Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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58 - E<strong>le</strong>menti di NEUROSCIENZE E DIPENDENZE<br />
e<strong>le</strong>vato di esiti negativi. Pertanto, è importante considerare<br />
la variabilità individua<strong>le</strong> quando si esaminano rapporti<br />
comp<strong>le</strong>ssi tra cervello-comportamento relativi all’elaborazione<br />
di ricompense e all’assunzione del rischio<br />
nel<strong>le</strong> popolazioni in fase di sviluppo.<br />
Al fine di indagare <strong>le</strong> differenze individuali nel comportamento<br />
relativo l’assunzione del rischio, Galvan et al.<br />
(2007) hanno esaminato di recente l’associazione tra l’attività<br />
nel circuito neura<strong>le</strong> correlato alla ricompensa durante<br />
l’anticipazione di una ricompensa monetaria significativa<br />
e <strong>le</strong> misure dei tratti di <strong>per</strong>sonalità dell’assunzione<br />
del rischio e dell’impulsività durante l’ado<strong>le</strong>scenza. Imaging<br />
a risonanza magnetica funziona<strong>le</strong> e sca<strong>le</strong> di valutazione<br />
auto-somministrate anonime del comportamento<br />
rischioso, <strong>per</strong>cezione del rischio ed impulsività sono state<br />
acquisiti in individui con età da 7 a 29 anni. È stata osservata<br />
un’associazione positiva tra l’attività del nuc<strong>le</strong>o accumbens<br />
e la probabilità di avere comportamenti rischiosi<br />
durante lo sviluppo. Questa attività variava in funzione<br />
del<strong>le</strong> valutazioni da parte dell’individuo di conseguenze<br />
negative o positive attese di ta<strong>le</strong> comportamento. I soggetti<br />
che <strong>per</strong>cepivano i comportamenti rischiosi come<br />
comportamenti che portavano a conseguenze negative attivavano<br />
in misura inferiore il nuc<strong>le</strong>o accumbens alla ricompensa.<br />
Questa associazione era più evidente nella<br />
maggiore parte dei bambini, in quanto gli adulti valutavano<br />
<strong>le</strong> conseguenze di ta<strong>le</strong> comportamento come possibili.<br />
Le valutazioni dell’impulsività non erano associate all’attività<br />
nel nuc<strong>le</strong>o accumbens bensì con l’età. Queste<br />
conclusioni suggeriscono che, durante l’ado<strong>le</strong>scenza, alcuni<br />
individui sono più inclini ad avere comportamenti<br />
rischiosi a causa di cambiamenti evolutivi in concerto ad<br />
una variabilità nella predisposizione di un determinato<br />
Nuc<strong>le</strong>o Accumbus<br />
Bambini<br />
Ado<strong>le</strong>scenti<br />
Adulti<br />
individuo a comportamenti rischiosi, anziché a causa di<br />
semplici cambiamenti nell’impulsività (vedi Fig. 5).<br />
Il comportamento ado<strong>le</strong>scenzia<strong>le</strong> è stato ripetutamente<br />
caratterizzato come impulsivo e rischioso (Steinberg,<br />
2004,2007), eppure la presente analisi della <strong>le</strong>tteratura<br />
di imaging suggerisce substrati neurobiologici diversi<br />
e traiettorie evolutive diverse <strong>per</strong> tali comportamenti.<br />
Nello specifico, l’impulsività è associata ad uno<br />
sviluppo immaturo della regione prefronta<strong>le</strong> ventra<strong>le</strong> e<br />
diminuisce gradualmente dall’infanzia all’età adulta (Casey,<br />
Galvan et al., 2005). La correlazione negativa tra <strong>le</strong><br />
valutazioni di impulsività e l’età nello studio a cura di<br />
Galvan et al. (2007) convalida ulteriormente questo concetto.<br />
In contrasto, l’assunzione del rischio è associata ad<br />
un aumento dell’attività del nuc<strong>le</strong>o accumbens (Kuhnen<br />
& Knutson, 2005; Matthews et al., 2004; Montague &<br />
Berns, 2002), la qua<strong>le</strong> è esas<strong>per</strong>ata negli ado<strong>le</strong>scenti rispetto<br />
ai bambini e agli adulti (Ernst et al., 2005; Galvan<br />
et al., 2006). Pertanto, non è possibi<strong>le</strong> spiegare <strong>le</strong><br />
scelte e i comportamenti ado<strong>le</strong>scenziali solo con l’impulsività<br />
o lo sviluppo protratto della corteccia prefronta<strong>le</strong>,<br />
in quanto ci si aspetterebbe che i bambini siano ancora<br />
più inclini ad assumere rischi. Le conclusioni forniscono<br />
una base neura<strong>le</strong> del <strong>per</strong>ché alcuni ado<strong>le</strong>scenti sono a<br />
maggior rischio di altri, ma forniscono anche una base<br />
<strong>per</strong> spiegare come il comportamento degli ado<strong>le</strong>scenti è<br />
diverso da quello dei bambini e degli adulti <strong>per</strong> quanto<br />
riguarda l’assunzione del rischio.<br />
Col<strong>le</strong>ttivamente, questi dati suggeriscono che, anche<br />
se gli ado<strong>le</strong>scenti come gruppo sono considerati assuntori<br />
di rischi (Gardener & Steinberg, 2005), alcuni ado<strong>le</strong>scenti<br />
saranno più inclini ad avere comportamenti rischiosi,<br />
mettendoli ad un rischio potenzialmente maggiore<br />
<strong>per</strong> esiti negativi. Tali conclusioni sottolineano<br />
l’importanza del tener conto della variabilità individua<strong>le</strong><br />
quando si esaminano rapporti comp<strong>le</strong>ssi tra cervellocomportamento<br />
relativi all’assunzione del rischio e l’elaborazione<br />
di ricompensa nel<strong>le</strong> popolazioni nella fase di<br />
sviluppo. Inoltre, queste differenze individuali ed evolutive<br />
potrebbero fornire una spiegazione della vulnerabilità<br />
in alcuni individui all’assunzione del rischio associata<br />
all’uso di sostanze e, alla fine, alla tossicodipendenza.<br />
CONCLUSIONI<br />
Probabilità di partecipare<br />
a comportamenti rischiosi<br />
Probabilità di conseguenze<br />
negative dei comportamenti<br />
Figura 5.<br />
Gli ado<strong>le</strong>scenti mostrano un’attività accentuata del nuc<strong>le</strong>o accumbens rispetto<br />
ai bambini ed agli adulti (A). L’attività del nuc<strong>le</strong>o accumbens è stata positivamente<br />
associata ad auto-valutazioni in merito alla probabilità di partecipare a<br />
comportamenti rischiosi (B) e negativamente correlata ad auto-valutazioni in<br />
merito alla probabilità di conseguenze negative di tali comportamenti (C; da<br />
Galvan et al., 2007).<br />
Gli studi di imaging sull’uomo dimostrano cambiamenti<br />
strutturali e funzionali nel<strong>le</strong> regioni frontostriatali<br />
(Giedd et al., 1996, 1999; Jeruigan et al., 1991; Sowell<br />
et al., 1999; <strong>per</strong> analisi, Casey, Galvan et al., 2005) che<br />
sembrano essere in paral<strong>le</strong>lo agli incrementi nel controllo<br />
cognitivo e auto-controllo (Casey, Trainor et al., 1997;<br />
Luna & Sweeney, 2004; Luna et al., 2001; Rubia et al.,<br />
2000; Steinberg, 2004; vedi anche Steinberg, 2008, presente<br />
edizioni). Questi cambiamenti sembrano dimostrare<br />
uno spostamento nell’attivazione del<strong>le</strong> regioni pre-