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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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LA NEUROBIOLOGIA DELLA DIPENDENZA - 111<br />

nel aCG di utilizzatori attivi di droghe in risposta all’aumento<br />

di attività dopaminergica sia una spiegazione parzia<strong>le</strong><br />

dell’appetizione compulsiva. I tossicodipendenti<br />

mostrano un’attivazione aumentata nella OFC se messi<br />

a confronto con indizi relativi alla droga, ricordi di es<strong>per</strong>ienze<br />

di droga passate oppure la droga da cui dipendono.<br />

Il grado di attività nella OFC e nel aCG è correlato<br />

a un desiderio compulsivo di droga riferito soggettivamente<br />

(Volkow e Fow<strong>le</strong>r, 2000; Volkow et al., 2004b;<br />

Risinger et al., 2005).<br />

I cambiamenti dell’attività dopaminergica nella OFC<br />

accompagnano anche i processi di astinenza (Volkow et<br />

al., 1991). Mentre un tossicodipendente è sottoposto alla<br />

detossificazione, l’attività metabolica nella OFC passa da<br />

un livello estremamente e<strong>le</strong>vato a uno estremamente<br />

basso. Esponendo i tossicodipendenti in astinenza alla<br />

loro droga di preferenza o agli indizi <strong>le</strong>gati a droga produce<br />

i<strong>per</strong>attività nella OFC che è correlata a un desiderio<br />

compulsivo autoriferito. Sembra che il desiderio<br />

compulsivo indotto dall’OFC sia responsabi<strong>le</strong> della compulsione<br />

di assumere droghe. Questi cambiamenti nella<br />

OFC possono <strong>per</strong>sistere nell’astinenza il che spiega <strong>per</strong>ché<br />

molti tossicodipedenti in astinenza riferiscano continui<br />

impulsi ad usare droghe e abbiano una ricaduta in<br />

risposta agli indizi <strong>le</strong>gati al<strong>le</strong> droghe.<br />

CONTROLLO ESECUTIVO E DANNO COGNITIVO<br />

A chi non è del settore, sembra lampante che l’uso continuato<br />

di droghe da parte dei tossicodipendenti nonostante<br />

<strong>le</strong> conseguenze avverse rif<strong>le</strong>tta un “controllo esecutivo”<br />

danneggiato, ossia, una capacità danneggiata di ragionare<br />

e razionalizzare <strong>le</strong> decisioni e <strong>le</strong> azioni. Tuttavia, è<br />

soltanto di recente che i centri neurali del controllo esecutivo<br />

e del processo decisiona<strong>le</strong> cognitivo sono stati coinvolti<br />

nella tossicodipendenza (Goldstein e Volkow, 2002;<br />

Bechara, 2005; Goldstein et al., 2007). La decisione di<br />

continuare a utilizzare droghe comporta la se<strong>le</strong>zione di<br />

obiettivi da una rosa di scelte. Si pensa che la capacità di<br />

rappresentare gli obiettivi, valutare e se<strong>le</strong>zionare diverse sequenze<br />

di azioni dipenda dal mantenimento del<strong>le</strong> rappresentazioni<br />

di obiettivi all’interno della corteccia prefronta<strong>le</strong><br />

(PFC) (Roesch e Olson, 2004; Rolls, 2004).<br />

Hyman (2005, 2006) suggerì che la capacità di aggiornare<br />

<strong>le</strong> informazioni nella PFC, se<strong>le</strong>zionare nuovi<br />

obiettivi ed evitare la ripetizione compulsiva di un particolare<br />

comportamento o pensiero sia controllata dal rilascio<br />

di dopamina. È stata anche avanzata l’ipotesi che<br />

cambiamenti nella segnalazione dopaminergica possano<br />

influenzare la nostra capacità di creare nuovi obiettivi o<br />

scegliere diversi comportamenti.<br />

Ciò sembra essere confermato da studi computazionali<br />

di un tipo di rilascio della dopamina (detto fasico)<br />

(Schultz et al., 1997; Schultz, 2006). Ciò suggerisce che<br />

<strong>le</strong> droghe che danno dipendenza forniscono un segna<strong>le</strong><br />

potente che sovverte il norma<strong>le</strong> processo di apprendimento<br />

col<strong>le</strong>gato alla dopamina nella PFC. Le ricompense<br />

naturali, con una segnalazione della dopamina relativamente<br />

bassa, potrebbero non riuscire ad aprire l’accesso<br />

alla PFC, deviando potentemente il comportamento<br />

dei tossicodipendenti verso l’utilizzo di droga e<br />

lontano dal<strong>le</strong> normali attività quotidiane. Questa ipotesi<br />

è sostenuta da studi di neuroimaging. Gli indizi che indicano<br />

la disponibilità di droga assumono una ri<strong>le</strong>vanza<br />

stimolante eccessiva a causa del rilascio di dopamina nel<br />

nuc<strong>le</strong>o accumbens e nella corteccia prefronta<strong>le</strong>. Ne risulta<br />

che il comportamento di ricercare droga venga rafforzato<br />

dagli effetti della dopamina nella corteccia prefronta<strong>le</strong><br />

(Robbins e Everitt, 1999; Berke e Hyman,<br />

2000; Berke, 2003).<br />

Oltre ad una maggiore motivazione ad utilizzare droghe,<br />

i tossicodipendenti presentano danni cognitivi che<br />

impediscono loro di riconoscere <strong>le</strong> conseguenze del loro<br />

uso di droga e di inibire gli impulsi ad utilizzar<strong>le</strong>. La ricerca<br />

recente mediante imaging ha evidenziato i cambiamenti<br />

nella PFC. In particolare, sembra che i cambiamenti<br />

nella PFC dorsolatera<strong>le</strong> e nel aCG impediscano ai<br />

tossicodipendenti di considerare opzioni diverse dall’uso<br />

di droga o a favore dell’inibizione di ta<strong>le</strong> uso (v. pp. 40-<br />

42), prolungando <strong>per</strong>tanto l’uso del<strong>le</strong> stesse e ritardandone<br />

la cessazione. I risultati di studi di neuroimaging<br />

sono sostenuti da test neurocognitivi che hanno sco<strong>per</strong>to<br />

un’attenzione danneggiata e un controllo esecutivo ridotto<br />

negli individui affetti da tossicodipendenza (Bechara<br />

et al., 2001; Goldstein e Volkow, 2002; Fillmore,<br />

2003; Hester e Garavan, 2004; Bechara, 2005; Goldstein<br />

et al., 2007; Yucel e Lubman, 2007).<br />

È stato sostenuto che il processo decisiona<strong>le</strong>, oltre a<br />

includere processi cognitivi maggiormente razionali di<br />

analisi e bilanciamento del<strong>le</strong> diverse opzioni di azione,<br />

comprenda anche processi affettivi e viscerali (Paulus,<br />

2007). Aumenta l’importanza del ruolo che ha l’introcezione<br />

– la consapevo<strong>le</strong>zza o la <strong>per</strong>cezione del corpo – nel<br />

guidarci verso la scelta di alcune azioni (Damasio et al.,<br />

2000; Craig, 2002). Sembra che la corteccia insulare sia<br />

centra<strong>le</strong> nel<strong>le</strong> <strong>per</strong>cezioni corporee o nei sentimenti, e nel<br />

caso della dipendenza, nel ruolo fondamenta<strong>le</strong> che riveste<br />

nel chiarire il motivo <strong>per</strong> cui i desideri compulsivi abbiano<br />

la capacità di catturare o guidare i nostri pensieri<br />

e <strong>le</strong> nostre azioni. Per un’ulteriore trattazione dell’introcezione<br />

dell’appetizione compulsiva di droga nella corteccia<br />

insulare <strong>le</strong>ggere “Rappresentazione degli impulsi<br />

corporei”, (p. 44).<br />

Nell’ottobre del 2007, la rivista Science conteneva<br />

una sezione specia<strong>le</strong> dedicata alla neurobiologia del processo<br />

decisiona<strong>le</strong> (Koechlin e Hyafil, 2007; Kording,<br />

2007; Paulus, 2007; Sanfey, 2007; Stern, 2007), che<br />

spiegava come <strong>le</strong> azioni che gli individui se<strong>le</strong>zionano<br />

siano il risultato di interazioni tra una quantità di processi<br />

neurali gerarchici comp<strong>le</strong>ssi e altamente integrati<br />

che sono distribuiti nel cervello (dal<strong>le</strong> parti “primitive”

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