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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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124 - E<strong>le</strong>menti di NEUROSCIENZE E DIPENDENZE<br />

stato infatti definito il “centro di ricompensa” del sistema<br />

nervoso (Anton et al, 2001; Koob, 1992).<br />

Secondo la teoria della “gratificazione a cascata” ideata<br />

da Blum e Coll (2000), questi stimoli determinerebbero il<br />

rilascio di serotonina a livello ipotalamico; ta<strong>le</strong> neurotrasmettitore<br />

causa un’attivazione indiretta dei recettori degli<br />

oppioidi determinando il rilascio del<strong>le</strong> encefaline nella<br />

regione tegmenta<strong>le</strong> ventra<strong>le</strong> A10 che proietta terminazioni<br />

dopaminergiche al sistema limbico (nuc<strong>le</strong>o accumbens,<br />

amigdala, tubercolo olfattorio), all’ippocampo, alla corteccia<br />

prefronta<strong>le</strong> (Blum et al, 2000). Le encefaline inibiscono<br />

il rilascio di acido Gamma-amino-butirrico<br />

(GABA) da parte della “substantia nigra”. La riduzione<br />

della concentrazione di GABA e della sua interazione con<br />

i recettori <strong>per</strong> il GABA (in particolare GABA B ) determina<br />

una variazione dei livelli di dopamina, che, attraverso il recettore<br />

D2, svolge un ruolo chiave nel meccanismo della<br />

gratificazione. I neurotrasmettitori coinvolti in ta<strong>le</strong> sistema<br />

comprendono: serotonina, noradrenalina, GABA, encefaline<br />

ed i loro recettori nonché gli enzimi di regolazione;<br />

sono inoltre coinvolti altri agenti non ancora bene identificati.<br />

Secondo la teoria “della gratificazione a cascata”, gli<br />

stimoli fisiologici prima citati, determinano il rilascio di<br />

serotonina a livello ipotalamico; ta<strong>le</strong> neuromediatore causa<br />

un’attivazione indiretta dei recettori degli oppiodi, situati<br />

in gran parte nell’ipotalamo, determinando il rilascio del<strong>le</strong><br />

encefaline nella regione tegmenta<strong>le</strong> ventra<strong>le</strong> A10. Le encefaline<br />

inibiscono il rilascio di GABA da parte della “substantia<br />

nigra”. Il GABA agisce normalmente attraverso 2<br />

tipi diversi di recettori, A e B. La stimolazione del recettore<br />

B determina l’inibizione del rilascio di dopamina a livello<br />

della regione tegmenta<strong>le</strong> ventra<strong>le</strong> <strong>per</strong> azione sul nuc<strong>le</strong>o<br />

accumbens; quindi l’inibizione del rilascio di GABA<br />

da parte del<strong>le</strong> encefaline si traduce in un aumento del rilascio<br />

di dopamina. La dopamina, a sua volta, si <strong>le</strong>ga a 2<br />

diversi recettori (D1 e D2); il <strong>le</strong>game della dopamina con<br />

il recettore D2 rappresenta un punto chiave nel meccanismo<br />

della gratificazione ed è stato dimostrato che basse<br />

dosi di etanolo, riducendo la produzione di GABA, determinano<br />

un aumento della disponibilità di dopamina a livello<br />

di tali aree cerebrali (Mereu & Gessa, 1985). Una via<br />

alternativa coinvolge la stimolazione del recettore A, a livello<br />

dell’ippocampo, altra area primaria della gratificazione;<br />

ta<strong>le</strong> “attivazione” riduce il “desiderio eccessivo” <strong>per</strong><br />

l’alcol tramite il rilascio di noradrenalina a livello della regione<br />

A6 del “locus ceru<strong>le</strong>us” da cui si dipartono fibre dirette<br />

ad un gruppo di cellu<strong>le</strong> denominate CAx e coinvolte<br />

verosimilmente nei meccanismi della gratificazione<br />

(Daoust et al, 1987a, Daoust et al, 1987b). Fra gli agenti<br />

in grado di inibire il GABA a questo livello, di particolare<br />

importanza appaiono <strong>le</strong> tetraidroisochinoline (TIQ), soprattutto<br />

<strong>le</strong> beta-carboline (Trachtenberg & Blum, 1987);<br />

si tratta di sostanze che derivano dall’acetaldeide e che, se<br />

iniettate nell’ippocampo di ratto, sono in grado di aumentare<br />

significativamente il consumo alcolico; altra sostanza<br />

GABA-inibitrice è un neuropeptide che agisce sui recettori<br />

<strong>per</strong> <strong>le</strong> benzodiazepine, chiamato “inibitore del <strong>le</strong>game<br />

del diazepam” (DBI). Se queste due sostanze sono presenti<br />

in concentrazione e<strong>le</strong>vata a livello dell’ippocampo, si riducono<br />

i livelli di noradrenalina <strong>per</strong> inibizione del GABA e<br />

aumenta il desiderio di assumere alcol. Al contrario, se aumentano<br />

i livelli di GABA, possono essere stimolati i recettori<br />

<strong>per</strong> <strong>le</strong> benzodiazepine (anti-ansia), determinando<br />

una riduzione del consumo alcolico. Nella teoria di Blum<br />

et al., in definitiva, questo meccanismo “a cascata”, genera<br />

una sensazione di benessere, come effetto specifico a livello<br />

del<strong>le</strong> aree cerebrali della gratificazione; se un deficit o uno<br />

squilibrio interrompe o distorce ta<strong>le</strong> sistema, il risultato fina<strong>le</strong><br />

è rappresentato dalla trasformazione di ta<strong>le</strong> sensazione<br />

in una <strong>per</strong>cezione di ansia o angoscia e in uno smodato<br />

desiderio di assumere una sostanza in grado di al<strong>le</strong>viare tali<br />

spiacevoli sensazioni.<br />

Korpi e collaboratori, ad esempio, utilizzando linee<br />

genetiche se<strong>le</strong>zionate di ratti incrociati, hanno messo in<br />

evidenza che il numero dei recettori D2 della dopamina<br />

era significativamente minore nei ratti alcol-preferenti rispetto<br />

ai controlli (Korpi et al, 1987). Utilizzando DNA<br />

proveniente da cervelli autoptici di soggetti alcolisti e di<br />

soggetti non alcolisti, in “cieco”, Blum e collaboratori<br />

hanno evidenziato, nel 72% dei primi, la presenza di una<br />

banda 6.6 KB, definita al<strong>le</strong><strong>le</strong> A1, e un dimorfismo della<br />

banda 3.7 KB, definita al<strong>le</strong><strong>le</strong> A2, del gene dei recettori<br />

D2 della dopamina; inoltre, gli Autori hanno evidenziato<br />

che i soggetti che esprimono l’al<strong>le</strong><strong>le</strong> A1 hanno circa il<br />

30% in meno dei recettori D2 della dopamina (Blum, et<br />

al, 1990). Ciò potrebbe suggerire che soggetti nati con<br />

un difetto di tali recettori non sono in grado di rispondere<br />

normalmente al rilascio di dopamina e potrebbero<br />

essere inclini a cercare di aumentarne l’attività assumendo<br />

sostanze, ad esempio alcol, che ne stimolano il rilascio.<br />

Ta<strong>le</strong> ipotesi potrebbe spiegare, almeno in parte,<br />

l’alcolismo “genetico-familiare” osservato in studi effettuati<br />

a partire dalla metà degli anni ‘70, su figli di madri o padri<br />

alcolisti e adottati da genitori non alcolisti; in tali soggetti<br />

si evidenziava un rischio rispettivamente 2 o 3 volte<br />

maggiore di sviluppare l’alcolismo rispetto a figli di genitori<br />

non alcolisti (Goodwin, 1985). Tali studi hanno condotto<br />

all’inquadramento di almeno 2 distinti tipi di predisposizione<br />

genetica all’alcolismo: tipo I o alcolismo limitato<br />

all’ambiente (il più comune, si manifesta sia nei<br />

maschi che nel<strong>le</strong> donne <strong>per</strong> effetto sia di fattori genetici<br />

che di influenze ambientali) e tipo II o alcolismo limitato<br />

al sesso maschi<strong>le</strong> (forma più grave, determinata geneticamente,<br />

si manifesta solo nei maschi, con una frequenza 9<br />

volte maggiore nei figli di genitori alcolisti, indipendentemente<br />

dal tipo di ambiente esistente dopo la loro adozione)<br />

(Irwin et al, 1990). In definitiva quindi, in alcuni<br />

soggetti, a rischio di sviluppare una dipendenza da sostanze<br />

psicotrope, il sistema “a ricompensa” potrebbe non<br />

essere comp<strong>le</strong>tamente attivo, o <strong>per</strong> anomalie genetiche o<br />

a seguito di condizioni patologiche (stress emotivi, psicopatologie,<br />

ecc.). In tali soggetti, il craving deriverebbe da

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