ai tipici casi <strong>di</strong> scuola del delirio febbrile o del sonnambulismo.<br />

16 Il costr<strong>in</strong>gimento fisico è <strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>ato dall’art. 46 c.p., che recita: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi<br />

stato da altri costretto me<strong>di</strong>ante violenza fisica alla quale non poteva resistere o comunque sottrarsi. In tal caso, del fatto<br />

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