Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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Dieci consigli <strong>per</strong> il buon uso<br />
del nostro cervello: dal<strong>le</strong> neuroscienze<br />
indicazioni pratiche <strong>per</strong> gli educatori<br />
Francesco A. Bricolo 1<br />
Elisa Bellamoli 1<br />
Giovanni Serpelloni 2<br />
1<br />
Unità di <strong>Neuroscienze</strong>, <strong>Dipartimento</strong><br />
del<strong>le</strong> Dipendenze ULSS 20<br />
2<br />
<strong>Dipartimento</strong> Politiche Antidroga, Presidenza<br />
del Consiglio dei Ministri<br />
Il termine “neuroscienze” è in grado di evocare pensieri ed emozioni contrastanti.<br />
Da una parte, infatti, questo vasto corpus di discipline scientifiche il<br />
cui scopo è lo studio del sistema nervoso, viene <strong>per</strong>cepito come lontano ed<br />
incomprensibi<strong>le</strong> e, dall’altro, lo si guarda con curiosità ed interesse <strong>per</strong>ché indaga<br />
il nostro organo più nobi<strong>le</strong>, il cervello. In questa polarità “distanza-vicinanza”<br />
hanno giocato un ruolo importante <strong>le</strong> tecniche di neuroimaging.<br />
Grazie a queste recenti tecnologie sono oggi disponibili immagini con <strong>le</strong> quali<br />
chiunque può “vedere” la struttura del cervello e <strong>le</strong> aree cerebrali coinvolte in<br />
determinate funzioni cognitive.<br />
In questo capitolo, dopo aver descritto la cornice all’interno della qua<strong>le</strong><br />
ci muoviamo, tratteremo i punti di contatto tra <strong>le</strong> neuroscienze e l’educazione,<br />
e descriveremo, poi, alcuni aspetti del funzionamento cerebra<strong>le</strong> dai<br />
quali possiamo ricavare utili indicazioni pratiche.<br />
EDUCAZIONE E NEUROSCIENZE:<br />
GLI “ENTUSIASTI” E GLI “SCETTICI”<br />
Negli ultimi anni è stato da più parti proposto un “col<strong>le</strong>gamento” tra <strong>le</strong> neuroscienze<br />
e l’educazione (Goswami 2004).<br />
Nel simposio organizzato dalla “Organization for Economic Co-o<strong>per</strong>ation<br />
and Development” (OECD) nel 2002 era stato evidenziato che, anche<br />
se al momento il ponte tra neuroscienze e intervento educativo era più auspicato<br />
che rea<strong>le</strong>, iniziavano tuttavia ad emergere trattamenti derivati da ricerche<br />
neuroscientifiche atti a rispondere ai bisogni educativi e riabilitativi speciali<br />
(Goswami 2006). Per cercare di affrontare questa questione sono stati<br />
realizzati in seguito tre grandi convegni (“Mind, brain and Education Useab<strong>le</strong><br />
Know<strong>le</strong>dge Conferece” nel 2004 all’Università di Harvard, “International<br />
Mind, Brain and Education Summer School” nel 2005 a Erice e “Collaborative<br />
Frameworks for Neuroscience and Education” nel 2005 all’Università<br />
di Cambridge) dai quali è emerso che il mondo dell’educazione è molto<br />
interessato ad ascoltare e comprendere i risultati del<strong>le</strong> neuroscienze e ad offrire<br />
i propri contributi. Un altro aspetto emerso da questi eventi riguarda la<br />
modalità di trasmissione del<strong>le</strong> conoscenze dal<strong>le</strong> neuroscienze all’educazione<br />
e viceversa; sembra che possa essere necessario avere tra i due mondi un mediatore,<br />
forse individuabi<strong>le</strong> nello psicologo ad indirizzo cognitivo, che abbia<br />
competenze sia nell’ambito del<strong>le</strong> neuroscienze che in quello educativo (Goswami<br />
2006).<br />
I risultati importanti dal<strong>le</strong> neuroscienze <strong>per</strong> il mondo dell’educazione potranno<br />
essere usati sia nella preparazione di programmi di insegnamento che<br />
nell’identificazione precoce dei bisogni educativi speciali (Goswami 2006).