Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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RASSEGNA DEI MODELLI TEORICI DI INTERPRETAZIONE DELLA DIPENDENZA DA SOSTANZE STUPEFACENTI- 35<br />
Tabella 1.<br />
DESCRIZIONE<br />
CRAVING<br />
FRONTEGGIAMENTO<br />
Desiderio impulsivo <strong>per</strong> una sostanza psicoattiva, <strong>per</strong> un cibo o <strong>per</strong> qualunque altro oggettocomportamento<br />
gratificante: questo desiderio impulsivo sostiene il comportamento “addittivo” e<br />
la compulsione finalizzati a fruire dell’oggetto di desiderio.<br />
Il fronteggiamento (o resisting) del craving è la capacità di modulare il desiderio impulsivo <strong>per</strong> la<br />
sostanza.<br />
Definizione di craving e di fronteggiamento nell’ambito della tossicodipendenza.<br />
tegie relazionali e fattori intrapsichici come possibili scatenanti<br />
del craving.<br />
Per ciò che concerne gli e<strong>le</strong>menti biologici che possono<br />
sostenere la <strong>per</strong>cezione del craving occorre distinguere<br />
<strong>le</strong> condizioni evocate dai disturbi astinenziali da<br />
quel<strong>le</strong> invece prodotte dall’esposizione a e<strong>le</strong>menti trigger<br />
(Wiesbeck 2000). Le prime, quel<strong>le</strong> correlate con l’astinenza,<br />
corrispondono a:<br />
– un ridotto tono dopaminergico a livello del sistema<br />
della gratificazione, fatto estensibi<strong>le</strong> a tutte <strong>le</strong> sostanze<br />
d’abuso;<br />
– un deficit serotoninergico è stato ri<strong>le</strong>vato in relazione<br />
alla interruzione della assunzione di cocaina, insieme<br />
con il “derangement” di tutte <strong>le</strong> altre monoamine cerebrali;<br />
– l’e<strong>le</strong>vato tono noradrenergico e del sistema NMDA è<br />
relativo all’astinenza da eroina e da alcool;<br />
– il deficit GABAergico sembra essere presente nella sospensione<br />
dell’etanolo.<br />
Al contrario il craving connesso con l’esposizione ai<br />
“cue” presenta una natura neurobiologica del tutto diversa:<br />
la secrezione di dopamina sarebbe associata proprio<br />
alla aspettativa della gratificazione. Nel nuc<strong>le</strong>o ventra<strong>le</strong><br />
del pallido, cioè nell’accumbens, si verificherebbe<br />
un incremento di dopamina durante la fruizione del<strong>le</strong><br />
gratificazioni, a livello dello shell, nel guscio che fa da<br />
contorno a questo nuc<strong>le</strong>o. L’aspettativa della fruizione<br />
del<strong>le</strong> gratificazioni, invece, lo stato di urgenza e desiderio<br />
(il craving) che precede la fruizione di un oggetto piacevo<strong>le</strong>,<br />
appaiono essere correlati con un incremento di<br />
dopamina a livello del core dell’accumbens. La dopamina<br />
può dunque essere considerata il neurotrasmettitore<br />
del craving, dell’aspettativa e del desiderio rispetto<br />
agli stimoli piacevoli, dell’attesa di un piacere che deve<br />
ancora essere colto. Le alterazioni del sistema dopaminergico<br />
atte a spiegare il craving appaiono molto comp<strong>le</strong>sse.<br />
I neurotrasmettitori del “liking”, cioè della fruizione<br />
del<strong>le</strong> gratificazioni in sè, sembrano essere i peptici<br />
oppioidi e il GABA, evidentemente articolati in un delicato<br />
equilibrio con la dopamina (Garris 1999).<br />
Utilizzando tecniche di neuroimaging funziona<strong>le</strong> è<br />
possibi<strong>le</strong>, <strong>per</strong> esempio, identificare quali aree si attivano<br />
maggiormente durante il craving e quali durante il resisting.<br />
In questa maniera si inizia a delineare una anatomia<br />
di queste due diverse condizioni. In genere si ritiene<br />
che l’attivazione dei nuc<strong>le</strong>i sottocorticali avvenga durante<br />
il craving mentre l’attivazione della corteccia prefronta<strong>le</strong><br />
avvenga durante il resisting. Se la definizione del<strong>le</strong> aree<br />
cerebrali coinvolte è un importante passo avanti, non va<br />
dimenticato che gli studi di neuroimaging funziona<strong>le</strong><br />
non offrono di <strong>per</strong> sé informazioni troppo precise <strong>per</strong>ché<br />
identificano solamente <strong>le</strong> aree cerebrali dove viene consumata<br />
una maggiore o minore quantità di ossigeno durante<br />
il compito preso in esame.<br />
IL MODELLO DRIVE-CONTROLLER NELLA<br />
DETERMINAZIONE DEI COMPORTAMENTI<br />
Il modello qui presentato descrive il comportamento<br />
come la risultante di due forze che si contrappongono, la<br />
prima denominata “drive” e la seconda “control<strong>le</strong>r”. Nel<br />
primo caso siamo di fronte ad una struttura funziona<strong>le</strong><br />
che genera spinte (sostenute da bisogni) che rientrano<br />
nei fattori determinanti comportamenti preva<strong>le</strong>ntemente<br />
di tipo istintivo, pulsiona<strong>le</strong>, semi-automatico; nel secondo<br />
caso siamo di fronte invece a dei fattori che rientrano<br />
più nell’ambito volontario e che sono preva<strong>le</strong>ntemente<br />
costituiti da sistemi di autocontrollo fortemente<br />
modulati da incentivi o deterrenti, provenienti sia dall’esterno<br />
che dall’interno dell’individuo. Il control<strong>le</strong>r può<br />
agire in senso inibente ma anche promuovente di un<br />
comportamento e non deve quindi essere considerato<br />
solo come un sistema di “censura”. Il bilanciamento di<br />
queste due diverse forze (drive e control<strong>le</strong>r) porta a definire<br />
la motivazione che sostiene il comportamento stesso.<br />
Nel caso del comportamento “uso di sostanze”, la motivazione<br />
all’uso può essere sostenuta da un forte drive che<br />
deriva dal craving in grado di inibire l’azione di autocontrollo<br />
(fronteggiamento) che l’individuo potrebbe esercitare<br />
tramite il control<strong>le</strong>r (Serpelloni & Gerra 2002).<br />
L’incentivo derivante dal<strong>le</strong> situazioni gratificanti che<br />
l’individuo prova successive all’uso di sostanze mantiene<br />
il comportamento d’abuso nel tempo. La sospensione<br />
dell’uso e il deterrente derivante dallo scatenamento della<br />
sindrome d’astinenza può diventare anch’esso un drive<br />
<strong>per</strong> la reiterazione dell’assunzione di sostanza.<br />
Con questo modello quindi un comportamento può<br />
essere analizzato nel<strong>le</strong> sue varie componenti: l’azione in<br />
sé (es. assumere cibo) come evidenza fenomenica di una