Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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LA NEUROBIOLOGIA DELLA DIPENDENZA - 107<br />
Figura 5. Le attività ricompensanti aumentano<br />
la segnalazione della dopamina.<br />
Le droghe che danno dipendenza agiscono sulla<br />
via della ricompensa del cervello <strong>per</strong> provocare<br />
enormi aumenti di attività della dopamina nel nuc<strong>le</strong>o<br />
accumbens. Anche <strong>le</strong> attività quotidiane aumentano<br />
l’attività della dopamina in questa via<br />
della ricompensa ma con un’intensità molto inferiore.<br />
L’eccessivo rilascio di dopamina dovuto a<br />
droghe come la cocaina produce cambiamenti in<br />
altre parti del sistema nervoso che focalizza la sua<br />
attenzione sull’uso di droga. Ridisegnato a partire<br />
da NIDA ‘Drugs, brains and behavior: The science<br />
of addiction’, Washington DC, 2007.<br />
capacità di ricompensare o di indurre euforia (4) . L’uso<br />
cronico di droghe produce cambiamenti nella via della<br />
motivazione o della ricompensa che rendono il sistema di<br />
ricompensa sensibi<strong>le</strong> al<strong>le</strong> droghe che danno assuefazione<br />
e agli stimoli della droga. Questi sistemi non mediano<br />
l’aspetto piacevo<strong>le</strong> o euforico dell’assunzione di droga<br />
così tanto quanto un “sottocomponente della ricompensa”<br />
chiamato salienza (Robinson e Berridge, 2000, p.<br />
s94). Associando forti aumenti di dopamina all’assunzione<br />
di droga e agli stimoli della droga, l’apprendimento<br />
guida la motivazione all’assunzione di droghe, indipendentemente<br />
da qualsiasi piacere che il loro uso possa apportare.<br />
Pertanto, gli eventi possono essere <strong>per</strong>cepiti<br />
come salienti non soltanto <strong>per</strong> via dei loro effetti ricompensanti,<br />
bensì <strong>per</strong>ché sono originali oppure attirano l’attenzione.<br />
Questa proprietà potrebbe spiegare il <strong>per</strong>ché<br />
stimoli avversivi o spiacevoli siano anche in grado di motivare<br />
il comportamento (Robinson e Berridge, 2000), il<br />
<strong>per</strong>ché l’uso di droghe <strong>per</strong>sista molto dopo che i suoi effetti<br />
immediati cessino di essere ricompensanti, e il <strong>per</strong>ché<br />
la nicotina aumenti il rilascio di dopamina senza produrre<br />
effetti euforici (Robbins et al., 2007).<br />
Questa ricerca suggerisce che la dopamina funziona da<br />
segna<strong>le</strong> <strong>per</strong> l’apprendimento circa <strong>le</strong> es<strong>per</strong>ienze e viene rilasciata<br />
quando un’es<strong>per</strong>ienza ricompensante è nuova,<br />
meglio di quanto atteso o imprevista (Schultz et al., 1997;<br />
Schultz, 2006). Essa ricopre un ruolo importante nell’identificare<br />
e ricordare quali attività o es<strong>per</strong>ienze valgano<br />
la pena di essere ricercate e ripetute. La segnalazione della<br />
dopamina stimola la ripetizione del comportamento che<br />
aumenta il suo rilascio (Berridge e Robinson, 1998). Pertanto,<br />
quando il sistema della dopamina diventa sovraeccitato<br />
dall’uso di droghe, la ricerca della ripetizione di<br />
questi effetti può dominare altre attività importanti mirate<br />
a obiettivi. Le droghe che generano dipendenza sfruttano<br />
questo circuito natura<strong>le</strong> di ricompensa <strong>per</strong> stimolare<br />
l’uso ripetuto di una droga.<br />
La capacità del consumo di una droga che induce dipendenza<br />
di rinforzare o stimolare il ripetuto uso di<br />
droga mediante l’aumento dell’attività dopaminergica<br />
rappresenta il risultato di eventi ricompensanti acuti che<br />
avvengono in opposizione a un background di un sistema<br />
di ricompensa dopaminergico normalmente funzionante.<br />
Mentre l’uso di droghe inizialmente aumenta il rilascio<br />
di dopamina, l’utilizzo cronico di esse diminuisce drammaticamente<br />
ta<strong>le</strong> rilascio. Il ripetitivo aumento del rilascio<br />
di dopamina e della segnalazione dopaminergica<br />
nella via della ricompensa porta a una down-regolazione<br />
della segnalazione dopaminergica, e a una riduzione di<br />
attività nel circuito della ricompensa. Sembra che la neurochimica<br />
della via della ricompensa si adatti ai ripetuti<br />
innalzamenti del rilascio di dopamina mediante una<br />
down-regolazione compensatrice. Questo rappresenta<br />
ampiamente il risultato di una diminuzione del numero<br />
di recettori dopaminergici post-sinaptici in regioni come<br />
il corpo striato (Volkow e Li, 2004) (v. Figura 6).<br />
Questi effetti riducono in modo significativo l’attività<br />
nel sistema dopaminergico della ricompensa. Così facendo,<br />
sembra che l’uso ripetuto di droghe resetti la soglia<br />
<strong>per</strong> l’attivazione del sistema di ricompensa in modo che il<br />
NAcc diventi meno sensibi<strong>le</strong> agli effetti ricompensanti<br />
del<strong>le</strong> attività quotidiane di utilizzatori cronici di droghe.<br />
Tuttavia, dosi aumentate di droghe che danno dipendenza<br />
possono comunque produrre grandi aumenti di dopamina<br />
che sono in grado di attivare i centri della ricompensa.<br />
Mano a mano che l’uso ripetuto di droghe assume<br />
maggiore ri<strong>le</strong>vanza sul<strong>le</strong> attività rinforzanti normali o<br />
Figura 6. Recettori dopaminergici diminuiti a causa dell’abuso di droghe.<br />
Mentre l’uso inizia<strong>le</strong> di droga produce grandi aumenti di attività dopaminergica,<br />
l’uso cronico di droghe porta infine a una riduzione significativa di ta<strong>le</strong> attività.<br />
L’abuso dello stimolante metanfetamina produce diminuzioni significative della<br />
densità dei recettori dopaminergici nello striato. Si ritiene che simili cambiamenti<br />
<strong>per</strong>sistenti nella segnalazione dopaminergica spieghino il <strong>per</strong>ché gli individui<br />
che soffrono di dipendenza diventino così motivati a consumare droghe.<br />
Ristampato con autorizzazione dal American Journal of Psychiatry (© 2001),<br />
American Psychiatric Association.