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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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IL CRAVING NELL’ALCOL-DIPENDENZA: MECCANISMI FISIOPATOLOGICI E TRATTAMENTO - 125<br />

una “disregolazione” di ta<strong>le</strong> sistema neurocerebra<strong>le</strong> e, in<br />

ta<strong>le</strong> visione, fattori diversi potrebbero contribuire allo sviluppo<br />

di quadri di automantenimento del desiderio compulsivo.<br />

Il soggetto tenderà a ripetere l’assunzione se la<br />

sostanza risulta in grado di <strong>le</strong>nire un “disagio” psicologico<br />

quotidiano o aiuta la soluzione di prob<strong>le</strong>mi <strong>per</strong>sonali o<br />

sociali e, dopo un tempo variabi<strong>le</strong> (dipendente dal<strong>le</strong> caratteristiche<br />

psico-fisiche del soggetto e dal<strong>le</strong> caratteristiche<br />

farmacologiche della sostanza), si instaurerà un circuito<br />

di auto-mantenimento in cui l’assunzione non è<br />

più una scelta o un piacere, ma una necessità.<br />

Il craving <strong>per</strong> l’alcol rappresenta una componente importante<br />

nel meccanismo biologico alla base della ricaduta<br />

e studi sia preclinici che clinici mostrano che esiste una<br />

stretta correlazione tra il consumo di alcol ed il sistema<br />

dopaminergico e che la gratificazione è mediata dall’attivazione<br />

dei recettori D1 e D2 (Hertling et al, 2001; Walter<br />

et al, 2001). Per cui, l’approccio terapeutico volto a<br />

prevenire o trattare la ricaduta, è fondamenta<strong>le</strong> e deve essere<br />

mirato sulla base della patologia psichiatrica primitiva<br />

e del<strong>le</strong> disabilità alcol-correlate (Hertling et al, 2001).<br />

Successivamente sono state elaborate altre teorie,<br />

spesso molto diverse o addirittura contrastanti tra loro.<br />

In particolar modo è stata messa in discussione non solo<br />

la presenza di una componente genetica nell’alcolismo<br />

ma addirittura l’esistenza stessa del craving. Tuttavia in<br />

alcuni casi anche nell’ambito di tali linee di ricerca (e di<br />

“pensiero”) emerge la possibilità che vi siano soggetti particolarmente<br />

“predisposti” in cui il craving rappresenta<br />

una caratteristica specifica. In particolare, secondo Litt e<br />

collaboratori (Litt et al, 2000), in genera<strong>le</strong> esiste solo una<br />

modesta correlazione tra il craving (“urge to drink”) e<br />

l’effettiva assunzione di alcol da parte del soggetto. Tuttavia<br />

secondo tali autori il craving può essere un fenomeno<br />

saliente e di notevo<strong>le</strong> importanza ma solo in soggetti<br />

predisposti, in particolare in soggetti alcol dipendenti<br />

affetti da disturbi del tono dell’umore quali<br />

depressione e ansia, che sarebbero al<strong>le</strong>viati dagli effetti<br />

stimolanti “di rinforzo positivo” dell’alcol.<br />

Negli ultimi anni sono stati condotti numerosissimi<br />

studi sui meccanismi alla base del fenomeno del craving.<br />

In particolare, dati interessanti sono emersi da studi sulla<br />

sensibilità del recettore dopaminergico in pazienti alcol<br />

dipendenti. Infatti, l’iniezione sottocute di apomorfina<br />

(APO), agonista se<strong>le</strong>ttivo del recettore dopaminergico che<br />

agisce sui siti di <strong>le</strong>game D1 e D2 sia a livello pre- che<br />

post-sinaptico, comporta un aumento dei livelli plasmatici<br />

dell’ormone della crescita (GH) (Di Chiara & Gessa,<br />

1978). Numerosi studi hanno evidenziato una differenza<br />

statisticamente significativa nei livelli plasmatici di GH<br />

APO-indotto tra soggetti alcolisti e controlli sani (Wiesbeck<br />

et al, 1995). Ta<strong>le</strong> caratteristica, presente negli alcolisti<br />

anche dopo mesi e anni di astinenza (Balldin et al,<br />

1993), è espressione di una ridotta sensibilità del recettore<br />

dopaminergico e potrebbe essere uno dei meccanismi alla<br />

base del craving e della ricaduta (Balldin et al, 1993).<br />

Un contributo molto importante nella definizione e<br />

nella fisiopatologia del craving è stato dato da Raymond<br />

Anton. Secondo Anton il craving rappresenta uno status<br />

del sistema nervoso conseguente ad anni di abuso alcolico,<br />

che altera la norma<strong>le</strong> volontà dell’individuo e lo costringe<br />

ad assumere sostanze alcoliche nonostante la consapevo<strong>le</strong>zza<br />

del danno che reca a se stesso e a chi gli sta accanto<br />

(Anton, 1999). In particolar modo secondo Anton (2001)<br />

meccanismi neurobiochimici diversi sottendono profili diversi<br />

di craving. Nel meccanismo del craving durante l’astinenza<br />

potrebbero essere implicati i meccanismi GA-<br />

BAergici e glutaminergici, mentre nel craving correlato alla<br />

memoria degli effetti di ricompensa dell’alcol potrebbero<br />

essere implicati i meccanismi dopaminergici, glutaminergici<br />

e opioidi. Il craving indotto da situazioni di stress potrebbe<br />

essere mediato dai meccanismi serotoninergici, che<br />

agirebbero insieme agli altri meccanismi detti prima.<br />

Queste considerazioni sono fondamentali <strong>per</strong> comprendere<br />

i meccanismi che stanno alla base del craving,<br />

sia come causa dell’abuso cronico di alcol e dei fenomeni<br />

di ricaduta, sia <strong>per</strong> <strong>le</strong> conseguenze sul possibi<strong>le</strong> impiego<br />

di un trattamento farmacologico.<br />

Gli studi condotti evidenziano che alla base del craving<br />

vi sono meccanismi molto comp<strong>le</strong>ssi, solo in parte<br />

conosciuti e che comunque non si escludono tra di loro.<br />

A tal proposito un’analisi molto comp<strong>le</strong>ssa è stata condotta<br />

da Verheul e collaboratori (Verheul et al, 1999) che<br />

hanno elaborato un modello psicobiologico in cui vengono<br />

distinti tre tipi di craving che sottendono meccanismi<br />

neurobiochimici, comportamenti e anche approcci<br />

terapeutici diversi. In particolare, nel modello di Verheul<br />

distinguiamo:<br />

1. Reward craving o desiderio <strong>per</strong> la “ricompensa”. Alla<br />

base vi è una disregolazione dopaminergica/opioidergica<br />

(deficit di opioidi/endorfina, i<strong>per</strong>sensibilità agli<br />

effetti gratificanti dell’alcol) o un tratto caratteria<strong>le</strong><br />

caratterizzato dalla ricerca della “ricompensa” (edonismo,<br />

ecc.) o una combinazione di questi due fattori.<br />

La caratteristica fondamenta<strong>le</strong> del reward craving è<br />

<strong>per</strong>tanto il bisogno di avvertire l’effetto di rinforzo<br />

positivo dell’alcol (“need for reward”); i sintomi correlati<br />

sono rappresentati dalla ricerca spontanea di alcol<br />

e l’incapacità di astenersi dal bere. Si tratta di soggetti<br />

con sviluppo precoce di alcolismo (“early onset”)<br />

e con familiarità <strong>per</strong> alcolismo.<br />

2. Relief craving o desiderio di ridurre la tensione. Alla<br />

base vi è una disregolazione GABAergica/glutaminergica<br />

(disregolazione del sistema glutamatergico con<br />

i<strong>per</strong>eccitabilità neurona<strong>le</strong>, i<strong>per</strong>sensibilità agli effetti<br />

sedativi e ansiolitici dell’alcol o un tratto caratteria<strong>le</strong><br />

caratterizzato da una maggiore reattività allo stress o<br />

una combinazione di entrambi i fattori). La caratteristica<br />

fondamenta<strong>le</strong> del relief craving di questi soggetti,<br />

in genere con sviluppo tardivo dell’alcolismo<br />

(late onset), è <strong>per</strong>tanto il bisogno della sensazione di

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