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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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LA NEUROBIOLOGIA DELLA DIPENDENZA - 115<br />

mento di circuiti neurali specifici durante lo sviluppo<br />

che colpiscono la capacità di reazione di un individuo<br />

agli effetti dell’uso di droga. Il fatto che il potenzia<strong>le</strong> di<br />

indurre dipendenza di diverse droghe (ossia <strong>le</strong> loro proprietà<br />

neurofarmacologiche) sia correlato al rischio genetico<br />

di dipendenza suggerisce che <strong>le</strong> vulnerabilità genetiche<br />

alla dipendenza siano mediate dalla neurobiologia<br />

(Goldstein e Kalant, 1990; Goldman et al., 2005). Gli<br />

stressori ambientali e un’esposizione precoce all’uso di<br />

droga, in particolar modo durante l’ado<strong>le</strong>scenza e il<br />

primo sviluppo, possono sortire anche effetti neuropsicologici<br />

significativi che lasciano gli individui vulnerabili<br />

all’abuso di sostanze o alla dipendenza da esse (Volkow e<br />

Li, 2005).<br />

Studi di imaging cerebra<strong>le</strong> suggeriscono che la vulnerabilità<br />

potrebbe essere dovuta a: una ridotta sensibilità<br />

nei confronti dei rinforzatori naturali; un’attività interrotta<br />

nei circuiti di controllo; sensibilità a di stimoli condizionati<br />

nei confronti della droga; risposte dei circuiti<br />

di motivazione/pulsione al<strong>le</strong> droghe; e fattori neurobiologici<br />

coinvolti nella modulazione di questi circuiti (Volkow<br />

e Li, 2004). Si pensa che questi cambiamenti siano<br />

mediati da modifiche nella segnalazione dopaminergica.<br />

Come è stato trattato in precedenza, si pensa che <strong>le</strong><br />

differenze tra i circuiti della dopamina stiano alla base<br />

del<strong>le</strong> differenze individuali nella capacità di risposta agli<br />

effetti del<strong>le</strong> droghe,una dopo l’altra, vulnerabilità al<strong>le</strong> influenze<br />

e resistenza (v. pp. 32-37). Questa variazione<br />

nella reazione al<strong>le</strong> droghe è largamente dovuta alla conformazione<br />

genetica. L’attività della dopamina viene anche<br />

colpita da eventi ambientali dato che lo stress può<br />

aumentare il rilascio di dopamina nel NAcc (Koob,<br />

1999) e i livelli dei recettori della dopamina (Papp et al.,<br />

1994). Gli studi sui primati mostrano che l’attività della<br />

dopamina sia anche influenzata dalla posizione nella gerarchia<br />

socia<strong>le</strong> (Morgan et al., 2002).<br />

Il funzionamento della dopamina colpisce anche <strong>le</strong><br />

predisposizioni alla auto-somministrazione di droghe negli<br />

animali. La manipolazione genetica del recettore della<br />

dopamina, DRD2, colpisce in modo marcato l’autosomministrazione<br />

di droga. Livelli bassi di DRD2 potrebbero<br />

predisporre un individuo all’uso di droghe <strong>per</strong><br />

compensare la diminuita attivazione del circuito di ricompensa,<br />

mentre livelli alti di DRD2 potrebbero essere<br />

protettivi. L’upregolazione genetica dei recettori DRD2<br />

nei ratti riduce il consumo di alcol, suggerendo un bersaglio<br />

<strong>per</strong> il trattamento con farmaci o manipolazioni<br />

ambientali che aumentano l’espressione di DRD2. Il<br />

fatto che anche molti individui non affetti da dipendenza<br />

abbiano livelli bassi di DRD2 suggerisce che un basso livello<br />

di DRD2 predispone soltanto alla dipendenza.<br />

Si pensa che anche altri tratti comportamentali o capacità<br />

cognitive non correlati alla via dopaminergica<br />

della ricompensa influenzino la vulnerabilità alla tossicodipendenza.<br />

L’imaging con risonanza magnetica funziona<strong>le</strong><br />

di individui che sono impulsivi mostra differenze<br />

nell’eccitazione comportamenta<strong>le</strong> corticolimbica e nei<br />

circuiti di controllo che sono colpiti dalla dipendenza<br />

(Brown et al., 2006). Il controllo cognitivo è un altro<br />

tratto relativamente stabi<strong>le</strong> che predice in modo significativo<br />

il successo della vita e che riveste un ruolo importante<br />

nello sviluppo della dipendenza (Eigsti et al.,<br />

2006). Gli individui con disturbi di impulsività come il<br />

deficit di attenzione e i<strong>per</strong>attività (ADHD) o danno cognitivo<br />

hanno più probabilità di sviluppare disturbi da<br />

abuso di sostanze (Lynskey e Hall, 2001). Vi è anche<br />

un’e<strong>le</strong>vata incidenza di abuso di sostanze tra individui<br />

con ansia o disturbi depressivi in cui l’uso di droga potrebbe<br />

rappresentare un tentativo fallito di automedicazione<br />

di sintomi disforici (spiacevoli) (Khantzian, 1985).<br />

Luso cronico di droga può anche generare ansia e disturbi<br />

depressivi. La relazione causa<strong>le</strong> tra disturbi di dipendenza<br />

e disturbi affettivi probabilmente può avvenire<br />

in entrambe <strong>le</strong> direzioni, e a gradi variabili in diversi individui.<br />

La ricerca neuropsicologica suggerisce che il cervello<br />

degli ado<strong>le</strong>scenti e dei giovani adulti possa essere evolutivamente<br />

più vulnerabi<strong>le</strong> alla dipendenza e all’abuso di<br />

sostanze di quelli di adulti più maturi (Volkow e Li,<br />

2005). I tratti mesocorticali che sono coinvolti nei processi<br />

cognitivi, nel controllo esecutivo e nella motivazione<br />

non sono comp<strong>le</strong>tamente sviluppati nel cervello<br />

ado<strong>le</strong>scente (Sowell et al., 2004) (12) . Di fatto, la PFC<br />

non matura comp<strong>le</strong>tamente fino ai vent’anni di età<br />

(Gogtay et al., 2004). Le connessioni neuroanatomiche<br />

tra l’amigdala e la PFC – il circuito responsabi<strong>le</strong> del controllo<br />

cognitivo sul<strong>le</strong> emozioni – non si sviluppano comp<strong>le</strong>tamente<br />

fino alla vita adulta (Cunningham et al.,<br />

2002).<br />

Queste osservazioni hanno due implicazioni principali.<br />

In primo luogo, dato che <strong>le</strong> regioni del cervello responsabili<br />

dell’inibizione degli impulsi e del ragionamento<br />

sul<strong>le</strong> conseguenze non sono comp<strong>le</strong>tamente sviluppate,<br />

gli ado<strong>le</strong>scenti hanno più probabilità di<br />

incorrere in comportamenti rischiosi come l’utilizzo di<br />

droga, trovano più diffici<strong>le</strong> inibire gli impulsi, si impegnano<br />

nella ricerca di novità, e soffrono di miopia tempora<strong>le</strong><br />

che impedisce una piena stima del<strong>le</strong> conseguenze<br />

future del loro comportamento (Volkow e Li, 2005). In<br />

secondo luogo, l’immaturità evolutiva del cervello ado<strong>le</strong>scente<br />

comporta che gli ado<strong>le</strong>scenti possano essere particolarmente<br />

vulnerabili ai cambiamenti neurobiologici<br />

che avvengono come conseguenza di un uso cronico di<br />

droga. I cambiamenti neuropsicologici in un <strong>per</strong>iodo<br />

così sensibi<strong>le</strong> evolutivamente possono ridurre <strong>le</strong> capacità<br />

cognitive dell’individuo di su<strong>per</strong>are la dipendenza. Questo<br />

potrebbe spiegare il <strong>per</strong>ché studi epidemiologici mostrano<br />

che <strong>le</strong> <strong>per</strong>sone che praticano l’abuso di sostanze<br />

nella prima ado<strong>le</strong>scenza abbiano maggiori probabilità di<br />

sviluppare la dipendenza e minori probabilità di guarire<br />

di coloro che ritardano l’uso di droghe fino alla prima età<br />

adulta.

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