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Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga

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257<br />

Dieci consigli <strong>per</strong> il buon uso<br />

del nostro cervello: dal<strong>le</strong> neuroscienze<br />

indicazioni pratiche <strong>per</strong> gli educatori<br />

Francesco A. Bricolo 1<br />

Elisa Bellamoli 1<br />

Giovanni Serpelloni 2<br />

1<br />

Unità di <strong>Neuroscienze</strong>, <strong>Dipartimento</strong><br />

del<strong>le</strong> Dipendenze ULSS 20<br />

2<br />

<strong>Dipartimento</strong> Politiche Antidroga, Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri<br />

Il termine “neuroscienze” è in grado di evocare pensieri ed emozioni contrastanti.<br />

Da una parte, infatti, questo vasto corpus di discipline scientifiche il<br />

cui scopo è lo studio del sistema nervoso, viene <strong>per</strong>cepito come lontano ed<br />

incomprensibi<strong>le</strong> e, dall’altro, lo si guarda con curiosità ed interesse <strong>per</strong>ché indaga<br />

il nostro organo più nobi<strong>le</strong>, il cervello. In questa polarità “distanza-vicinanza”<br />

hanno giocato un ruolo importante <strong>le</strong> tecniche di neuroimaging.<br />

Grazie a queste recenti tecnologie sono oggi disponibili immagini con <strong>le</strong> quali<br />

chiunque può “vedere” la struttura del cervello e <strong>le</strong> aree cerebrali coinvolte in<br />

determinate funzioni cognitive.<br />

In questo capitolo, dopo aver descritto la cornice all’interno della qua<strong>le</strong><br />

ci muoviamo, tratteremo i punti di contatto tra <strong>le</strong> neuroscienze e l’educazione,<br />

e descriveremo, poi, alcuni aspetti del funzionamento cerebra<strong>le</strong> dai<br />

quali possiamo ricavare utili indicazioni pratiche.<br />

EDUCAZIONE E NEUROSCIENZE:<br />

GLI “ENTUSIASTI” E GLI “SCETTICI”<br />

Negli ultimi anni è stato da più parti proposto un “col<strong>le</strong>gamento” tra <strong>le</strong> neuroscienze<br />

e l’educazione (Goswami 2004).<br />

Nel simposio organizzato dalla “Organization for Economic Co-o<strong>per</strong>ation<br />

and Development” (OECD) nel 2002 era stato evidenziato che, anche<br />

se al momento il ponte tra neuroscienze e intervento educativo era più auspicato<br />

che rea<strong>le</strong>, iniziavano tuttavia ad emergere trattamenti derivati da ricerche<br />

neuroscientifiche atti a rispondere ai bisogni educativi e riabilitativi speciali<br />

(Goswami 2006). Per cercare di affrontare questa questione sono stati<br />

realizzati in seguito tre grandi convegni (“Mind, brain and Education Useab<strong>le</strong><br />

Know<strong>le</strong>dge Conferece” nel 2004 all’Università di Harvard, “International<br />

Mind, Brain and Education Summer School” nel 2005 a Erice e “Collaborative<br />

Frameworks for Neuroscience and Education” nel 2005 all’Università<br />

di Cambridge) dai quali è emerso che il mondo dell’educazione è molto<br />

interessato ad ascoltare e comprendere i risultati del<strong>le</strong> neuroscienze e ad offrire<br />

i propri contributi. Un altro aspetto emerso da questi eventi riguarda la<br />

modalità di trasmissione del<strong>le</strong> conoscenze dal<strong>le</strong> neuroscienze all’educazione<br />

e viceversa; sembra che possa essere necessario avere tra i due mondi un mediatore,<br />

forse individuabi<strong>le</strong> nello psicologo ad indirizzo cognitivo, che abbia<br />

competenze sia nell’ambito del<strong>le</strong> neuroscienze che in quello educativo (Goswami<br />

2006).<br />

I risultati importanti dal<strong>le</strong> neuroscienze <strong>per</strong> il mondo dell’educazione potranno<br />

essere usati sia nella preparazione di programmi di insegnamento che<br />

nell’identificazione precoce dei bisogni educativi speciali (Goswami 2006).

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