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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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32 - E<strong>le</strong>menti di NEUROSCIENZE E DIPENDENZE<br />

creta, come ad esempio, il bisogno di nutrirsi quando si<br />

ha lo stomaco vuoto.<br />

Nella teoria del<strong>le</strong> basi biologiche della motivazione il<br />

“bisogno” viene considerato come la deviazione dall’equilibrio<br />

omeostatico soggettivo. La <strong>per</strong>cezione di necessità<br />

di omeostasi/coerenza attiva meccanismi di riequilibrio<br />

di vario tipo. Un bisogno determina quindi una pulsione<br />

verso il riassestamento della deviazione e la<br />

pulsione è ciò che determina la forza motivaziona<strong>le</strong> che<br />

può arrivare a motivare un’azione.<br />

I motivi che sembrano essere innati e connessi direttamente<br />

ai bisogni biologici fondamentali sono detti<br />

“motivi primari”, mentre i motivi che sono connessi solo<br />

indirettamente ai bisogni biologici, e che sembrano essere<br />

il prodotto di processi di condizionamento o apprendimento,<br />

vengono chiamati motivi secondari. Questa<br />

distinzione non è sempre chiara. Certe cose sono associate<br />

con un numero tanto grande di scopi differenti<br />

che il desiderio di esse diventa un motivo funzionalmente<br />

autonomo: è come se queste cose diventassero oggetto<br />

di una pulsione indipendente da qualunque altro<br />

scopo (Dar<strong>le</strong>y et al. 1993).<br />

Il decision making, ovvero la capacità di prendere decisioni,<br />

è certamente uno dei temi maggiormente indagati<br />

dai ricercatori vista la sua importanza in diversi ambiti<br />

della vita quotidiana (Dunn et al. 2006).<br />

Uno dei contributi più ri<strong>le</strong>vanti sull’argomento è<br />

stato dato da Bechara e col<strong>le</strong>ghi (2005) con la loro “Somatic<br />

marker hypotesis” e con il famoso “Iowa Gambling<br />

Task” un testo costruito allo scopo di valutare il decadimento<br />

del<strong>le</strong> capacità decisionali. Sono stati condotti anche<br />

studi di neuroimaging che mostrano come l’insula e<br />

i gangli della base giocano un ruolo ri<strong>le</strong>vante nel guidare<br />

<strong>le</strong> decisioni a lungo termine. Il lobo parieta<strong>le</strong> inferiore<br />

sembra coinvolto nella valutazione del<strong>le</strong> conseguenze<br />

del<strong>le</strong> decisioni e la corteccia fronta<strong>le</strong> sembra essere implicata<br />

nella correzione degli errori (Lin et al. 2008).<br />

IL COMPORTAMENTO ORIENTATO A UNO<br />

SCOPO: IL MODELLO DI SHALLICE E NORMAN<br />

Le azioni del<strong>le</strong> <strong>per</strong>sone non sono casuali e nemmeno dettate<br />

dagli eventi o dagli stimoli immediatamente presenti.<br />

Noi scegliamo come agire <strong>per</strong>ché desideriamo raggiungere<br />

particolari obiettivi (Denes & Pizzamiglio<br />

1996).<br />

Si può pensare alla motivazione come ad una forza<br />

che guida il comportamento. La probabilità e la direzione<br />

di un comportamento variano con il livello della<br />

forza che spinge a mettere in atto quel comportamento.<br />

Inoltre, mentre la motivazione può essere necessaria <strong>per</strong><br />

un certo comportamento, essa non garantisce che ta<strong>le</strong><br />

comportamento abbia luogo. Una parte fondamenta<strong>le</strong><br />

del controllo del comportamento è il controllo appropriato<br />

dell’espressione di differenti azioni motivate che<br />

hanno scopi in conflitto tra loro (ad esempio, uscire a divertirsi<br />

e stare a casa a studiare) (Bear 2003).<br />

Tim Shallice e Donald Norman (1988), <strong>per</strong> spiegare<br />

il comportamento orientato a uno scopo, hanno sviluppato<br />

un modello neuropsicologico di se<strong>le</strong>zione della risposta.<br />

Questo modello postula che la se<strong>le</strong>zione dell’azione<br />

sia un processo competitivo. Il nuc<strong>le</strong>o di ta<strong>le</strong> modello<br />

è la nozione di unità di controllo di schemi<br />

(schema control units) o rappresentazioni di risposte (representations<br />

of responses). Questi schemi possono corrispondere<br />

a movimenti espliciti o all’attivazione di rappresentazioni<br />

di lunga durata che conducono a comportamenti<br />

finalizzati.<br />

Esistono schemi comportamentali preprogrammati<br />

che hanno origine nell’apprendimento (ad esempio, <strong>per</strong>correre<br />

ogni mattina la stessa strada <strong>per</strong> andare al lavoro)<br />

o sono geneticamente determinati. Sono azioni non <strong>per</strong><br />

forza <strong>le</strong>gate alla motricità. Una volta che una di queste<br />

azioni è se<strong>le</strong>zionata, viene eseguita nel modo programmato,<br />

senza bisogno di ulteriore controllo, a meno che<br />

non sopraggiungano prob<strong>le</strong>mi. Normalmente gli schemi<br />

preprogrammati competono tra di loro attraverso il meccanismo<br />

della se<strong>le</strong>zione competitiva (contention scheduling).<br />

Ogni schema tende ad inibire gli altri, in maniera<br />

tanto più forte quanto maggiore è il suo livello di attivazione.<br />

Il livello di attivazione di ogni schema dipende<br />

dal<strong>le</strong> condizioni di stimolazione ambienta<strong>le</strong> (interna o<br />

esterna). Gli input ambientali sono i bisogni e <strong>le</strong> <strong>per</strong>cezioni.<br />

Sulla base di tali input si raggiunge un certo livello<br />

di attivazione che è correlato alla capacità di inibizione<br />

dei competitori.<br />

Le unità di controllo di schemi ricevono input da<br />

molte fonti. Gli input <strong>per</strong>cettivi e i loro col<strong>le</strong>gamenti a<br />

queste unità di controllo sono particolarmente importanti.<br />

La forza del<strong>le</strong> connessioni, tuttavia rif<strong>le</strong>tte gli effetti<br />

dell’apprendimento (se abbiamo già fatto es<strong>per</strong>ienza<br />

di una determinata situazione, quando ci ritroviamo in<br />

un contesto simi<strong>le</strong> si attiveranno i comportamenti associati<br />

alla situazione).<br />

Gli input esterni possono essere sufficienti <strong>per</strong> innescare<br />

<strong>le</strong> unità di controllo di schemi. Per esempio, è diffici<strong>le</strong><br />

non mettersi a seguire con lo sguardo un oggetto in<br />

movimento. Ma nella maggior parte dei casi <strong>le</strong> nostre<br />

azioni non sono dettate solamente dall’input; poiché molte<br />

unità di controllo di schemi si possono attivare simultaneamente,<br />

deve intervenire un processo di controllo su<strong>per</strong>iore<br />

a garantire la se<strong>le</strong>zione solo del<strong>le</strong> unità appropriate. Norman<br />

e Shallice hanno proposto che esistano due tipi di se<strong>le</strong>zione.<br />

Un tipo, alquanto automatico, è quello che essi<br />

chiamano contention scheduling (se<strong>le</strong>zione competitiva o<br />

conflitto regolato). Gli schemi non solo sono guidati dagli<br />

input <strong>per</strong>cettivi ma competono tra loro, soprattutto<br />

quando due unità di controllo sono mutuamente esclusive.<br />

Poiché fra gli schemi vi sono connessioni inibitorie, il modello<br />

spiega <strong>per</strong>ché il nostro comportamento risulta coerente.<br />

Solo uno schema (o un numero limitato di schemi

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