Neuroscienze e dipendenze - Dipartimento per le politiche antidroga
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Il craving nell’alcol-dipendenza:<br />
meccanismi fisiopatologici e trattamento<br />
Giovanni Addolorato 1<br />
Anna Ferrulli 1<br />
Lorenzo Leggio 2<br />
Marco Diana 3<br />
1<br />
Istituto di Medicina Interna, Università Cattolica<br />
di Roma<br />
2<br />
Center for Alcohol and Addiction Studies,<br />
Brown University, Providence, RI, USA<br />
3<br />
Laboratorio di <strong>Neuroscienze</strong> Cognitive “G.<br />
Minardi”, <strong>Dipartimento</strong> Scienze del Farmaco,<br />
Università degli Studi di Sassari.<br />
INTRODUZIONE<br />
L’alcolismo può essere considerato una malattia cronica ad eziologia multifattoria<strong>le</strong><br />
in cui sono coinvolte numerose componenti genetiche, organiche,<br />
psicologiche ed ambientali. Tra queste componenti, il “craving” svolge un<br />
ruolo ri<strong>le</strong>vante nel fenomeno della ricaduta e nel mantenimento della condizione<br />
di abuso alcolico e/o alcol-dipendenza.<br />
Il termine craving è definito dal Dizionario di Oxford come “un desiderio<br />
molto forte” (a strong desire). Per craving, o appetizione patologica, si intende<br />
il desiderio irrefrenabi<strong>le</strong> di assumere una sostanza, desiderio che, se non<br />
soddisfatto, provoca sofferenza fisica e psichica, accompagnata da astenia,<br />
anoressia, ansia e insonnia, aumento dell’aggressività, depressione.<br />
Più di un secolo fa il Manua<strong>le</strong> Merk raccomandava l’uso della cocaina <strong>per</strong><br />
rimuovere il craving <strong>per</strong> l’alcol (Merk’s Manual, 1899), individuando nella<br />
cocaina un sostituto dell’alcol da assumere qualora il craving si fosse presentato.<br />
Successivamente il termine craving è stato usato in riferimento a un desiderio<br />
molto forte verso gli oppiacei che si manifestava in corso di sindrome<br />
d’astinenza in soggetti opioido-dipendenti (Wik<strong>le</strong>r, 1948). In seguito il termine<br />
craving è stato impiegato anche nel<strong>le</strong> altre <strong>dipendenze</strong> e progressivamente<br />
sono state elaborate varie definizioni anche diverse tra di loro, tanto<br />
che nel 1955 la World Health Organization (WHO) ha distinto il nonsymbolic<br />
craving, correlato all’astinenza, e il symbolic craving, associato alla<br />
<strong>per</strong>dita di controllo e al fenomeno del relapse (WHO, 1955).<br />
Sino ad alcuni anni fa il craving era erroneamente considerato un sintomo<br />
della sindrome di astinenza; in realtà si è visto che la “compulsione” che caratterizza<br />
l’alcolismo, può comparire dopo anni di astinenza e viene tipicamente<br />
scatenata dalla prima assunzione della sostanza (“the first drink”) o comunque<br />
da situazioni associate all’uso di alcol; recentemente il suo ruolo è<br />
stato notevolmente valorizzato nella patogenesi della dipendenza da alcol e<br />
del<strong>le</strong> frequenti “ricadute” del soggetto alcol-dipendente (Cibin 1993).<br />
FISIOPATOLOGIA DEL CRAVING<br />
Teorie biochimico-recettoriali<br />
Il sistema dopaminergico sembra avere un ruolo fondamenta<strong>le</strong> nei meccanismi<br />
che stanno alla base dell’intake di alcol e del craving. Il sistema neurocerebra<strong>le</strong><br />
“a ricompensa” dopaminergico mesolimbocortica<strong>le</strong>, che fisiologicamente<br />
media il “piacere” (area della gratificazione) sarebbe attivato da stimoli<br />
fisiologici (come il cibo, il sonno, l’attività sessua<strong>le</strong>) o non fisiologici come<br />
comportamenti ad alta carica emotiva (il gioco d’azzardo, l’assunzione di cibo<br />
seguita da vomito come nella bulimia) o l’assunzione di sostanze psicoattive<br />
(alcol, oppioidi, benzodiazepine, cannabinoidi, ecc.). Tutte <strong>le</strong> sostanze d’abuso<br />
aumentano i livelli di dopamina a livello del nuc<strong>le</strong>o accumbens, che è