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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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28 - E<strong>le</strong>menti di NEUROSCIENZE E DIPENDENZE<br />

risentire di situazioni contingenti non prevedibili in<br />

grado di condizionare dinamicamente tutto lo scenario<br />

comportamenta<strong>le</strong> (Hermann 1980). Le situazioni contingenti<br />

possono essere di vario tipo e di varia forza e<br />

possono dipendere da situazioni interne all’individuo<br />

(stati d’ansia e/o depressione, e/o aggressività, ecc.) o<br />

esterne (stimoli ambientali particolarmente sol<strong>le</strong>citanti<br />

e/o attraenti, condizioni di alta pressione socia<strong>le</strong>, ecc.) o<br />

miste, cioè la combinazione di situazioni interne all’individuo<br />

e di fattori esterni.<br />

Il comportamento di assunzione che porta alla dipendenza<br />

è sostenuto dunque da uno stato che viene definito<br />

di vulnerabilità che a sua volta viene condizionato<br />

da vari fattori in ambito biologico, socio-ambienta<strong>le</strong> e<br />

psichico (Bergeret 1984). La maggiore o minore vulnerabilità<br />

all’uso e alla dipendenza da sostanze sembra avere<br />

radici nel<strong>le</strong> differenze individuali fra <strong>le</strong> <strong>per</strong>sone, che dipendono<br />

tanto da fattori genetici quanto da fattori ambientali,<br />

particolarmente importanti nel <strong>per</strong>iodo della<br />

maturazione cerebra<strong>le</strong> (età evolutiva).<br />

Gli studi condotti presso la University of California<br />

Los Ange<strong>le</strong>s (UCLA), Laboratory of Neuroimaging<br />

(LONI), dal gruppo di Arthur Toga (2006) hanno mostrato<br />

<strong>per</strong> la prima volta che il cervello termina la sua<br />

maturazione dopo i 20 anni. Questo tipo di ricerca sembra<br />

destinata a rivoluzionare gli interventi preventivi in<br />

età evolutiva. Diventa infatti di importanza strategica<br />

evitare che il cervello del<strong>le</strong> <strong>per</strong>sone nei primi 20 anni di<br />

vita sia esposto a sostanze d’abuso (Shaw et al. 2008).<br />

Yucel e col<strong>le</strong>ghi (2007) hanno pubblicato una rassegna<br />

sulla <strong>le</strong>tteratura che si è occupata del<strong>le</strong> conseguenze<br />

neuropsicologiche dell’uso a lungo termine di alcol, cannabis,<br />

inalanti, oppiacei, psicostimolanti ed ecstasy; questi<br />

ricercatori hanno evidenziato che gli individui con<br />

storia di uso cronico di sostanze mostrano gravi deficit<br />

neuropsicologici a livello di memoria, controllo esecutivo<br />

e processi decisionali, oltre ad anomalie neurobiologiche<br />

che interessano in particolare i circuiti fronto-temporali<br />

e i gangli della base. La dipendenza è caratterizzata<br />

da una evidente <strong>per</strong>dita di autonomia e di controllo sul<br />

proprio comportamento: l’uso di sostanze da parte di<br />

soggetti dipendenti nonostante un’apparente consapevo<strong>le</strong>zza<br />

del<strong>le</strong> conseguenze negative a questo associate,<br />

esprime chiaramente i deficit del controllo inibitorio,<br />

della capacità di prendere decisioni e di regolare gli affetti<br />

(funzioni principalmente attribuite alla corteccia<br />

prefronta<strong>le</strong>). Il comportamento patologico, i tratti di<br />

<strong>per</strong>sonalità e i disturbi mentali comuni fra chi fa uso di<br />

droghe, sono associati a deficit neuropsicologici simili.<br />

IMPAIRED RESPONSE INHIBITION AND<br />

SALIENCE ATTRIBUTION (I-RISA)<br />

Secondo Rita Goldstein e Nora Volkow (2002) la tossicodipendenza<br />

è un processo comp<strong>le</strong>sso di malattia del<br />

cervello che deriva da una intossicazione ricorrente dalla<br />

droga, ed è modulata da fattori genetici, dello sviluppo,<br />

es<strong>per</strong>ienziali e ambientali. Nell’articolo pubblicato nel<br />

2002, queste autrici hanno proposto un modello integrato<br />

della tossicodipendenza che comprende l’intossicazione,<br />

l’abuso, l’astinenza e il craving. La dipendenza, secondo<br />

<strong>le</strong> autrici, si stabilisce nel momento in cui i circuiti<br />

neuronali della gratificazione non trovano nella<br />

corteccia prefronta<strong>le</strong> una capacità di modulare lo stimolo.<br />

Nora Volkow e Rita Goldstein concettualizzano la<br />

tossicodipendenza come sindrome della compromessa<br />

inibizione della risposta e attribuzione dell’importanza.<br />

Ci sono evidenze infatti che la dipendenza sottintenda<br />

processi cognitivi ed emotivi regolati dalla corteccia, che<br />

portano a sopravvalutare i fattori rinforzanti della droga<br />

e sottovalutare i fattori rinforzanti alternativi, e a deficit<br />

del controllo inibitorio al<strong>le</strong> risposte alla droga. Questi<br />

cambiamenti nella dipendenza, chiamati I-RISA, espandono<br />

il concetto tradiziona<strong>le</strong> di dipendenza dalla droga<br />

che enfatizza <strong>le</strong> risposte al piacere e alla ricompensa mediate<br />

dal sistema limbico. Fino a poco tempo fa, infatti,<br />

si riteneva che la dipendenza coinvolgesse in maniera<br />

predominante i processi di ricompensa mediati dai circuiti<br />

limbici, mentre i risultati di recenti studi di neuroimaging<br />

hanno implicato nella tossicodipendenza altre<br />

aree cerebrali, in particolare la corteccia fronta<strong>le</strong>.<br />

Le due ricercatrici propongono che i comportamenti<br />

e gli stati motivazionali associati, che sono il centro della<br />

tossicodipendenza, siano distintamente i processi di <strong>per</strong>dita<br />

dei comportamenti auto-determinati verso <strong>le</strong> formu<strong>le</strong><br />

automatiche guidate dai sensi, e l’attribuzione di<br />

primaria importanza all’assunzione di droghe, a spesa di<br />

altri stimoli di ricompensa disponibili. Nora Volkow e<br />

Rita Goldstein ipotizzano che questi stati siano dapprima<br />

evocati alla presenza della droga d’abuso o di stimoli<br />

condizionati alla droga, ma poi diventino tendenze<br />

all’azione cronica, che contribuiscono alla ricaduta/craving<br />

(compulsione menta<strong>le</strong>, cioè ossessività) e alla ricaduta/abuso<br />

(compulsione comportamenta<strong>le</strong>).<br />

Studi di neuroimaging sui processi comportamentali,<br />

cognitivi ed emotivi che sono alla base della tossicodipendenza<br />

forniscono la prova del coinvolgimento della<br />

corteccia fronta<strong>le</strong> nei vari aspetti della tossicodipendenza,<br />

comprese <strong>le</strong> risposte di rinforzo al<strong>le</strong> droghe durante<br />

l’intossicazione, l’attivazione durante il craving e la<br />

disattivazione durante l’astinenza. Il coinvolgimento<br />

della corteccia fronta<strong>le</strong> durante tutte queste fasi cicliche<br />

della dipendenza è probabi<strong>le</strong> che giochi un ruolo importante<br />

nei cambiamenti del comportamento cognitivo ed<br />

emotivo che <strong>per</strong>petuano l’autosomministrazione di droghe,<br />

e che vengono evidenziati nella sindrome I-RISA<br />

della tossicodipendenza.<br />

La corteccia orbitofronta<strong>le</strong> e il giro del cingolo anteriore,<br />

che sono regioni connesse, dal punto di vista neuroanatomico,<br />

con <strong>le</strong> strutture limbiche, sono <strong>le</strong> aree cor-

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