Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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46 - E<strong>le</strong>menti di NEUROSCIENZE E DIPENDENZE<br />
mero di errori commessi da soggetti sani durante l’esecuzione<br />
del compito assegnato. Le evidenze mostrano che<br />
vi è una riduzione del numero degli errori effettuati all’aumentare<br />
dell’età del soggetto. Analoghi risultati sono<br />
stati ottenuti da Heaton e col<strong>le</strong>ghi (1993) utilizzando il<br />
Wisconsin Card sorting Test.<br />
Deprivazione<br />
È ormai noto che i bambini che hanno vissuto all’interno<br />
di orfanotrofi hanno una maggiore preva<strong>le</strong>nza di<br />
disturbi psichiatrici rispetto ai ragazzi che sono cresciuti<br />
in famiglia. Pluye (2001), studiando una popolazione di<br />
oltre 1000 soggetti, ha riscontrato una preva<strong>le</strong>nza di disturbi<br />
psichiatrici del 54% nella popolazione istituzionalizzata,<br />
cioè cresciuta in orfanotrofi. Zeanah (2009),<br />
paragonando quella popolazione ad un gruppo di controllo,<br />
ha riscontrato una preva<strong>le</strong>nza di disturbi psichiatrici<br />
del 53.2% versus 22.0% nella popolazione non istituzionalizzata.<br />
Seguendo il modello teorico del Top-Down e del<br />
Bottom-up, il gruppo di ricercatori diretto da Hanry<br />
Chugani presso la Wayne State University, School of Medicine<br />
di Detroit, ha dato inizio ad una serie di studi<br />
volti a verificare l’ipotesi che la deprivazione socia<strong>le</strong> potesse<br />
alterare la crescita e la maturità del cervello in soggetti<br />
in età evolutiva. L’idea di fondo era che i soggetti<br />
cresciuti in orfanotrofi fossero stati in qualche modo “deprivati”,<br />
non avessero cioè ricevuto adeguati stimoli ambientali.<br />
Lo studio è stato realizzato indagando la popolazione<br />
di ragazzi negli orfanotrofi dell’Est europeo.<br />
Sono stati introdotti termini quali “early severe socioemotional<br />
deprivation” (Eluvathingal 2006), o “early deprivation”<br />
(Behen 2009; Govindan 2009) <strong>per</strong> indicare la<br />
profonda deprivazione socia<strong>le</strong> riscontrata a livello comportamenta<strong>le</strong><br />
nei soggetti cresciuti negli orfanotrofi.<br />
Dagli studi sulla morfologia cerebra<strong>le</strong> di questi bambini<br />
è emersa una sensibi<strong>le</strong> riduzione della sostanza<br />
bianca nei lobi frontali, temporali e parietali, in particolare<br />
di alcuni fasci cerebrali coinvolti nei processi linguistici.<br />
Questo studio ha inoltre messo in luce la correlazione<br />
esistente tra il tempo di <strong>per</strong>manenza negli orfanotrofi<br />
con il punteggio ai test <strong>per</strong> i disturbi di attenzione<br />
e i<strong>per</strong>attività (Govindan RM 2010). Ciò significa che all’aumentare<br />
della <strong>per</strong>manenza negli istituti, crescevano i<br />
disturbi di attenzione e di comportamento. Sebbene il<br />
cervello nel suo sviluppo segua un modello geneticamente<br />
guidato, es<strong>per</strong>ienze di deprivazione ambienta<strong>le</strong><br />
possono alterare la norma<strong>le</strong> traiettoria di maturazione cerebra<strong>le</strong><br />
(Giedd, 2005).<br />
Utilizzando una tecnica particolare di Risonanza Magnetica,<br />
in grado di analizzare l’integrità del<strong>le</strong> fibre della<br />
sostanza bianca cerebra<strong>le</strong> (il tensore di diffusione o<br />
DTI), un gruppo di ricercatori americani ha recentemente<br />
dimostrato la correlazione tra alterata connettività<br />
del<strong>le</strong> fibre cerebrali e i comportamenti devianti riscontrati<br />
in bambini cresciuti in orfanotrofi. Questi bambini,<br />
rispetto ai coetanei vissuti in normali famiglie, mostrano<br />
un’anomala distribuzione del<strong>le</strong> fibre che col<strong>le</strong>gano la corteccia<br />
fronta<strong>le</strong> al<strong>le</strong> aree sottocorticali. Nello specifico, <strong>le</strong><br />
fibre fronto-striatali risultano ridotte e questa anomalia<br />
potrebbe spiegare la presenza dei deficit comportamenti<br />
(come l’i<strong>per</strong>attività, l’impulsività e lo scarso controllo attentivo)<br />
nei bambini istituzionalizzati.<br />
Disturbi del comportamento<br />
Le nuove sco<strong>per</strong>te sullo sviluppo cerebra<strong>le</strong> degli ado<strong>le</strong>scenti<br />
hanno stimolato ogni sorta di questioni e teorie<br />
sull’insorgenza del<strong>le</strong> malattie mentali infantili e dei disordini<br />
cognitivi. Alcuni scienziati americani dell’NIH<br />
ora ritengono che i disturbi comportamentali trovati in<br />
Figura 15.<br />
Uno studio svolto dai ricercatori dell’NIH mostra la differenza nella maturazione cortica<strong>le</strong> di bambini con deficit comportamentali (fila in alto) e un gruppo di controllo<br />
di pari età (fila in basso), in un <strong>per</strong>iodo tempora<strong>le</strong> che va dai 7 ai 13 anni. I bambini con disturbi del comportamento mostrano una ridotta crescita cerebra<strong>le</strong><br />
(aree in azzurro) rispetto a coetanei sani (aree in vio<strong>le</strong>tto).