almeno un amico italiano contro il 70% dei minori stranieri in generale; perquanto riguarda i progetti di prosecuzione <strong>degli</strong> studi, la percentuale <strong>degli</strong>“incerti” fra i ragazzi non italiani è mediamente del 25%, ma sale al 46% fra icinesi ed è di poco inferiore fra i marocchini. (Dalla Zuanna, Farina, Strozza2009). Naturalmente le variabili costituite dalla condizione socio-economicadella famiglia e dal livello scolastico dei genitori agiscono in maniera trasversalee importante su tutti i minori.I fattori “luogo di nascita ed età al momento dell’arrivo” rivestono un ruolocruciale nei percorsi di integrazione <strong>degli</strong> stranieri. In linea generale, si puòaffermare infatti che i giovani stranieri socializzati in Italia sono molto similiai coetanei italiani, specialmente a quelli appartenenti a classi sociali basseo medio-basse. Tale contiguità non si limita a dimensioni esteriori (come irapporti di amicizia, il modo di trascorrere il tempo libero, i consumi …), mainveste anche la dimensione valoriale: la religiosità, il modo di atteggiarsi difronte alla vita, i sogni per il futuro, il numero di figli desiderato, il lavoro e iruoli di genere. Per tutti questi aspetti, i ragazzi stranieri socializzati in Italiasono assai più vicini ai coetanei italiani di quanto non lo siano ai coetaneiprovenienti dal loro stesso Paese, ma giunti in Italia più grandi.Alcune criticitàCome si manifesta la vulnerabilità <strong>degli</strong> adolescenti stranieri che arrivano inItalia già grandi, in particolare, nella scuola? Vediamo alcune criticità.- Vi è una difficoltà iniziale di inserimento per coloro che arrivano a 14 annie oltre. Essa si traduce, per alcuni, in un giro a vuoto da scuola a scuola,in cerca di una situazione che li accolga. In quale ordine di scuola devonoessere inseriti? Nella classe di terza media, oppure ai primi anni della secondariadi secondo grado? E in questo caso: in quale scuola superiore?È più efficace inserirli in un CTP per adulti o in un corso di formazioneprofessionale? Tante domande che avrebbero bisogno di risposte mirate edefinite caso per caso e che spesso invece trovano una soluzione guidatasolo dalla casualità e dall’urgenza. Mancano infatti dei dispositivi efficaciper l’accoglienza, e il contestuale orientamento nei percorsi di istruzionesuperiore, e dunque in questa fascia di età sembrano inoltre concentrarsimaggiormente i casi di demotivazione “evasione e dispersione” scolastica.- Si registrano numerosi casi di ritardo scolastico in ingresso. Questa condizionepenalizza soprattutto le ragazze e i ragazzi più grandi, i quali vengonospesso inseriti in classi inferiori di due e più anni rispetto alla loro etàanagrafica e al percorso di studi precedente: a tredici anni, ad esempio,il 55% <strong>degli</strong> alunni stranieri è in ritardo (42% di un anno; 12% di due o piùanni ); a 14 anni il ritardo sale al 66% e a 15 anni al 75%. La situazione diritardo scolastico complica e a volte impedisce una buona relazione con icompagni di classe e limita fortemente anche i progetti per la prosecuzione<strong>degli</strong> studi.21
- Il tasso di insuccesso scolastico è più significativo rispetto agli alunni italiani.Nella scuola media il divario ammonta a circa 8 punti percentuali; nellascuola secondaria, il divario è di 12.5. In alcuni casi, al ritardo causatodall’inserimento iniziale in una classe inferiore si aggiunge poi la bocciaturaa fine anno scolastico, moltiplicando gli ostacoli e i ritardi e provocandodemotivazione dal momento che, per un adolescente: “un anno andato inmalora è l’eternità in un barattolo” (Pennac 2008).- Vi sono difficoltà di prosecuzione <strong>degli</strong> studi nei percorsi di istruzione superiore.Una parte rilevante delle ragazze e dei ragazzi immigrati abbandonagli studi dopo la terza media o dopo il primo anno di scuola secondaria disecondo grado. Confrontando i dati ISTAT sui residenti stranieri fra 14 e 18anni e quello del MIUR sui frequentanti le scuole superiori statali si è evidenziatoun divario pari a circa un terzo delle presenze. Si può presumereche una quota di giovani stranieri “mancanti all’appello” sia probabilmenteinserita nei corsi di formazione professionale; un’altra sia iscritta ai CTP, viè tuttavia una parte consistente di ragazze e ragazzi stranieri che non sonoinseriti nei percorsi formativi.La prosecuzione <strong>degli</strong> studi:i fattori che incidono sulle scelteLa scelta della scuola superiore è uno momento cruciale del percorso scolasticodi un adolescente poiché influenza tutte le scelte successive: la possibilitàreale di accedere all’università, l’età di ingresso nel mondo del lavoro,le caratteristiche dell’inserimento lavorativo. I ragazzi stranieri, come abbiamovisto, scelgono in larga maggioranza percorsi di studi più brevi, menoesigenti e chiaramente orientati al mondo del lavoro. Nelle classi prime <strong>degli</strong>istituti professionali del Nord più del 20% <strong>degli</strong> <strong>studenti</strong> ha entrambi i genitoriimmigrati e la percentuale è ancora più alta nei corsi professionali organizzatidalle regioni. L’orientamento predominante verso l’istruzione superiore a carattereprofessionalizzante si verifica anche quando gli alunni stranieri ottengonoall’esame di terza media risultati uguali a quelli dei compagni italiani.Sulle scelte <strong>degli</strong> studi dopo la terza media incidono fattori diversi che hannoa che fare con i differenti attori (le famiglie, gli insegnanti, gli <strong>studenti</strong>) e congli aspetti linguistici, motivazionali, economici, progettuali. Tra questi:- le attese e i progetti famigliariI genitori stranieri, che sono spesso poco informati sulla varietà delle scuolesuperiori in Italia, possono spingere verso un percorso scolastico che consentaai figli di avere un diploma professionalizzante in un tempo limitato.- la conoscenza della linguaLa competenza linguistica in italiano <strong>degli</strong> <strong>studenti</strong> stranieri arrivati in Italiaper ricongiungimento famigliare, che può presentare ancora aree di diffi-22
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